Era inevitabile, parlando al telefono con un mostro sacro come Marc Cerrone, incappare nell’eterno ritorno della disco music. Cascasse il mondo, ogni 10-15 anni le chitarrine à la Chic, i bassi sinuosi e gli archi cosmici riescono sempre a insinuarsi nelle classifiche, se non addirittura a colonizzarle. Ma per il produttore, batterista e Dj francese è come se non fosse mai sparita. Da 40 dei suoi 64 anni, Cerrone alterna la sua vita fra aerei, alberghi, club e qualche studio di registrazione. Senza mai averne abbastanza, con la stessa passione dei tempi di Love In C Minor.
Red Lips è l’ultimo di una lista infinita di album, uscito nemmeno due settimane fa in uno di quei picchi quindicinali di ritorno della disco.
Si nota subito che Red Lips è prodotto meticolosamente. Quanto tempo ci è voluto per farlo?
Ci sono voluti tre anni. Non sia stato difficile, ma per una semplice questione di impegni. Mi sono preso il mio tempo perché, grazie al Cielo, passo ancora la mia vita in tour come DJ o live. Mi esibisco ovunque nel mondo, ogni settimana. In più è stato registrato in presa diretta con veri musicisti a Los Angeles. Quindi ogni volta che bisognava registrare dovevo far incastrare alla perfezione tutti i vari impegni, oltre che prendermi dieci giorni di pausa dal tour.
In pratica, sta passando la sua vita su un aereo!
Oh, sì! Non sai cosa vuol dire. Tipo che mi alzo alla mattina e non so dove sono. Questa è più o meno la mia vita da 40 anni a questa parte.
E non è un po’ stanco?
Nemmeno per sogno! Mi piace, è la mia vita. Se capita che non ho nessuna data per due o tre settimane, impazzisco, sento comunque il bisogno di prendere un aereo e spostarmi. Tornando a bomba alla prima domanda, mi sono impuntato per registrare a Los Angeles e tutti i musicisti che hanno partecipato alle sessioni di registrazione vengono da lì. Eccetto qualche francese e gli ottoni, che sono di New York.
Come spiega questo perenne ritorno della disco music ogni 10-15 anni?
Non me lo so proprio spiegare. Credo che abbia a che fare con la sua felicità e con la sua sensualità, due elementi che difficilmente trovi in altri generi. Per il tuo corpo, niente è più felice della disco. La vera domanda è: perché ci sono ancora gli strumenti? Probabilmente, perché dopo un periodo di strumenti sintetizzati—house, groove, techno e dance—la gente ha puntualmente il bisogno di sentire la chitarra suonata da una persona vera. Questo spiegherebbe la nuova ondata di retrò con i vari Bruno Mars, eccetera. Inoltre non dimentichiamo che oggi la figura del DJ è importantissima e ricrea sempre l’idea di andare in un club: un’idea very disco. Comunque, detto fra me e te: la disco torna sempre, grazie al Cielo! È solo una benedizione per me.
Lei ha passato la sua vita di fianco ad artisti che prestavano la voce per i suoi pezzi. Come sono gli artisti di oggi?
Non ci sono grandi differenze. Forse ci sono addirittura miglioramenti, tipo sui cantanti. Grazie, Michael Jackson, Dopo di te, tutti i cantanti sono più potenti nella voce. Quanto ai musicisti, sono sempre la stessa categoria di sempre. Quando registro in studio le linee di chitarra, basso, tastiere e batteria (che suono personalmente), le cose sono le stesse identiche da 40 anni. Le collaborazioni con i cantanti, quelle sì che mi hanno lasciato a bocca aperta nel nuovo album.
C’è stato un criterio particolare nella scelta degli interpreti?
Nessuno, se escludiamo il grado di innamoramento che ho per un determinato cantante. Prendi Brendan Reilly, il ragazzo che canta in Move Me. Lui ogni tanto canta con i Disclosure, è grazie a loro che l’ho conosciuto, innamorandomi della sua voce. Siamo diventati amici l’anno scorso, ci siamo incontrati a Beirut a un festival dove suonavamo entrambi. Qualche mese dopo gli ho chiesto di partecipare al mio LP e lui ha accettato. Abbiamo passato due giorni in studio a Los Angeles a comporre e registrare, è stato tutto così facile. Scelgo i miei collaboratori non per il nome, ma per la caratura artistica. Lo stesso è valso per Yasmin, che al di là della voce è una ragazza incredibile, molto sensuale.
Una volta ha detto che “la musica è condannata a essere gratis”. Lo pensa ancora?
Certo, e credo ancora che ci siano mille altri modi per guadagnarsi da vivere facendo musica. Quando hai successo con i dischi, è davvero facile organizzare un tour. Anzi, a essere sincero non è mai stato così facile. A un certo punto nella storia, i dischi hanno smesso di essere più importanti dei concerti, dell’esperienza in prima persona. Ecco perché oggi l’artista big mette in free donwload il disco ma il suo concerto costa più di 10 anni fa. Il risvolto della medaglia è che ora le etichette vogliono fare soldi a 360 gradi, non solo con la vendita dei dischi che come ben saprai non è granché remunerativa ormai.
In passato lei ha anche lavorato nei musical. Tornerà mai a musicarne altri?
In passato l’ho fatto. Ora però, per i prossimi 2 o 3 anni, non farò altro che dedicarmi al tour, da DJ o dal vivo. Dopo sicuramente tornerò a organizzare qualche show, ma per ora mi dedico a me stesso. Mi piace cambiare, rendere il tutto più dinamico.