Tra le canzoni in gara al 72° Festival di Sanremo, quella di Gianni Morandi, Apri tutte le porte, è destinata a dominare l’airplay radiofonico. È un pezzo pieno di speranza e richiami agli anni ’60: l’eterno ragazzo del pop torna all’Ariston per portare buonumore. Garantisce Jovanotti, come successo per l’estiva L’allegria. In collegamento dal Teatro Duse di Bologna – dove da oggi riprende le repliche mancanti dello spettacolo Stasera gioco in casa fermato a febbraio 2020 causa pandemia – Morandi dice che probabilmente Lorenzo, mentre scriveva la canzone, «ha pensato a me da ragazzino».
Quella di Morandi è una sorta di rinascita dopo il periodaccio passato tra le difficoltà provocate dal virus («con questa pandemia qualcosa è cambiato dentro di noi») e la speranza di tornare a fare musica dal vivo. E una data, l’11 marzo 2021, che resterà indelebile: «Sono caduto nel fuoco e ho passato 27 giorni in ospedale. Un giorno mi chiama Jovanotti e mi chiede come sto. Con lui avevamo fatto poche cose insieme, non ci sentivamo spesso. Gli ho raccontato quello che mi era accaduto e si è abbastanza impressionato. Allora gli viene l’idea di farmi cantare L’allegria che doveva interpretare lui. L’abbiamo registrata e il mio umore e la mia mano stavano meglio. Ci siamo sentiti sempre più frequentemente, sono pure andato a trovarlo a Cortona, la stessa città dove è nato Franco Migliacci, autore di tanti miei successi».
Per farla breve, l’amicizia e la collaborazione tra i due artisti si sono consolidate grazie al pensiero positivo. «Abbiamo molte cose che ci accomunano come l’amore per lo sport, la voglia di sperimentare cose nuove, l’amore per il rischio. E una parte del carattere che, nella difficoltà, cerca di venirne fuori».
Jovanotti interviene su FaceTime e la pensa esattamente come Morandi: «È stato un reincontrarsi con molta energia e affetto. Sono un suo grandissimo fan, ma quando l’ho chiamato non era il Gianni che avrei voluto ascoltare. Quasi come gesto scaramantico gli ho mandato L’allegria». Successivamente quando è arrivata la decisione di tentare la carta sanremese, Morandi ha chiesto a Lorenzo di creare un brano. Amadeus è subito entusiasta e Gianni è tra i 25 big in gara.
Morandi ha vissuto Sanremo «in tutte le forme: in gara, come ospite e conduttore. È un ricominciare, un ributtarmi nella mischia, nella musica. Ritorno bambino, quando nel 1958, al bar di Monghidoro dove c’era la tv, vidi Modugno che cantava Nel blu dipinto di blu e mi venne l’amore per questo mestiere e per il festival. Ritornarci è una specie di scossa: l’emozione, la gara, stare lì una settimana. Vado con entusiasmo. La musica mantiene tutti giovani, dalla Zanicchi a Blanco. Cercherò di trasmettere qualcosa». E sicuramente qualcosa accadrà, soprattutto grazie a una composizione non scontata che «ha risentito del periodo. Nell’inizio intono “A forza di credere che il male passerà, sto passando io e lui resta”. Forse, quando Lorenzo l’ha creata, sperava di uscire da questo momento, una cappa che ci sta sulla testa». L’arrangiamento è del produttore tedesco di origine turca Mousse T. (quello della hit Horny). Sarà lui a dirigere l’orchestra all’Ariston in un pezzo che mescola «suoni Motown, alla Wilson Pickett, un ritmo twist. E farà suonare tutto l’ensemble: archi, fiati, timpani».
«Già mi sento agitato, forse i ragazzi lo sentono di meno. Io, proprio perché ho visto tante cose, so che è importante, vorrei essere in forma, non sbagliarmi. Sanremo fa ‘sto scherzo qua. Spero ci sia mia moglie, lì vicino, che mi dia una spinta per andare sul palco. Nel frattempo mi sto preparando cantando molte volte il pezzo, che non è il classico sanremese. L’apertura centrale, però, è semplice, anzi adesso ve la canto… Ah, no!», scherza facendo riferimento alla (quasi) esclusione dovuta al pezzo finito involontariamente online su Facebook.
Morandi commenta il ritorno in gara dei grandi nomi della musica pop italiana. Quando a condurre Sanremo c’era lui, invece, «era difficile: quasi mi inginocchiai a Vecchioni, perché aveva una canzone bellissima. Inoltre, quando lo condussi, cercavo di chiamare pochi ospiti italiani, dato che nella competizione c’erano Franco Battiato (nel 2011 con Luca Madonia, ndr) e Lucio Dalla (nel 2012 con Pierdavide Carone, ndr). Il festival merita attenzione e lo sta dimostrando grazie ad Amadeus, Baglioni e Conti. Ci vado proprio volentieri».
Non teme di giocarsi la carriera? «Ma cosa può cambiare a un grande cantante che va a Sanremo? Resterà un momento della vita, Sanremo è Sanremo, tu sei tu. Forse una volta lo vedevamo con paura, se si veniva eliminati. Ma anche se dovessi arrivare ultimo è un passaggio».
Durante la chiacchierata con i giornalisti si parla anche del progetto Morandi-Carrisi-Ranieri. «Ne parliamo da tempo con Massimo e Al Bano. Ci chiamiamo il bolognese, il napoletano e il pugliese. Il trio magari è possibile si faccia. Tutto può essere. Ma quei due mi ammazzano con la voce eh!». Riguardo al “rivale” Massimo Ranieri, anche lui in competizione all’Ariston con Lettera al di là del mare, ha solo parole benevole: «Ci conosciamo da anni. Quando facevamo Canzonissima vincevo io, poi Villa, poi lui, eravamo sempre lì. L’Italia vive sui dualismi come Coppi e Bartali. Ma con Massimo ci sentiamo sempre».
Inevitabile un accenno all’attualità, visto che si sta decidendo il Presidente della Repubblica. «Credo che le donne siano meglio degli uomini, mi sembrano più sincere. Le idee di mia moglie sono più sagge e meno cialtrone di quelle che a volte ho io. Una donna al Quirinale sarebbe una bellissima scelta. Mi vengono in mente personalità come Merkel o la Von Der Leyen. Le donne sono brave, diamo loro delle responsabilità che stiamo meglio tutti, secondo me». In quanto ai politici, «mi dispiace che i governanti non abbiano un obiettivo comune, il senso dell’insieme, certe liti mi sembrano pretestuose. Uno sta bene pure se l’altro sta bene. Ho fatto un discorso un po’ ecumenico, ma sono fatto così».
Lui non molla mai: «L’abitudine è una brutta bestia, ma lasciarsi andare con la copertina sul divano proprio no».