Buona parte degli abitanti del pianeta passerà il Capodanno in solitudine, i Kiss diranno addio al 2020 accompagnati da fiamme alte trenta metri, sul palco di un concerto in streaming da Dubai sfarzoso e decadente (e in regola con le norme anti Covid).
I Kiss, che come altri artisti sono stati in pausa per gran parte dell’anno, hanno scelto di fare le cose in grande, anche considerando i loro standard. Convinti che sia l’unico modo per dare senso a un concerto col pubblico a casa, stanno pianificando una delle produzioni in streaming più impressionanti dell’era del coronavirus: un palco di 75 metri, 50 telecamere in 4k, uno spettacolo pirotecnico da Guinness dei primati. Si esibiranno all’esterno dell’Atlantis Hotel di Dubai. I fan li guarderanno da casa, ma migliaia di clienti dell’albergo se li godranno dai balconi delle loro stanze.
«L’unico modo migliore per zittire tutti e far sì che si godano la vita è fare un gran casino e infiammare il cielo», dice Gene Simmons a Rolling Stone.
Gli streaming nell’era del coronavirus sono stati in buona parte caratterizzati da budget risicati e tanta improvvisazione. Il concetto d’intimità, però, non è adatto all’estetica esagerata dei Kiss ed è per questo che la band ha puntato convinta in direzione opposta.
«Francamente, non m’interessa fare uno stream tipo live al Troubadour di Los Angeles», dice Paul Stanley. «Non che ci siano niente di male, ma non c’entrano coi Kiss. O facciamo questa cosa come si deve o è meglio evitare del tutto. Le dimensioni contano. Non dobbiamo reinventare la ruota, l’abbiamo già fatto e gira alla grande. Vogliamo solo che il concerto sia una roba talmente grande da fare in modo che chi lo guarda da casa si senta parte della cosa».
«Facciamo le cose in grande, non c’è spazio per le finezze», aggiunge Simmons. «È un po’ come il Giorno dell’Indipendenza. Non aspettatevi esplosioni caotiche. Dev’essere qualcosa su cui puoi battere il piede a tempo o cantare. Qualcosa di coordinato. Insomma, quello che facciamo normalmente sul palco verrà moltiplicato per 10, 20 o 100 volte».
Idee tanto stravaganti non sono a buon mercato. Secondo lo show director Dan Catullo, che sta producendo il concerto con Landmarks Live, il progetto ha costi a otto cifre. Solo la parte pirotecnica vale quasi un milione di dollari, mentre le misure per prevenire il coronavirus e tenere in sicurezza i 400 lavoratori coinvolti altri 750 mila dollari. Catullo non fornisce dettagli sulle forme di finanziamento, ma dice che punta a coprire le spese con sponsor importanti e un biglietto che costerà 39 dollari, più del doppio dei 15 proposti da gran parte dei concerti in streaming che si sono tenuti negli ultimi mesi.
I costi più alti, però, danno ai Kiss più opzioni rispetto ai loro classici (e parecchio appariscenti) tour. In fondo, non ci sono tanti posti dove poter mettere in scena uno spettacolo che prevede fiamme infernali alte centinaia di metri. Nonostante ci fossero alcune limitazioni, come la dimensione del palco, la band si è sbizzarrita con una lista dei desideri da far paura. Stanley lo definisce «il nostro palco di fine carriera, imbottito di steroidi». «Per noi la parola “no” non esiste», dice Don McGhee, il manager del gruppo dal 1995. «Sappiamo che cosa vuole il pubblico: il concerto più grande che esista. Il nostro motto è: se vai a correre con i cani grossi, non puoi certo pisciare come un cucciolo».
Quello dei Kiss sarà il primo (e il più grande) dei 10 spettacoli che Landmarks realizzerà a Dubai. In estate Landmarks ha lavorato per fare qualcosa di simile in Australia, dove si registra un numero basso di casi, ma il virus è arrivato anche lì e il piano è stato cancellato. Visto che gli Emirati Arabi Uniti avevano meno casi rispetto ad altri Paesi, il Catullo ha scelto Dubai.
Organizzare lo show – sia per i limiti imposti dal coronavirus che per le dimensioni dell’evento – è complicato. Dubai non ha a disposizione le tecnologie o le risorse necessarie, quindi Catullo e il suo team hanno spedito 37 container di attrezzatura via nave. È difficile anche costruire il palco rispettando le misure, ma la produzione ha recuperato i ponteggi dall’Ultimate Fighting Championship che ha appena finito di girare la serie Fight Island.
