Sanremo non è più da anni un evento televisivo ad appannaggio esclusivo delle famiglie. Lo dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, la partecipazione tra gli altri di gIANMARIA: 21 anni, uscito da X Factor, punta al palco dell’Ariston perché «è il trampolino di lancio più grande e con più spettatori per la musica in Italia». Dai Måneskin in poi, insomma, niente è più stato come prima. Per loro e per il Festival. Così, oltre ad Ariete, Shari, LDA e ulteriori concorrenti in gara della Gen Z, anche Gianmaria Volpato si prepara a dare tutto per «arrivare almeno a metà classifica». Nella parte sinistra, insomma, in una comfort zone che, come in ambito calcistico, alla fine ti può far sentire di non aver fallito del tutto la stagione.
Ma come ha dimostrato lo scorso anno Tananai, ormai l’ordine di arrivo è relativo. L’artista vicentino, che ha già vinto Sanremo Giovani, ha pubblicato venerdì scorso l’album Mostro, omonimo del brano sanremese: «Voglio dimostrare di essere bravo a fare musica. Questa è la mia fototessera personale del 2022 che in futuro mi ricorderà questo periodo, pieno di preoccupazioni, paure e considerazioni dei miei 20 anni».
La canzone, non a caso, tratta il tema della solitudine, che gIANMARIA ci ha spiegato in questi termini: «È completamente autobiografica. L’ho scritta basandomi sulla solitudine dell’ultimo anno, mi sono sentito così dopo essermi trasferito da Vicenza a Milano. Cambia tanto quando vivi senza i genitori. Sono venuto qui per il lavoro e dopo tanto impegno, che mi ha portato a Sanremo, mi sembrava di aver lasciato indietro alcune cose importanti per me. Come mia sorella che è diventata madre, mentre io facevo mille altre cose. Non mi sono perso la nascita di mia nipote, ma qualcosa sì e, forse, per lei sono diventato un “mostro”».
Gianmaria non è in grado (e non ne sente l’esigenza) di definirsi con uno o più generi: «Ormai incasellarti in un genere ti preclude gli altri, invece adesso si può fare di tutto, ogni tre mesi cambia il suono, il ritmo e la sensibilità. Non so dire che genere faccio, soltanto quello che mi piace e che mi rispecchia».
Ha iniziato a scrivere a 13 anni, a 16 ha capito che «ce l’avrei potuta fare, visti i feedback positivi». Non si presenta a Sanremo con spavalderia, visto che ammette: «Riesco ancora a controllare le emozioni, ma credo non sarò in grado nel momento in cui salirò sul palco. Non vedo l’ora di cantare, ma come al solito me la farò sotto». Un po’ di palestra l’ha già fatta a X Factor, dove «ho imparato a rapportarmi con le persone che lavorano in un ambiente televisivo e a essere sincero davanti alle telecamere. In televisione bisogna imparare a rimanere se stessi, perché traspare dallo schermo».
E mentre soffre un po’ la notorietà, soprattutto fuori dalla scena («fatico a lasciarmi andare quando sono fuori di casa, fare una cazzata, urlare in strada dopo una serata sui Navigli… adesso ci penso due volte»), il primo degli obiettivi artistici dice di averlo raggiunto: «Il duetto con Manuel Agnelli è un sogno che si avvera». Ma visto che sognare non costa nulla, «mi piacerebbe molto collaborare con Vasco Rossi e, visto che stiamo sognando, con i National, che mi fanno impazzire».