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I Justice bisogna vederli dal vivo

Per Xavier e Gaspard, la data di Milano martedì 17 insieme agli MGMT sarà come un ritorno a dieci anni fa. «Sono una delle migliori band degli ultimi anni», ci hanno raccontato i parigini. «Motivo per cui siamo doppiamente felici di dividere con loro il palco»
Xavier de Rosnay e Gaspard Augé, per gli amici Justice. Foto: Stampa

Xavier de Rosnay e Gaspard Augé, per gli amici Justice. Foto: Stampa

La notizia, per chi ancora non si fosse imbattuto nelle inserzioni sponsorizzate, è che i Justice tornano dalle nostre parti. La doppia notizia è che lo fanno insieme a MGMT e Parcels (australiani pazzissimi, prodotti dai Daft Punk oltretutto).

Un’unica data a Milano, martedì 17 luglio all’Ippodromo, che per Xavier de Rosnay e Gaspard Augé sarà come tornare a dieci anni fa, in quel momento di promiscuità fra indie rock morente e electro (ri)nascente che spesso ha dato vita a forme ibride. Come la versione in chiave Justice di Electric Feel dei MGMT che ai primi è valso un Grammy come migliore remix del 2007.

Un pomeriggio di giugno raggiungo al telefono Xavier, che risponde da una zona molto vicina alla Brasserie dove ci siamo beccati due anni fa.

Dove sei, Xavier?
Sono nell’ufficio della Because Music, la nostra etichetta. Facciamo una piccola pausa dal tour che abbiamo iniziato un annetto abbondante fa e poi di nuovo on the road.

Ma fate la vita da rockstar in tour oppure vi siete calmati?
Non ci siamo ancora calmati del tutto. Non mi sentirei di dire che siamo dei puritani, ecco. Però non sarebbe male in futuro smettere del tutto coi vizi: ci stiamo accorgendo di cose che prima non avremmo mai capito. Sai, quando hai 25 è normale fare il coglione in giro, specie se fai ‘sto lavoro. Prima o poi arriva il momento in cui capisci che non si può fare quella vita per sempre, sempre se hai a cuore vivere. Continuiamo a fare feste ma non nello stesso modo di 10 anni fa. Mettiamola così.

Vi state portando dietro qualcuno che vi apre i concerti?
No, perché la maggior parte delle date del tour fa parte di festival.

No, chiedevo perché per esempio la data a Milano sarà insieme agli MGMT, pur non essendo un festival.
Quella in effetti è una data piacevolmente anomala. Siamo super felici di suonare con loro perché sono amiamo la loro musica da sempre. Penso sia una delle migliori band degli ultimi 10 anni. Ci sentiamo parecchio coi ragazzi, però purtroppo riusciamo a vederci raramente. Motivo per cui siamo doppiamente felici di vederci a Milano.

Cazzo, però il vostro remix di Electric Feel era una bomba. Vi siete pure presi un Grammy. Perché avete smesso di remixare gli altri?
Stavamo mollando i remix già all’epoca, mi pare fosse il 2007. L’abbiamo fatto soltanto perché siamo fan degli MGMT, così ci siamo detti: “Vabbè, dai, ne facciamo ancora uno per loro”. Infatti è uno degli ultimi che abbiamo fatto.

Ne avete fatto uno persino a Britney Spears.
Sì, ma era due o tre anni prima. Non eravamo nemmeno famosi nel 2005, ma sta proprio lì il lavoro dei bravi A&R discografici. Ci hanno chiesto di fare quel remix un anno prima che esplodessimo. All’epoca avremmo accettato per qualsiasi band ci avrebbero proposto, fortuna che ci hanno proposto Britney, che comunque ci piaceva.

E che mi dici dei featuring? L’ultima volta che ci siamo visti, Gaspard mi ha detto: “Jamais rencontrer ses héros” [mai incontrare i propri idoli, ndr].
Beh, Gaspard ha ragione. Nel senso che i nostri idoli del passato è meglio lasciarli nei dischi che abbiamo in casa. Quanto agli artisti attuali, c’è qualcuno che ci piace, anche dei rapper. Ma sono perlopiù poco famosi. C’è sempre questa sensazione di disonestà quando vedi una band fare un featuring con un grande artista. Distoglie sempre un po’ l’attenzione da ciò che conta, cioè la musica. Quando la cosa è troppo riconoscibile, facile o telefonata, smette subito di interessarci. Abbiamo prodotto gente in passato quando ce l’hanno proposto. Ma la scelta ha dipeso dal tipo di musica o il motivo della richiesta. Potrebbe tranquillamente succedere di nuovo, di sicuro non ci stiamo pensando.

Foto di Toni Francois

State già pensando a un seguito di Woman?
No, per ora abbiamo occhi solo per il tour. Non so quanto ci vorrà per un nuovo album. Non c’è un tempo preciso, potrebbe essere veloce come lentissimo. Metti che iniziamo immediatamente dopo il tour, vuol dire che iniziamo nei primi mesi del 2019. Metti anche caso che ci mettiamo un solo anno…

Altamente improbabile, di solito ci mettete in media 5 o 6 anni.
E ti spiego perché. Uscirebbe nel 2020, che è più o meno 4 anni dall’ultimo.

