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Io sono Lady Gaga. L’intervista di Bruce Weber alla popstar

La popstar più potente del mondo incontra una leggenda della fotografia: due fantastici rinnegati dell'arte, che giocano da sempre su un altro livello. Un ritratto inedito dell'artista, dal 21 ottobre di nuovo nei negozi di dischi con "Joanne"
Foto: Bruce Weber. Trucker jacket Levi's

Foto: Bruce Weber. Trucker jacket Levi's

Lady Gaga è libera. E di questo ringrazia il suo buon amico Tony Bennett, e un suono chiamato jazz. Due anni dopo ARTPOP, la 29enne Gaga si è abilmente ricollocata fuori dall’aggressivo e talvolta disperato gioco delle classifiche, e ha iniziato un percorso verso lo status di leggenda, sacrificando le potenti hit dance, che hanno dato forma alla musica pop del XXI secolo, per interpretare vivaci e carismatiche versioni di standard jazz. Quest’autunno, Gaga si è espansa verso un media completamente diverso – la televisione – con un ruolo principale nella serie tv American Horror Story: Hotel di Ryan Murphy, che promette di essere ancora più sanguinosa e diabolica. Sostenuta da un innegabile talento e sicura di sé, Gaga è sincera nel suo desiderio di avere tutto ed essere tutto: artista profonda, espressionista pop, star di culto per la tv e, presto, moglie devota. Quella che segue è una conversazione con il fotografo (e appassionato di jazz) Bruce Weber, sull’argomento del vivere per il suono dell’arte.

La copertina di “Joanne” di Lady Gaga, in uscita il 21 ottobre

Bruce Weber: Ho guardato e riguardato tutte le foto del nostro servizio, e penso davvero che sia stata un’esperienza importante per me, quindi voglio ringraziarti.
Lady Gaga: Per me questo significa tantissimo. È l’unica cosa che desidero, quando collaboro con qualcuno: spero di avere qualcosa da offrire.
Bruce Weber: No, cara. Sei stata sul pezzo in ogni momento. E anche io lo sono stato. Sai, una volta mi trovavo in Iowa, e dovevo fotografare un vecchio wrestler, Dan Gable.
Lady Gaga: Hai fatto un sacco di bellissime foto di wrestler.
Bruce Weber: E un allenatore mi fa: “Tu sei una specie di allenatore di wrestling per fotografi”. E io gli dico: “Amico, da uno come te questo sì che è un complimento”. Tutti gli altri vogliono fare alta moda, ma a me piace essere considerato un allenatore di wrestling per fotografi. E anche tu sei un po’ così, mi sa.
Lady Gaga: Infatti, tu sei un vero rinnegato.
Bruce Weber: La sera che ci siamo conosciuti, eri nel tuo camerino dopo una performance incredibile con Tony Bennett, e ho pensato: non so se sono abbastanza cool per fare questa cosa, hai presente? Non so se sono abbastanza fico per fotografare questa ragazza.
Lady Gaga: Cosa stai dicendo?!
Bruce Weber: Ma poi ho capito che, in fondo, sei una ragazza di città, e mi ricordi così tanto i miei compagni di corso alla scuola di cinema della NYU. Da quando ti ho incontrato mi sono sentito molto protettivo verso di te. È una cosa che a volte provo per le persone che fotografo. Ha senso? Quando lavori con qualcuno, diventi davvero protettivo verso quella persona.
Lady Gaga: Certo, capisco benissimo. Vuoi che abbiano la possibilità di respirare. Creativamente, intendo.
Bruce Weber: Esatto. E ho iniziato a pensare a canzoni da farti cantare. Prima di tutto voglio ringraziarti per avermi fatto scoprire gli Iron Maiden.
Lady Gaga: Prego!
Bruce Weber: Non avevo pensato agli Iron Maiden per un sacco di anni. I loro testi sono fantastici.
Lady Gaga: Sono una delle migliori rock band della storia, secondo me. Alcune persone non capiscono l’importanza dell’heavy metal, la sua portata. Invece, è gente che riempie gli stadi, ancora oggi. E grazie alla cultura musicale, e alla poesia che è così potente, quando i fan si ritrovano si uniscono nell’essenza di ciò che sono davvero gli Iron Maiden. Quando la gente continuava a dirmi: “Tu sei la nuova Madonna”, io rispondevo: “No, io sono i nuovi Iron Maiden”.
Bruce Weber: Ti spendi molto in tutto quello che fai. E adesso hai fatto American Horror Story. Come vivi tutto questo?
Lady Gaga: Mi piace comunicare attraverso molteplici media. Credo che sia il diritto naturale di ognuno di noi, quello di esprimerci oltre ciò che abbiamo imparato da piccoli. Io sono molto più brava a farlo attraverso il mio lavoro. Persino con il mio fidanzato, a volte, cerco di dire qualcosa, e poi capisco che riuscirò a essere più chiara soltanto scrivendo e cantando una canzone. Ho scritto una canzone per lui l’altro giorno, e ha davvero funzionato, perché era qualcosa che non potevo esprimere a parole.
Bruce Weber: Capisco benissimo. Spero che tu abbia davvero la possibilità di lavorare con Johnny Mandel, perché credo sia un fantastico arrangiatore. Ha fatto un album splendido con Shirley Horn, lento e sognante.
Lady Gaga: Non è una cattiva idea.

