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Il diploma in fallimento di Anna B Savage è una laurea per reagire

Come superare un periodo complicato con terapia, humour, introspezione e un gran bel disco intitolato ‘A Common Turn’. Segnatevi il suo nome: questa cantautrice inglese è piena di talento

Foto: Ellius Grace per Rolling Stone US

Anna B Savage continua a scrivere di volatili, ma non sa perché. Il suo album di debutto A Common Turn, uscito a gennaio, ne è pieno: rondini, colombe, quaglie, persino beccapesci. «Sto ancora cercando di venirne a capo», dice. «Mentre scrivevo il disco, nei momenti più complicati – che sono un po’ come farsi togliere un dente – ho fatto un sogno in cui ero di fronte a un’altra versione di me stessa. Mi ha detto: hai fatto mezzo disco e ci sono troppi uccelli». Invece di scrivere di altro, Anna ha deciso di aggiungerne ancora di più.

È una strana ispirazione, ma Savage, 30 anni, sta imparando a lasciarsi andare. «La mia area di expertise è la seguente: sono assolutamente insicura su tutto», dice ridendo. Dopo aver pubblicato un EP di cui si è parlato molto nel 2015 ed essere stata in tour con Jenny Hval e Father John Misty, la cantautrice britannica è sparita dai radar per un po’, sopraffatta dall’attenzione ricevuta e alla ricerca di se stessa dopo la fine di una relazione complicata.

«Mi sembrava di aver perso me stessa», ricorda. «Ho dimenticato come ballare, come scrivere canzoni. Me la vivevo molto male perché sentivo di avere un’opportunità».

Col senno di poi, dice, quella rottura l’ha aiutata in molte cose, non solo a recuperare la salute mentale. Grazie alla terapia e all’introspezione, ha trovato il modo di tornare a fare musica e ha riscoperto la sua forza. Oltre a una voce inconfondibile e malinconica, Savage ha un modo unico di sviscerare gli enigmi della vita nelle sue canzoni: non importa se a volte non arrivano né soluzione, né un finale gioioso.

C’è una canzone di A Common Turn che spiega questo concetto meglio di qualsiasi parola: Dead Pursuits, che la cantautrice ha pubblicato insieme a un video disturbante che ricorda The Babadook: “Non ricordo come ballare / il ritmo cambia”, canta con voce grave. “Non ricordo come essere me / non sono più la stessa”.

Le sue capacità di osservazione sono evidenti anche nei momenti più leggeri del disco. Prendete Chelsea Hotel #3: se la canzone di Leonard Cohen era basata su un ricordo legato al sesso orale, Savage invece racconta di un partner che non riesce a farle provare l’orgasmo, puntellando la narrazione con un po’ di dark humour. Mentre la sua mente va altrove in cerca di piacere – e la musica raggiunge, ehm, il climax – lei fantastica su Anche tua madre e Tim Curry in lingerie.

«Mi piace mettere nelle canzoni cose vere, realistiche. Amo giustapporre momenti grandi e d’impatto con cose piccole, divertenti, che fanno sorridere», dice. «Mi piace la leggerezza accanto all’oscurità. È una cosa molto umana».

Savage ha portato il concetto dell’arte-che-imita-la-vita a un livello più alto anche fuori dalla musica, con Baby Grand, un cortometraggio che ha girato in contemporanea con la scrittura del disco (e che dà titolo a uno dei brani in scaletta), costruito sulla base delle stesse ispirazioni narrative – in particolare, la separazione dal regista Jim Talbot, che ha diretto il corto e recitato insieme a lei.

«Il film e l’album sono opere gemelle, intrecciate dallo stesso tema, ispirazione e tempo», ha detto a The Line of Best Fit. «Jim è stato diciamo così la musa di A Common Turn. Esprimerci attraverso media diversi (io la musica e lui i film) ci ha permesso di far parlare tra loro discipline diverse. Forse l’hanno fatto al posto nostro».

È un’idea radicale, soprattutto se considerate che i due non hanno parlato per sette anni prima che Savage proponesse la collaborazione. Invece di catturare la verità oggettiva (inesistente) sulla loro separazione, la cantautrice dice che l’obiettivo del progetto era esprimere «un sentimento, un’emozione, nel modo migliore possibile».

«A volte nelle canzoni del disco parlo di momenti che potete vedere nel film e viceversa, ci sono momenti del corto che parlano di cose che sono successe mentre scrivevo. È straordinario avere queste due opere così diverse».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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