Se poi nel mezzo ci mettiamo anche i live album che non sembrano tali.
Vero, c’è da dire che Woman World Wide è per definizione un perfetto live album, però ci siamo impegnati a non farlo sembrare tale. L’abbiamo perfezionato nel suono e negli edit, in più non c’è il suono della folla, quindi suona come un album in studio. Abbiamo già fatto due live album, con tutti i suoni del pubblico che li fanno sembrare apposta registrazioni amatoriali. Stavolta volevamo qualcosa di diverso.

Ho letto la tracklist di Woman World Wide e ho notato una cosa. Non aprite più i live con Genesis? Esigo spiegazioni.
No, abbiamo pensato che fosse meglio iniziare con Safe And Sound. Abbiamo provato strade diverse dal solito. Tu sarai anche affezionato a Genesis, però noi prima di questo tour ci siamo guardati e ci siamo detti: “OK, se apriamo anche questo tour con quel pezzo dovremo farlo per tutta la vita”. Cosa che non abbiamo intenzione di fare.

Due anni fa mi avevi promesso che avreste aperto sempre con Genesis.
Vero, ma ho infranto la promessa. E poi Safe And Sound è perfetta, perché ha una struttura che si presta bene come primo pezzo. Funziona sempre, credimi. Come secondo pezzo c’è D.A.N.C.E., poi Canon con Love S.O.S. e solo allora arriva Genesis. A quel punto puoi sentire un secondo boato del pubblico, è come se facessimo due inizi di live a ogni concerto. Ovviamente, come dicevamo, il boato lo senti solo al concerto. Non nel live album. La tracklist è studiata per avere un’ora e mezza di crescendo, come se ogni volta ti sembra che più di così non si possa salire. Ma poi si sale.



Sono decisioni che prendete tu e Gas oppure avete un qualche dialogo coi fan?
Solo noi. Tentiamo sempre più opzioni, scegliendo quella che funziona meglio. Nel disco facciamo anche in modo che la gente non capisca certe cose al primo ascolto, ma dal vivo è importante che anche il tizio che sta a 300 metri dal palco e che non è mai stato a un nostro live capisca al volo tutto, subito. Se così non fosse, sarebbe esclusivamente colpa nostra, non sua.

I fan non so, ma voi cosa avete pensato quando è uscito quello schifo di film sull’EDM che porta il nome di We Are Your Friends?
Abbiamo pensato che fosse divertente che il primo film colossal sui DJ e la dance music volesse chiamarsi come un pezzo che abbiamo scritto 15 anni fa. Quando ci hanno chiesto di usarlo nella colonna sonora ci abbiamo fatto una risata sopra. E pre quanto la scena EDM non ci appartenga, abbiamo accettato. Sapevamo che il film si sarebbe chiamato We Are Your Friends indipendentemente dalla nostra risposta, e che se non avessimo concesso di usare il brano avrebbero fatto loro un orribile remix. Tanto valeva accettare l’offerta e lasciare il brano così com’è.

L’hai visto il film?
Ma ovvio che no. Il target di quel film è un pubblico di cui né io né te facciamo parte. È per teenager americani. Non si aspettavano di certo che lo apprezzassimo.

Quest’anno Ed Banger Records ha festeggiato 15 anni facendo suonare da un’orchestra tutti i più grandi pezzi dei suoi artisti, tra cui voi. Praticamente è successo l’opposto del normale, visto che due anni fa hai definito i vostri dischi “musica classica suonata dalle macchine”.
Davvero ti ho detto una cosa simile?

Eh, sì. Per quello chiedevo.
Beh, ovviamente non abbiamo la presunzione di dire che la qualità è la stessa della classica.

Infatti subito dopo hai anche detto che un musicista classico probabilmente s’incazzerebbe.
Ah ecco, sembrava strano. Comunque è stato emozionante, soprattutto perché chiunque abbia partecipato all’avventura Ed Banger, da vicino o da lontano, era lì quella sera, fra il pubblico.

Dall’esterno, sembra che negli ultimi anni Ed Banger abbia perso un po’ la sua identità. Che ne pensi tu?
La mia opinione sarebbe falsata dal fatto che vedo Ed Banger dall’interno. Però capisco cosa intendi. È normale per una label indipendente dopo 15 anni perdere un po’ la bussola. Non conosco altre etichette che dopo tutto questo tempo sono ancora così solide e unite al loro interno. C’è ancora tantissimo entusiasmo, devi solo portare pazienza durante i tempi morti. SebastiAn, Mr. Oizo o Breakbot ci mettono anche 4 o 5 anni per un album, proprio come noi. Potrebbe succedere che in futuro arrivino boom, tutti insieme. Posso assicurarti che Pedro [Busy P, il boss, ndr] è sempre alla ricerca di musica figa e artisti nuovi. A lui dei grandi numeri non è mai fregato, così come a noi.

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