Sulla terrazza di un nuovo hotel a Milano, in zona Porta Garibaldi, Irama e Rkomi raccontano il loro primo album assieme, No stress. «Organizziamo un bungee jumping?», dice Rkomi per rompere il ghiaccio. Il joint album arriva dopo le collaborazioni in 5 gocce, dall’album di Irama Il giorno in cui ho smesso di pensare, e Luna piena, dall’ultimo disco di Rkomi Taxi Driver, oltre all’esperienza fatta assieme nella terza serie di Celebrity Hunted.
I due raccontano la nascita del disco non come il frutto di un’operazione di marketing, ma di un incontro spontaneo avvenuto tra Miami e Los Angeles. Seguirà un tour nei palazzetti che partirà il 25 novembre da Firenze, passando per Napoli, Roma, Milano, Bologna e per finire a Torino il 14 dicembre. Stanno già iniziando a lavorarci insieme a Shablo, loro direttore artistico.
Com’è nato il disco?
Irama: Arrivavamo da un periodo in cui le cose andavano bene, i nostri rispettivi dischi andavano bene, eravamo felici dei risultati non solo a livello numerico, ma anche del percepito dalle persone. Questa cosa, come spesso capita, aveva creato aspettative e tensione e le abbiamo volute esorcizzare intitolando l’album No stress. Il disco fotografa un momento vissuto insieme a Los Angeles, dove ci siamo trovati. La scrittura è avvenuta in modo naturale anche grazie alla condivisione di viaggi, di case e di musicisti hanno fatto nascere No stress prima che ci fosse già l’idea di lavorare a un disco insieme.
Da chi, da cosa derivava la pressione?
Rkomi: Da noi stessi, le aspettative sono nostre. Nel mio caso fare qualcosa di meglio di Taxi Driver. Perciò No Stress è un modo per ricordarmi di stare tranquillo e di vivermi questo progetto con tranquillità, anche perché è nato in modo molto leggero, veloce e con un approccio internazionale
Sembra effettivamente un disco leggero, semplice…
Irama: Raccontare le cose nel modo più semplice possibile vuol dire non aver paura di dirle. A volte scrivere in modo complesso significa nascondersi.
Al contrario, Gravità, è una traccia dark che non ti aspetti in un disco del genere…
Rkomi: Non riprendo spesso un mio testo. Per Gravità l’ho fatto, è un testo ripreso da Taxi Driver che non ero riuscito a intavolare bene. Ho ripreso l’attacco e una parte della strofa che mi hanno ispirato a scrivere il resto.
Irama: Per me è uno dei pezzi più profondi del disco, uno di quelli più sentiti. E il ritornello di Mirko è maestoso. Non vedo l’ora di farlo live.
Rkomi: Ha avuto lui l’intuizione di rendere il ritornello gigantesco con cori e archi.
Vi preoccupano i numeri che farete?
Irama: Il mercato è un po’ cannibale oggi, ti spinge a buttare fuori cose e generare i numeri. Solo il tempo e non i numeri dello streaming darà modo di giudicare questo progetto. Siamo stati tutti primi in classifica, abbiamo tutti fatto un qualche record. Però rimani solo se tra 30 anni qualcuno per strada canterà i tuoi pezzi. Questo vuol dire lasciare qualcosa, che si tratti di una canzone leggera o di una canzone più pesante.
Una parte del vostro pubblico sta crescendo insieme a voi che state diventando più maturi.
Rkomi: Ora uso un altro linguaggio rispetto a quando facevo dischi e avevo 24 anni. Ma non sento responsabilità nei confronti di chi mi ascolta, se non nei miei confronti.
Quindi non avete paura per come andrà?
Rkomi: La paura è quella che avevo il primo album: piacerà? Farà bene?
Irama: Ci abbiamo messo tutto il nostro lavoro e si sente, se uno lo ascolta lo capisce.
Vi siete presi qualche libertà in più in questo progetto?
Rkomi: Non direi più del solito, ho solo provato a stare lontano da cose ho fatto in passato e che vorrò fare in futuro.
Irama: Ero con Shablo a Los Angeles e c’era un pezzo, Hollywood, nato dalla voglia di Mirko di fare qualcosa di più positivo. Io sono più più dark, lui però ha insistito. Ci ho messo un po’ ad entrarci, ma mi ha dato la libertà di fare una cosa che non altrimenti avrei mai fatto. Poi, riprendendo il titolo, sentiamo di avere meno responsabilità e abbiamo vissuto la produzione con più libertà e meno pressione.
Volete raccontarci qualcosa in più sull’artwork?
Rkomi: Volevamo rappresentare il titolo e volevamo far capire la sensazione di claustrofobia che sentivamo. E quindi, siamo dentro questa macchina con dentro delle belle ragazze. È l’altra faccia della medaglia, spiega quanto ci piace questo stress. Ci ironizziamo, sdrammatizziamo.
Irama: È uno stress però a volte ci giochiamo, ci stiamo bene, lo cerchiamo.
Qual è la prima persona a cui l’avete fatto ascoltare?
Rkomi: Mia madre. Poi ho scoperto che anche lui ha fatto lo stesso.
Irama: I pezzi preferiti della mia sono Sexy e Gravità.
Rkomi: Quelli della mia Gravità e Sulla pelle. Prima evitavo di chiedere un parere a mia madre e invece nell’ultimo anno se c’è un evento radio o una roba televisiva chiedo a lei com’è andata perché quando faccio una cazzata me lo dice subito.
Irama: Mia mamma è una persona di grande cultura ed è spietata. Se ho fatto cagare me lo dice ed è quello di cui ho bisogno adesso.