Mi dicevano: «Tu sei la nuova Madonna», io rispondevo: «No, io sono i nuovi Iron Maiden»

Bruce Weber: Lui ci mette una cosa come due anni per realizzare un album. È uno che si prende il suo tempo.
Lady Gaga: Anch’io sono così, però. Credo che i miei fan, se potessero, mi ucciderebbero, ma ci metto così tanto perché scrivo tutto da sola.
Bruce Weber: Lo so, ti ho studiato, e in un certo senso è stato un bene che non l’abbia fatto prima di fotografarti, perché in questo modo ti ho potuto conoscere meglio come persona.
Lady Gaga: Hai fatto bene! Purtroppo non posso dire lo stesso, perché sapevo un sacco di cose su di te anche prima dello shooting.
Bruce Weber: Però Elton (John, ndr) mi aveva parlato di te un sacco. È un tuo grande fan, ti ama molto.
Lady Gaga: È un uomo meraviglioso. Per quanto mi riguarda, ho conosciuto le tue fotografie sotto diversi aspetti… il primo è grazie ai tuoi lavori da rinnegato. Penso che tu ti sia sentito come se la moda non potesse accettare questo tuo lato. Perché la moda non è guidata dall’arte.
Bruce Weber: Esatto.
Lady Gaga: Ma in realtà, poi, hai realmente definito un periodo della moda, come con Ralph Lauren, Calvin Klein, Abercrombie & Fitch… quindi ho detto a Stephen Gan: “Okay, voglio mettere Ralph Lauren e Abercrombie & Fitch in un frullatore insieme a Chet Baker e David Bowie. Voglio che la gente dica: non ci credo che ha scattato lui quella foto”. Sono convinta che abbiamo ottenuto qualcosa, e ci siamo evoluti insieme.
Bruce Weber: È divertente, perché mia sorella ha lavorato con David Bowie per molti anni. Lui è uno che si è guadagnato il titolo di artista.
Lady Gaga: La parola “arte”, e ciò che penso sia l’arte, per me cambia ogni due anni. In questo momento è un linguaggio, quindi voglio diventare brava con questo linguaggio e trovare nuovi modi per essere onesta e concedermi totalmente. Vivo come se fossi immersa nel mio mondo, e questo è il mondo in cui ho scelto di essere felice, perché ho trovato il modo di dire ciò che devo dire.
Bruce Weber: Un’altra persona di cui vorrei parlarti è Eydie Gormé. Ha realizzato questa canzone – non ridere – che sia chiama If He Walked Into My Life. È perfetta per te, ascolta gli arrangiamenti.
Lady Gaga: Okay, vorrà dire che dovrò cantarla per te.

