Oltre ai ritmi elettronici e ai suoni house, Chromatica di Lady Gaga è tenuto insieme da tre interludi orchestrali, tutti necessari a introdurre alcune delle canzoni in scaletta. Sono perfetti per sciacquare il palato tra un pezzo e l’altro, e sono composti dall’ex musicista degli M83 Morgan Kibby, che è arrivata al disco di Gaga grazie al produttore esecutivo BloodPop.
«Questa collaborazione sembra scritta nel destino», dice a Rolling Stone. «Sono stata coinvolta solo alla fine della lavorazione, ma ci siamo gettati in un vortice di scrittura e registrazione che è andato avanti due settimane, e ho consegnato i mix solo pochi giorni prima del mastering. È stato un bel viaggio».
Kirby, che ora suona con il nome White Sea, ha incontrato BloodPop sei anni fa, durante una writing session. Sono rimasti in contatto, soprattutto quando la musicista ha cominciato a lavorare con il pop. «Credo che pensasse che io e Lady Gaga fossimo una buona accoppiata in quanto ad energia e creatività», spiega. Mentre Gaga pensava agli ultimi ritocchi del suo sesto LP, sapeva che la struttura del disco aveva bisogno di tre tracce. Kirby è arrivata in studio dopo aver consegnato una demo orchestrale pensata per precedere Alice, e che ora potete ascoltare proprio all’inizio dell’album col titolo Chromatica I.
«Sia io che Gaga ci siamo assicurate che le aggiunte orchestrali fossero giustificate», spiega Kirby. «Il modo in cui le abbiamo curate, dalle texture alle melodie, è stato fondamentale per far sì che si intrecciassero con le altre canzoni. L’anima dell’album c’era già, e gli arrangiamenti sono stati scritti per amplificare i temi emotivi e alcuni piccoli dettagli. Sono un po’ come il coro greco di Chromatica».
Aggiungere qualcosa di significativo alle atmosfere del disco significava che Kibby aveva due cose a cui pensare: raggiungere il livello di energia trasmesso dai suoni house e dare profondità al viaggio emotivo che Gaga racconta nei testi. Per riuscirci, ha ingaggiato un’orchestra di 26 elementi e ha passato moltissimo tempo a parlare delle canzoni con l’autrice in persona. «Abbiamo guardato immagini, quadri e film. Abbiamo parlato a lungo del suo metodo di scrittura, volevo capire il mondo in cui ci stava invitando», dice Kibby. «Il tema di cui abbiamo discusso di più era lo scambio tra luce e oscurità, il tira e molla emotivo che sentiva dentro di lei e, per estensione, le esperienze che avevamo condiviso».
Mentre la produzione diventava sempre più frenetica, Kibby si sentiva più che in grado di gestire «il potere selvaggio e la vulnerabilità» della musica di Gaga. «C’è una gioia palpabile in tutto il caos del disco, e volevo esplorare queste sensazioni con arrangiamenti dinamici e melodici», dice la compositrice. «Gaga ha avuto grandissima fiducia in me, sapeva che avevo le capacità per completare la sua visione».