Estate 2010, Budapest. Nell’isola di Óbuda che ospita lo Sziget gli Hives picchiano sugli strumenti offrendo alla variopinta carovana umana dei festival-goers una nuova occasione per fare festa. È la prima volta che li vedo: suppergiù trentenni, vestiti integralmente in bianco e nero, rumorosi e fuori controllo, suonano un punk-rock fresco e chiassoso che arriva dal cuore della Svezia. Sulla cresta dell’onda e forti di pezzi come Hate to Say I Told You So e Tick Tick Boom, gli Hives si stanno avviando verso un lungo silenzio: dopo quell’estate di fuoco la band pubblicherà, un paio d’anni dopo, l’ultimo album della sua carriera prima di sparire dalle scene discografiche per una decina d’anni.
Primavera 2023, Milano. Un curioso comunicato stampa che gira tra i giornalisti racconta del misterioso ritrovamento di una manciata di demo abbandonati in quella che sembra essere la tomba del principale autore delle canzoni degli Hives, il personaggio immaginario di Randy Fitzsimmons. La storia vuole che lavorando a quelle registrazioni il gruppo di Fagersta abbia prodotto il suo nuovo attesissimo disco, il primo in undici anni, The Death of Randy Fitzsimmons, che uscirà l’11 agosto.
La parabola degli Hives è una parabola sulla mancanza d’ispirazione. Cercando di combattere la reticenza del frontman Pelle Almqvist, alias Howlin’ Pelle, in collegamento su Zoom per presentare l’album, nell’approfondire la stramba figura di Fitzsimmons mi convinco che l’immaginario guru e autore della musica della band (Randy è ufficialmente accreditato come autore dal primo all’ultimo brano del gruppo su ogni singolo disco, ma secondo quanto riporta NME le canzoni sono depositate dal chitarrista Niklas Almqvist, ndr) sia il simbolo di quando qualcosa si blocca, si spezza. Prima c’era e un attimo dopo non c’è più, senza che ci si riesca a spiegare del tutto il perché. Esattamente come la sparizione – e in fondo la stessa esistenza – di Fitzsimmons.
L’uscita di un disco va festeggiata come una nascita. È di per sé un momento felice: è nuova vita, un piccolo miracolo di creatività, un regalo alla comunità. Che ci si trovi in sala parto o in uno studio di registrazione, è la nascita a finire al centro della narrazione. Si racconta la presenza, la novità. Nel caso degli Hives, invece, tutto converge sull’assenza: il disco nasce dall’assenza di Fitzsimmons e intorno alla sua assenza ruota, è l’immagine in musica di cosa significhi non riuscire a trovare le parole e le note giuste per anni, sentirsi sempre realizzati a metà. Il sesto album del gruppo è una rumorosissima – il sound è sempre quello degli Hives, un bel rock energico e cazzuto per niente banale – narrazione del silenzio.
È una storia tra le righe, non è raccontata dai testi, anche perché quelli sono opera di Fitzsimmons e, specifica Almqvist, i componenti della band non sono responsabili per lui. Analizzandoli, il filone tematico è per lo più politico, se con politico intendiamo la vita pubblica, ciò che accade nel mondo su larga e piccola scala. Ci sono anche diverse giocose ostentazioni di superiorità che Almqvist riconduce al linguaggio del rap e delle battle. «È molto nella tradizione degli Hives, di base canti che sei meglio degli altri. Ma in generale, anche nei testi, cerchiamo di essere sempre un po’ oscuri, di fare in modo che non sia tutto così ovvio», fa notare Almqvist. Ma anche qui, bisognerebbe chiederne ragione a Fitzsimmons.
Una parola che emerge spesso nella chiacchiera con il cantante è properly, opportunamente, correttamente. Howlin’ Pelle racconta che tra le insistenti voci di uno scioglimento gli Hives non si sentivano più una band properly; che il desiderio di fare properly almeno un altro album non li ha mai lasciati; che senza Fitzsimmons gli Hives non esistono e non esisterebbero properly ed è anche per questo che Almqvist non è in grado di garantire nulla su un’eventuale prossima pubblicazione dopo The Death of Randy Fitzsimmons. Non è infatti dato sapere se Randy troverà o meno nuovi modi per entrare in contatto con loro e da questo dipenderà il futuro della formazione svedese.
Chissà che il ricorrere di questo avverbio non racconti anche dell’altro sulla band. Anche in questo caso, gli spunti stanno nascosti bene tanto quanto Randy tra le parole di Almqvist. «So che siamo molto sarcastici e con un grande senso dell’umorismo, ma siamo tutti molto seri quando si tratta della nostra musica. A volte vorrei che fossimo meno seri, sarebbe molto più facile far uscire nuove canzoni», racconta. Per questa ragione Almqvist definisce poi il gruppo – composto dal fratello Niklas Almqvist e da Mikael Karlsson, Christian Grahn e Johan Gustafsson – «colpevole di pensare troppo».