«È stato incredibilmente complesso: dovevamo spedire tutto e abbiamo imparato che inviare varie tonnellate di prodotti pirotecnici ed esplosivi in Medio Oriente non è così semplice», dice Catullo. «Dimenticatevi della pandemia: stiamo organizzando lo show più grande della storia dei Kiss, che di per sé è qualcosa di gigantesco. Le difficoltà si moltiplicano se ci aggiungi le misure anti-contagio e la necessità di portare là in sicurezza 400 persone e tutta l’attrezzatura».
La sfida più difficile è stata mettere in piedi un sistema che proteggesse i lavoratori dalla trasmissione del virus. Catullo ha diviso la sua crew in gruppi di circa 25 persone: nessuno è autorizzato a lasciare il suo. I runner, per esempio, più esposti degli altri perché vanno nei negozi a recuperare materiale, non possono avere alcun contatto con il resto della crew. Nelle sale da ballo dell’hotel, dove saranno gli uffici della produzione, ci saranno pannelli protettivi in plexiglass. Tutti i dipendenti indosseranno un braccialetto con microchip per il contact tracing. Catullo riceve una notifica ogni volta che uno di loro esce dal suo gruppo.
Se qualcuno dovesse essere contagiato dal virus, il team dovrebbe essere in grado di tracciare immediatamente tutti quelli con cui è venuto in contatto. La crew sarà come dentro una bolla, soprattutto quelli che entreranno in contatto diretto con i Kiss. Anche se fa un tampone al giorno, prima di incontrare la band Catullo starà in isolamento per 24 ore. Secondo i suoi conti, si faranno circa 6 mila tamponi in 13 giorni.
«Dobbiamo adottare misure più che straordinarie per tenere tutti al sicuro, non ci sarà grande interazione sociale», spiega. «È fantastico andare a Dubai e tutti vogliono godersi l’evento, ma siamo qui per lavorare. Non dormo da tre mesi. Non vado a letto prima delle 3 del mattino e mi sveglio alle 6, sei giorni a settimana, perché stiamo lavorando al nostro fuso orario e anche a quello di Dubai. Quando dico che è una sfida mostruosa non sto esagerando: è una cosa colossale. Ho fatto 350 concerti in diretta ed eventi di grosse dimensioni, ma questo è fuori scala».
L’applicazione di adeguate misure di sicurezza, per loro e per la crew, ha convinto i Kiss, per non parlare della ragionevole sicurezza che l’evento non diventi un focolaio. «L’ultima cosa che vogliamo è essere ricordati come la band che ha infettato il mondo», dice McGhee.
Simmons e Stanley hanno passato buona parte degli ultimi otto mesi in isolamento con le loro famiglie. Entrambi si sono esposti online per spiegare l’importanza del distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine. I membri della band non si incontreranno al di fuori delle prove e dello show e voleranno a Dubai in cabine separate.
«Metterò la mascherina e occhiali protettivi, più un preservativo gigante su tutto il corpo per proteggermi», dice Simmons scherzando. «Noi ci ridiamo su, ma è una cosa estremamente seria. È triste che a quanto pare una grossa fetta della popolazione non creda all’esistenza del virus. Poi lo prende un membro della tua famiglia e cambi idea».
«Stiamo adottando tutti i protocolli necessari. È facile desensibilizzarsi alla cosa e diventare indifferenti. È una cretinata, per usare un eufemismo. È un’idiozia, se vogliamo dirla tutta», spiega Stanley. «La prima cosa che ci siamo chiesti è stata: riusciremo a farlo in sicurezza? Ci siamo assicurati che sarà così. Non sono preoccupato solo dalla mia salute, ma anche da quella di tutte le persone coinvolte. Serve tutto l’aiuto possibile, è essenziale. Vogliamo essere certi anche un’altra cosa: è passato quasi un anno senza concerti dal vivo di una certa dimensione, perciò dobbiamo spaccarvi il culo. Lo faremo coi nostri 20 centimetri di tacco».
«Non lo facciamo per noi, ma per sollevare il morale di tutti. Il capodanno dovrebbe essere questo, cazzo. È la sera in cui baci uno sconosciuto e sei felice di essere vivo e aver superato un altro anno. Esiste un momento migliore per organizzare il più grande concerto del pianeta?»
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.