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I Rolling Stones ci hanno preso gusto

Mick Jagger e compagni sono tornati negli stadi e non si vogliono più fermare. Attenti a cosa succederà quest’autunno
Ha appena compiuto 72 anni Mick Jagger «Ho iniziato a fare cross-training cantando». Fonte: Facebook

Ha appena compiuto 72 anni Mick Jagger «Ho iniziato a fare cross-training cantando». Fonte: Facebook

Ogni volta che sali sul palco in uno stadio ti dici: “Cavoli, mi ero dimenticato di quanto fosse una cosa potente”», dice Keith Richards in una pausa del primo tour negli stadi americani da nove anni. «Ci stiamo davvero divertendo. Ci sentiamo pieni di energia».

È la prima volta che la band si mette in strada per celebrare la riedizione di un suo album (Sticky Fingers, uscito il 26 maggio). È il Zip Code Tour, che deve il nome alla zip dei jeans che Andy Warhol mise sulla copertina del disco, nel 1971. L’hanno suonato per intero al Fonda Theatre di Los Angeles, in una serata organizzata al volo. «Abbiamo provato seriamente, c’erano canzoni che non suonavamo da decenni. Ma ci siamo detti: “Hey, è in posti piccoli come questo che abbiamo iniziato”», dice Richards. «Negli stadi invece non suoneremo tutto l’album», dice Mick Jagger, «ci sono cinque canzoni lente, e di solito non facciamo più di due pezzi così a sera. Non so, può darsi che le suoneremo e che tutti dicano: “Wow, che bello”. Ma è più probabile che approfittino del momento per andare a bere qualcosa».

Il palco è lo stesso che gli Stones hanno usato nel tour europeo dell’anno scorso, con una lunga passerella che porta a un palchetto in mezzo al pubblico. «Gli stadi non sono poi così diversi dai palazzetti», dice Richards, «sono solo molto più grandi e devi sempre vedertela con il meteo. Dio entra a far parte della band, in un modo o nell’altro».

Jagger, che compie 72 anni a fine luglio, passa almeno due ore a sera a correre da una parte all’altra di un palco enorme. «Ho iniziato a fare cross-training. Il mio personal trainer mi dice: “Prova a cantare mentre fai questo esercizio”», dice Jagger, «non è proprio una cosa che puoi fare in una palestra, in mezzo alla gente».

Gli Stones sono sul palco senza due facce note. Non c’è Bobby Keys, il loro storico sassofonista, che è morto a dicembre. «Mi manca molto», dice Richards, «ma lui sarebbe il primo a dire: “This show must go on”». Non c’è neanche il chitarrista Mick Taylor, special guest dei loro tour dal 2012. «Da quello che ho sentito, non è disponibile. Mi sembra di ricordare che fosse malato», dice Richards (Taylor, in realtà, ha fatto sapere di non essere malato e di non essere stato invitato a partecipare al tour, nda).

L’edizione deluxe di Sticky Fingers contiene Brown Sugar fatta da Eric Clapton, una versione diversa di Wild Horses, di Bitch e Dead Flowers e registrazioni di concerti del 1971 a Leeds e a Londra. Non ci sono canzoni inedite. «Ho cercato a lungo, ma non ne ho trovata nemmeno una», dice Jagger. «Alcuni dei pezzi avanzati erano finiti in Exile on Main Street, che è arrivato poco dopo. Perciò gli inediti che avevamo li abbiamo messi nella ristampa di Exile, nel 2010. È stata una mossa un po’ stupida, in effetti. Ma questa ristampa, allora, non era nei miei pensieri».

Negli ultimi 18 anni i Rolling Stones hanno pubblicato solo un nuovo album, A Bigger Bang (2005). «Sarebbe molto bello farne un altro», assicura Jagger, «ho un sacco di canzoni che sarebbero perfette per gli Stones. Ne stiamo parlando già da un po’, ma non c’è ancora niente di definitivo. Mi piacerebbe riportare i ragazzi in studio».

Nel frattempo, Richards ha finito un suo lp solista, che pubblicherà a settembre. Andrà in tour da solo, come nel 1993? «Se n’è parlato», ma forse dovrà congelare i suoi piani: Jagger sta già pensando a un altro tour entro l’anno. Il nuovo approccio – una scarica di sei settimane seguita da piccole pause, al posto delle maratone del passato – sta funzionando abbastanza bene. «Non c’è niente di prenotato, ma vorremmo fare altri concerti quest’autunno», dice Jagger, che è diventato bisnonno, ma non ha la minima intenzione di stare in casa. «Voglio vedere fin dove la band può arrivare. Finché me la sentirò e ci sarà qualcuno che avrà voglia di ascoltarci, noi ci saremo».

Questo articolo è stato pubblicato su Rolling Stone di luglio-agosto.
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