Foto: Bruce Weber. Abito: Valentino. Anello: Lynn Ban

Bruce Weber: Mi piacerebbe tantissimo. C’è tanto di te in questa canzone. E Don Costa ha realizzato per lei degli arrangiamenti grandiosi. E un’altra canzone che penso tu debba ascoltare, e ti piacerà un sacco, è I’ve Got That Lovin’ Bug Itch di Eartha Kitt. Senti che figata!
Lady Gaga: Oh sì, wow! Che voce fantastica.
Bruce Weber: Per me siete nella stessa categoria, in quanto a voce.
Lady Gaga: Beh, non saprei…
Bruce Weber: Tu sei ancora una bambina, ma la tua voce è già molto matura.
Lady Gaga: Ho imparato tantissimo andando in tour con Tony e la sua band, suonando con loro fino a tarda notte nei jazz club. L’altra sera abbiamo suonato al La Fontaine, è un vecchio locale di Copenhagen. Al bar prima dello spettacolo ce la facevamo un po’ sotto, perché quelli che suonavano erano bravissimi. Buttavamo giù uno shot dietro l’altro per darci coraggio, e alla fine è arrivato il barista a dirci: “Vi decidete a salire su quel cazzo di palco?”. Quindi ci siamo andati, e quello che ho capito è che per quanta abilità io possa avere nell’utilizzare la voce, quello che mi manca sono i decenni di esperienza. È quello che rende grandi tutti quei cantanti. Cantano jazz e blues per decenni, e non si fermano, acquisiscono una saggezza che passa nella voce, e così il fascino e la passione e l’amore che hanno per quest’arte cresce continuamente e diventa una carriera. Io compio 30 anni fra sei mesi, o giù di lì.
Bruce Weber: Sei un Ariete, come me.
Lady Gaga: Come popstar di 29 anni, a questo punto della mia carriera tutti iniziano a dire: “Ah, sta diventando vecchia”. Tutti sono preoccupati di avere un corpo perfetto, un viso perfetto, capelli perfetti. Quando invece la longevità e l’eredità che lasci dipendono dall’avere una storia e un percorso da lasciare al mondo, e dalla capacità di inseguire il tuo talento finché muori. E dal fatto che, come artista, riesci ad amare la tua arte fino alla fine. È l’antitesi di ciò che mi hanno insegnato mentre crescevo, e cioè che a questa età avrei dovuto lottare per continuare a sembrare giovane e trendy. Ma in realtà non lo sono mai stata, trendy. Casomai il contrario.

Giacca: Levi’s, calze: La Perla

Bruce Weber: Beh, la frase “Born This Way” è un giusto sinonimo per il tuo lavoro, e penso che riuscirai a sentirti così anche a 90 anni. Ho avuto l’occasione di incontrare Anita O’Day nell’ultimo anno della sua vita. Un po’ di anni fa era al Newport Jazz Festival e indossava un fantastico cappello gigante e un abito da cocktail, e diamine, quella voce! Qualche tempo dopo l’ho vista sul palco, pelle e ossa, gli abiti le stavano appesi addosso a malapena, ed era ancora in grado di cantare con tutta l’anima, come se avesse ancora 20 anni. Era davvero maestosa.
Lady Gaga: È una cosa bellissima.
Bruce Weber: I musicisti jazz mi hanno dato un sacco di coraggio, perché anch’io ero un po’ timido come tu eri e sei ancora. Capisci, sono nato così anch’io. Sono stato un ragazzino strano, proprio come te. Avevo iniziato a scattare foto ai miei amici non perché fossi innamorato di loro, ma perché li ammiravo e volevo essere come loro. E la musica jazz che ascoltavo mi dava coraggio. Non so, ho sempre pensato che essere considerato diverso fosse un complimento, ma quando sei molto giovane o molto vecchio non è facile sentirselo dire.
Lady Gaga: È vero, ma è una cosa che poi cambia, no?
Bruce Weber: Sicuro.
Lady Gaga: Immagina di definire un artista “diverso” ogni anno per 50 anni. La parola “diverso” cambia di anno in anno, cambia ciò che significa nel nostro linguaggio e il modo in cui si rapporta alla cultura. Invece di “diverso”, io preferisco sempre dire “su un altro livello”. Noi siamo su un altro livello.
Bruce Weber: Quando inizio a lavorare con le persone, dico: “Spero che tu non perda il tuo lavoro per colpa di queste foto”. A quel punto mi guardano sempre un po’ nervosi.
Lady Gaga: Beh, io prego sempre che qualcuno perda il lavoro per colpa delle mie foto! È il momento in cui capisci di avere fatto centro.

