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I Franz Ferdinand raccontano ‘Always Ascending’

Alex Kapranos e Bob Hardy parlano del nuovo album, del revival rock e dei problemi di registrazione di 'Take Me Out'

Nel 2004 i Franz Ferdinand hanno pubblicato uno degli esordi più impressionanti di tutti i tempi: il loro debutto omonimo era composto di 11 tracce di disco-punk perfetto, quasi un greatest hits di una band più rinomata. Non si sono mai fatti scoraggiare dalla loro partenza esplosiva – per molti un’arma a doppio taglio. Nemmeno ora, mentre si preparano a pubblicare una specie di secondo inizio, Always Ascending. È il primo album senza il chitarrista Nick McCarthy e con il nuovo membro Julian Corrie, che ha aggiunto al mix le sue pennellate elettroniche. «Siamo sempre noi», dice il frontman Alex Kapranos. «Ma stiamo provando cose nuove».

Ospiti del podcast di Brian Hiatt, Kapranos e Bob Hardy hanno parlato del nuovo album, della seconda vita della band e del revival di inizio millennio.

Philippe Zdar, il produttore dell’album, non voleva che si dicesse la parola “singolo”

«Avevamo questa regola, sì, durante le registrazioni», dice Kapranos. «Non si poteva parlare di singoli, Philippe diceva che le altre canzoni si sarebbero ingelosite. È un buono modo di lavorare, e per scegliere il singolo abbiamo fatto ascoltare il disco ad amici e parenti. A quel punto non ci vuole molto per scoprire qual è il pezzo che funziona di più».

Parte del testo di Lois Lane è ispirato a una storia vera

«Avevo circa 24 anni e abitavo in un appartamento a Glasgow», spiega Kapranos. «Avevo un coinquilino un po’ più vecchio di me, e una sera siamo andati alla festa di compleanno di un suo amico che faceva 30 anni. Per ridere siamo andati in uno di quei motel per single over-30, e all’epoca mi sembrava così deprimente fare 30 anni! Figuriamoci single. Ma sì, ora ci sono arrivato».

Huck and Jim è il primo pezzo dei Franz Ferdinand con suoni trap

«Abbiamo pensato: “Ah, che figata, non ci ha mai provato nessuna band, di solito sono tutte batterie programmate”. Huck and Jim è il nostro modo strano di suonare quelle cose, Paul (il batterista) si è divertito molto. «Il brano ha il ritornello più americano della nostra carriera, volevo raccontare una vicenda storica o letteraria e mi è venuto in mente Huckleberry Finn. Ma quel libro parla anche di Jim, e secondo me questi due personaggi rappresentano l’America in tanti modi diversi».

Kapranos spera di avere una carriera lunga…

«Negli anni ’60 era molto più difficile continuare a suonare in una band, una volta compiuti 22 anni», dice. «Ora non è più così: Bowie ha fatto un disco incredibile a quasi 70 anni, e sono convinto che oggi ci sia il modo di essere creativi per tutta la vita».

…Ma non vede la band come parte del “rock revival” del 2000

«Io penso ancora al revival degli anni ’90, figuriamoci a quello del 2000», scherza. «Se dovessero costringerci a fare un parallelo, però, direi che ci sentiamo più simili a band come Rapture e LCD Soundsystem. Ma insomma, abbiamo suonato in giro con gli Interpol, era il nostro primo tour. C’è sicuramente un collegamento».

Non si sono mai stancati della loro prima hit Take Me Out

«Ci sono un sacco di storie di band che hanno rinnegato i loro primi successi», dice Kapranos. «A me sembra assurdo. Se ti stanchi di una canzone smetti di suonarla, e magari anche di lamentarti. La nostra prima hit? È un bel pezzo da suonare, mi piace». Di Take Me Out ricorda la gestazione difficile: «Non riuscivamo a trovare il tempo giusto. Le strofe suonavano meglio veloci, i rotornelli più lenti, non sapevamo come uscirne. Poi un giorno ho detto: “Ok, facciamo così. Prendiamo tutte le strofe e mettiamole all’inizio del tempo, poi rallentiamo e chiudiamo con i ritornelli”. Non è il modo giusto di fare le cose, lo so, ma per quel pezzo ha funzionato».

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