Lo scorso dicembre Josh Kiszka, il frontman dei Greta Van Fleet, stava dormendo durante uno dei rari giorni di riposo, quando il suo telefono ha preso a squillare da matti. “Pensavo fosse successo qualcosa di grave, tipo che era morto il papa”, dice. Francesco stava benissimo, ma i Greta Van Fleet erano appena stati nominati per quattro Grammy, tutti relativi ai loro Ep del 2017 Black Smoke e Friendly Fire. “Quelle sono tra le prime canzoni che abbiamo mai pubblicato”, dice Kiszka. “Quindi è stato sconvolgente. Non ci aspettavamo di ricevere alcuna nomination”.
Quelle nomination sono state il culmine di un anno incredibile per i Greta Van Fleet, che ha visto il gruppo hard-rock del Michigan trasformarsi da band revival che suonava nei bar a nome da tutto esaurito per tre sere consecutive in palazzetti da 5mila persone come la Aragon Ballroom di Chicago e il Fox Theater di Detroit. “Abbiamo quasi triplicato il nostro pubblico rispetto al 2018”, dice Kisza. “La cosa ci dà una grandissima soddisfazione”.
Ma nel frattempo sono anche diventati una delle nuove band che più ha polarizzato il pubblico, con molti critici che li accusano di assomigliare troppo ai Led Zeppelin (“questi ragazzotti di Frankenmuth, Michigan, non si rendono nemmeno conto di essere più il sogno erotico di un algoritmo che una vera rock band”, recitava un’indignata review del loro primo album, Anthem of the Peaceful Army, su Pitchfork lo scorso ottobre). Robert Plant ha scherzato dicendo che la voce di Kiszka gli ricorda “qualcuno che conosco bene… sono i Led Zeppelin I” – cosa che Kiskza ha preso come un complimento. “Carino da parte sua”, dice, “È un pensiero 100% Robert Plant”.
Questa attitudine ha aiutato la band a non curarsi troppo dei detrattori: Kiszka giura di non avere nemmeno letto quella recensione su Pitchfork. “È un peccato che riversino questa energia negativa nel mondo, ma è la loro prerogativa, immagino”, dice. “Alla fine, mi piace pensare che ci sia della sostanza sotto quello che facciamo”. Detto questo, crede che sia ora che la gente la smetta con questi paragoni con gli Zeppelin: “Ovviamente vediamo anche noi le somiglianze”, dice. “Loro sono una delle nostre influenze. Ma a questo punto preferisco pensare, ‘ok, ne abbiamo parlato abbastanza. Guardiamo avanti'”.
Kiszka e i suoi compagni di band lo hanno fatto iniziando a pensare al loro prossimo album, anche se nel prossimo futuro saranno impegnatissimo con il loro tour. “Stiamo gettando le basi per il nuovo disco”, dice. “Speriamo di farlo uscire già quest’anno. Questa volta sentiamo meno pressione addosso dell’altra volta. Non vediamo l’ora di esplorare un po’ di più l’universo dei Greta Van Fleet”.
La band è sulle spine in vista dei prossimi Grammy, anche se Kiszka non si sbilancia sull’eventualità di suonare allo show. “Ne abbiamo parlato”, dice, “ma brevemente, e non so bene cosa succederà”. Ai Grammy le giovani band vengono spesso affiancate da artisti più affermati, e se questo dovesse succedere, Kiszka dice che il suo sogno è suonare insieme a Florence and the Machine, oppure Chris Stapleton. “Ho anche sempre desiderato di suonare con Paul McCartney”, dice, “avere la possibilità di suonare Let It Be accanto a lui, un giorno, sarebbe pazzesco”.
Nel frattempo, comunque, la sua vita consiste in una infinita serie di hotel, viaggi in bus e camerini nei backstage. “Alcune volte mi sveglio e letteralmente non ho idea di dove mi trovo”, dice. “Ma andiamo tutti super d’accordo. Stiamo diventando più forti. Essere una famiglia aiuta, specialmente nel modo in cui possiamo comunicare sul palco e in studio. E per il momento, non sentiamo nessuna stanchezza. Non vediamo l’ora di entrare ancora in studio per esplorare ed essere creativi”.