La musica merita la stessa libertà che un pittore
ha con la sua tela bianca: nessuna regola

Bruce Weber: Ed è la cosa interessante del tour che hai portato in giro in questo periodo (il Cheek to Cheek Tour con Tony Bennett è terminato lo scorso 1 agosto, ndr): la possibilità di vederti cantare certe canzoni, come quelle di Billy Strayhorn, è incredibile. Perché la tua interpretazione
è diversa da quelli dei tanti artisti che l’hanno cantata. Sei fortunata, perché puoi sperimentare tutti questi generi musicali. Molti artisti non hanno questa possibilità.
Lady Gaga: Beh, questo è l’aspetto grandioso di Tony. Ho questa voce, e perché non dovrei usarla per cantare It Don’t Mean a Thing (If It Ain’t Got That Swing), o Everytime We Say Goodbye, oppure I Can’t Give You Anything but Love? Queste canzoni sono così belle, e hanno cambiato la mia vita, non penso che smetteranno mai di cambiarla. Per me, fare questo tour con Tony è stato uno di quei momenti di svolta. È come quando guardi le tue foto, o magari tutte le foto della tua vita, ne vedi una e dici: “Sì! Quella”. Quel giorno era mio, c’era qualcosa di speciale nell’aria, in quel momento della mia vita, perché ero riuscita a rialzarmi da terra.
Bruce Weber: Conosco quella sensazione.
Lady Gaga: Non voglio smettere di cantare jazz. Pubblicherò sempre la mia musica, ma non voglio smettere di cantare i classici. È qualcosa che non ti stanchi mai di fare, perché sai che ogni volta sarà diversa. Eseguire le mie canzoni per me non sarà più lo stesso. Questa esperienza ha dato nuova vita al modo in cui le canto, perché adesso voglio che siano diverse in ogni performance. Nella musica pop la gente è contraria a questo genere di cose. È come se fosse una questione matematica, un processo elettronico, condotto in modo molto preciso. Mentre il jazz può essere preciso, ma anche trasandato, primitivo, ingenuo. Ci sono molti più colori con cui dipingere, perché al momento non è una musica connessa al mainstream. Tranne che attraverso me, forse.
Bruce Weber: La musica ci mette in contatto con la nostra anima. È come quella canzone, One for My Baby (and One More for the Road) – ma io ci metto “lady” al posto di “baby”.
Lady Gaga: Alcune persone pensano alla musica, e quindi al pop, al rock, al rap, all’hip hop. Li elencano come categorie, ma la musica merita la stessa libertà che un pittore ha con la sua tela bianca: nessuna regola. Il jazz è questo. È ciò di cui avevo bisogno in un momento della mia carriera in cui mi sentivo come un animale in gabbia. E sapevo che potevo realizzare molto di più fuori dalla gabbia, che dentro.

Questo articolo è pubblicato su Rolling Stone di novembre.
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