Il puzzle della band in bianco e nero inizia a comporre qualche figura. La mancanza d’ispirazione è legata a doppio filo al perfezionismo e alle aspettative, a questo maledetto pensare troppo che arriva quasi come una malattia. E come una malattia non ha colpevoli. Per questo la campagna promozionale degli Hives per il lancio del disco si è basata su una finta protesta, messa in scena dalla stessa band con tanto di striscioni e call to action, contro il silenzio discografico degli Hives. Tanto per la band quanto per i fan non se ne poteva più, era il momento di scendere per strada e ribellarsi insieme al mancato seguito di Lex Hives del 2012. «Penso che i nostri fan fossero molto infastiditi dal fatto che il tempo passava e non pubblicavamo nulla. Chiedevano un nuovo disco da dieci anni. Ma pensi che noi non volessimo farlo? Ovviamente lo volevamo, anzi, saremmo stati i primi a beneficiarne. È stato divertente inscenare questa protesta perché ha fatto sembrare che non fosse colpa nostra», spiega Almqvist, aggiungendo: «Anche perché in un certo senso non lo è. È colpa di Randy Fitzsimmons e sto protestando anche io».
Riassumendo, dopo, prima o durante la mobilitazione degli stessi Hives e dei fan la band avrebbe trovato le canzoni di cui era da tempo in cerca lasciate dall’autore scomparso dei loro brani insieme a una manciata di vestiti sotto terra. Da quelle è nato il disco sulla morte, che però per la band morte non è, di Randy Fitzsimmons. Una bella favola che racconta momenti duri, una storia che racconta dieci anni di frustrazione. Con un risultato che questa volta, stando alle parole di Almqvist, ha soddisfatto le aspettative del gruppo. «Avremmo voluto pubblicare album in maniera continuativa ma questa non è stata la realtà, non c’erano canzoni principalmente. Con The Death of Randy Fitzsimmons siamo riusciti a realizzare il nostro obiettivo: pubblicare un disco che nonostante gli anni trascorsi fosse ancora ingenuo, immaturo ed energico. Non volevamo tornare come una rock band adulta perché nessuno ha bisogno di una rock band adulta».
Capitanato dal singolo apripista Bogus Operandi il disco è stato registrato interamente a Stoccolma tra la primavera 2022 e l’autunno 2023. I piani erano di inciderlo negli Stati Uniti, ma la pandemia ha cambiato le carte in tavola e gli Hives hanno così virato sullo studio di Benny Anderson degli ABBA, accompagnati dal produttore Patrik Berger. È là che la band ha portato termine il lavoro di organizzazione, arrangiamento e produzione dei materiali lasciati da Fitzsimmons. «Quando incidiamo mi capita di darmi come obiettivo quello di avvicinarmi il più possibile ai suoni che amo, a ciò che mi ha ispirato. Randy invece credo sia molto diverso in questo, penso che nemmeno ascolti musica di altri. L’ispirazione semplicemente gli arriva. Probabilmente io lavoro di più con la testa e lui con il cuore», racconta il frontman della band.
Almqvist, invece, di musica ne ascolta eccome e ultimamente si sta dedicando soprattutto al country e all’hip hop, specie quello degli anni ’90. «Sulla musica rock ormai so quasi tutto, preferisco ascoltare Johnny Cash. Poi dal rock è più difficile farsi ispirare perché è troppo vicino a noi. Se invece ascoltiamo musica classica o reggae e poi ci mettiamo a fare punk questo darà un tocco di unicità al nostro lavoro», dice. Questo non significa che Almqvist non presti orecchio alle rock band contemporanee, a volte anche autoctone. Il cantante racconta infatti di apprezzare molto i conterranei Viagra Boys, che siamo andati a vedere al Fabrique lo scorso anno: «Sono davvero felice che tu li abbia citati, sono fantastici. Per me sono la cosa migliore successa di Svezia negli ultimi dieci anni».
Per portare sul palco il loro nuovo disco gli Hives accompagneranno in tour, come opening act, gli Arctic Monkeys. Quando ho letto l’annuncio mesi fa ho pensato che gli Hives, pur con una decina d’anni sulle spalle in più rispetto alle loro ultime pubblicazioni, ricordassero alla band di Alex Turner le loro origini, quando, appena ventenni, proprio dagli Hives e dagli Strokes si sono lasciati ispirare nella decisione di mettere su una band e quando il loro sound era molto più indie rock rispetto alle più recenti evoluzioni. Come se i figli, ormai cambiati, guardassero ai padri per ricordarsi com’erano. Il cerchio si è chiuso quando ascoltando The Death of Randy Fitzsimmons è arrivato il brano What Did I Ever Do to You, con un riff che riporta subito alla mente quello di Do I Wanna Know degli Arctic Monkeys. Lo faccio notare ad Almqvist che si mette a canticchiarla. «Hai ragione, forse è una cosa inconscia. Ce ne siamo accorti solo dopo, di certo non è stato intenzionale». Sta a vedere che i figli hanno finito per ispirare i padri.
In barba alla lunga assenza, gli Hives non hanno dubbi sul fatto che ci sia ancora posto per loro. «Penso che il rock’n’roll sia eterno. Non passa neanche per il cervello, entra dritto nella tua vita. Sono sicuro che ci siano delle forme di hip hop molto più popolari al momento ma non m’interessa. C’è sempre spazio per il rock e c’è spazio anche per noi. Ci sono milioni di persone in tutto il mondo che ci amano», racconta Howlin’ Pelle. Ora che la band non è più una ciurma senza capitano è finalmente pronta per tornare a prendersi ciò che era suo. Sempre che Fitzsimmons non le giochi qualche altro scherzetto.