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Glen Hansard non è più un cantautore folk

«Non voglio passare il resto della mia vita a rigurgitare il successo di 'Once'», dice il musicista irlandese che, con il nuovo album 'This Wild Willing', ha rivoluzionato il suo suono

Foto: Luigi Rizzo

Glen Hansard, una volta, ricevette un soprannome dal suo amico Nico Muhly: Earnest Strum. Il nomignolo era il modo in cui Muhly, un compositore di classica contemporanea, si prendeva gioco del folk eccessivamente sincero e tradizionale che Hansard ha suonato negli ultimi 12 anni, da quando ha trovato un inaspettato successo mainstream con il film del 2007 Once. Negli ultimi tempi, Hansard si è stancato della sua reputazione da cantautore sentimentale. Dopo Between Two Shores (2018), l’ultimo di una lunga lista di sofferti album da solista, era pronto ad andare avanti. Il risultato è la sua ultima opera, This Wild Willing – un album cupo, ricco di sussurri e arrangiamenti elettronici nati dall’ansia di ripetersi che l’ha perseguitato durante la produzione.

«Mentre lavoravo a questo album ho pensato spesso a Earnest Strum. Mi dicevo: “Sono un po’ stanco della musica che scrivo”», racconta il cantautore irlandese. «Ho capito che dovevo liberarmi delle aspettative. Dovevo liberarmi del personaggio Glen Hansard, di Earnest Strum, del concetto di cantautore folk, o cantante emozionante».

Per iniziare questo processo, Hansard si è accampato a Parigi per trovare un modo diverso di scrivere canzoni, sperimentare con un nuovo stile impressionista, quasi un flusso di coscienza, che riflettesse la sua vita quotidiana nella capitale francese. Dice di non aver trovato la chiave per smuovere la sua identità musicale fino all’incontro con i fratelli Khoshravesh, un trio di musicisti iraniani, tutti di formazione classica, esperti di strumenti tradizionali come il sitar e il kamancheh, che hanno offerto ad Hansard la sua nuova palette musicale.

«La verità è che, sì, originariamente volevo fare un altro album acustico, perché non ero in grado di fare niente di diverso» dice Hansard che, per riconfigurare il suo suono, ha invitato in studio alcuni musicisti esperti di elettronica. «Quello che hanno portato alle canzoni è fottutamente meraviglioso. Hanno cambiato profondamente il tono e il potere di quello che avevo scritto».

Per questo, This Wild Willing è un netto cambio di rotta per Hansard. Canzoni come Weight of the World e Who’s Gonna Be Your Baby Now sono riflessioni tortuose, influenzate dal jazz, dove non c’è nessun tipo di ritmica folk. Race to the Bottom, e il singolo di lancio I’ll Be You, Be Me sono il folk più lontano dalle tradizionali melodie occidentali che Hansard abbia mai pubblicato.

Hansard aggiunge che giocando con loop di batteria, sample e nuove tecniche di produzione voleva riflettere la diversità della musica che ascolta nel tempo libero. «Ho deciso di registrare un disco che avrei ascoltato anche da solo», dice. «L’ironia è che la musica che ascolto non riflette quella che suono. Sono intrappolato in una specie di gang. La gente mi dice “Damien Rice, bla bla bla”. Io non ascolto Damien Rice, non l’ho mai fatto. Lo conosco, siamo amici, ma non ascolto la sua musica. Allo stesso modo non ascolto Josh Ritter, un altro mio amico. Non è che non mi piacciano le loro cose – non è la mia musica. Il pubblico dà per assodato che tutti suonino la musica che ascoltano, ma non è affatto vero».

Hansard, però, aggiunge che la principale spinta alla trasformazione del suo stile è arrivata dall’uscita del suo ultimo album solista. «Devo ammettere che l’uscita di Between Two Shores mi ha scosso», dice. «Ero terrorizzato, perché quell’album è composto da una serie di demo che avevo scartato per Didn’t He Ramble. Avevo una sensazione orribile».

A quel punto, il cantautore era già nel pieno dell’esplorazione di questo nuovo stile improvvisato, e non era sicuro di voler pubblicare musica che non riflettesse il suo momento creativo. «Se sono queste le canzoni che scrivo adesso, e questo è il mood che sto costruendo, perché cazzo ho pubblicato questo disco?», si chiedeva. Quando Between Two Shores è arrivato sugli scaffali, ha detto al suo manager di limitare al minimo le date del tour promozionale.

Ma Hansard si è mai sentito così durante i suoi quasi 30 anni di carriera? «È stata la prima volta, assolutamente, e mi ha sconvolto. Ho lasciato che venisse pubblicato un album che non fosse il massimo che potessi raggiungere. La buona notizia è che ho reagito».

A un livello più profondo, This Wild Willing apre la strada a una nuova fase della carriera di Hansard, che paragona la scrittura di quest’album a quello che succedeva con la sua band, i Frames. «Suonavamo musica rock, la musica che ci piaceva, la musica che ritenevamo interessante. Non si trattava di creare un personaggio, o di essere sinceri».

Quando parla di un “personaggio”, si riferisce, in parte, al successo di Once e della canzone (premio Oscar) Falling Slowly – un periodo in cui si sentiva entusiasta, ma allo stesso tempo ansioso e creativamente intrappolato. Nonostante siano passati diversi anni dalla Once-mania, parlando con Hansard sembra che stia ancora lavorando per liberarsi della rabbia accumulata durante quell’esperienza.

Negli anni successivi all’uscita del film, Hansard e Markéta Irglová, sua partner sia sullo schermo che, per un certo periodo, nella vita, sono saliti sui palchi di tutto il mondo come membri del gruppo The Swell Season. Poi i due si sono separati, e dopo altri due anni gli Swell Season sono gradualmente scomparsi. «Once è stato un capitolo meraviglioso della mia vita, e della mia carriera, ma in un certo senso mi ha trasformato nel “tizio folk”», dice. «Se guardi alla mia carriera prima di Once, la musica era piuttosto diversa. Non voglio passare il resto della mia vita a rigurgitare quel momento così incredibile. Sono ancora convinto delle canzoni di Once, al 100%, ma non voglio sentirmi costretto a essere quel tizio per sempre. Mi rifiuto di passare il resto della mia vita a sperare che Markéta torni a suonare con me. Mi rifiuto di pensarlo».

Di questi tempi, Hansard sembra aver raggiunto la pace. «Sono molto, molto felice di dire che ci sono concerti in cui non suono nessuna delle canzoni di Once, e altri in cui suono solo vecchie canzoni», dice. «Mi sembra di essere nella posizione di poter scegliere di non suonare alcune canzoni. Il pubblico mi capisce perché non li sto prendendo in giro, non sto cercando di farli innervosire».

«Non credo che diventerò mai quel tipo di artista che sale sul palco e dice: “Fanculo, stasera suono così”, come Lou Reed», aggiunge. «Non credo che lo sarò mai. Alla fine mi sento ancora come il tizio che ha scritto quelle vecchie canzoni. Il tizio che ha scritto Falling Slowly e quello che ha scritto I’ll Be You, Be Me – alla fine sono la stessa persona».

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