John Lydon
Che luce sia
Il tour dei PIL che arriverà in Italia a luglio, la reazione alle morti della moglie Nora Forster e dell’amico e manager Rambo, l’isolamento e infine il senso di liberazione provato mettendosi a nudo. Ma anche «quelle teste di ca**o dei Sex Pistols», i programmi degradanti «per cui vengo preso per il cul0», Taylor Swift che è «merd@ in scatola» e Trump che «è orribile, ma farà le cose»
I PIL si esibiranno il 21 luglio al Mojotic di Genova. Foto: Andres Poveda
Intervistare John Lydon non è mai stato semplice. Provocatore, allergico alla banalità e sempre pronto a ribaltare il tavolo, ha fatto della frizione con i media quasi un’estensione del suo linguaggio artistico. Ex voce iconoclasta dei Sex Pistols e mente inquieta dietro ai Public Image Ltd, Lydon ha sempre rifiutato di essere incasellato, affrontando ogni domanda come se fosse una sfida personale. Per i giornalisti avvicinarlo significa spesso prepararsi a un corpo a corpo verbale dove l’unica certezza è l’imprevedibilità.
Eppure dietro l’armatura del personaggio delle frasi taglienti e sarcastiche, negli ultimi anni si è intravista un’umanità più esposta. La perdita della moglie Nora Forster, compagna di una vita, e quella del suo storico manager e amico fraterno John “Rambo” Stevens hanno lasciato un segno profondo. Lydon ne ha parlato con un’emozione trattenuta, ma sincera, mostrando una vulnerabilità che raramente aveva concesso al pubblico.
Nonostante tutto, o forse proprio per questo, a luglio tornerà sul palco con i PIL per tre date italiane: il 19 al Cinzella di Grottaglie (TA), il 20 al Bonsai di Bologna, il 21 al Mojotic di Genova. Un ritorno che promette di essere intenso, personale, e forse – in modo tutto suo – anche un omaggio a chi non c’è più.
Quando mi hanno detto che stavo per parlare con te, tutti mi hanno chiesto se avessi paura.
La stampa negativa su di me è sempre così incredibilmente esilarante. L’unico motivo per temere me e le mie parole è se sei una persona cattiva. Altrimenti, sei al sicuro come a casa.
Sai, sono cresciuto con Sex Pistols e PIL, quindi parlare con te è un po’ come parlare con Elvis…
Dio, sì, beh, sono quasi grasso come Elvis, quindi sono in buona compagnia.
Sei davvero caustico come dicono?
(Ride) Caustico? No, sono spiritoso. Mi godo la vita e vado d’accordo con la maggior parte delle persone. E ho scoperto molto presto che l’umorismo risolve molti dei problemi della vita che invece l’intellettualismo non risolve. Infatti hanno pensato per anni che fossi un coglione. Magari un idiot savant, ma sempre un idiota. Se riesci a ridere di te stesso, poi, tutto il resto diventa esilarante.
Dunque non c’è nulla per cui tu ti senta colpevole o per cui chiedere scusa?
Colpevole? No. Però quando ho fatto del male a qualcuno mi sono sempre scusato. Sono molto aperto e onesto nei miei rapporti con le persone. Non ho segreti oscuri. Certo che ho dei segreti, ho fantasie sporche come tutti, ma sono mie. E a volte prendono vita in una canzone.
Dopo quello che ti è successo negli ultimi anni avevi detto che ti saresti fermato. Poi cos’è successo?
È successo che mi sono imbarcato in un lungo tour di spoken word, qualcosa che prima mi sembrava davvero stupida. Infatti ci ho messo un po’ per convincermi che fosse una cosa buona. Avevo il sospetto che avrebbe potuto essermi utile, ma non sapevo se sarei stato in grado di farcela. Invece l’enorme empatia del pubblico mi ha davvero rimesso in asse e mi ha aiutato ad affrontare il dolore in modi che ignoravo completamente. Forse avevo solo paura di mettermi completamente a nudo. È stato fantastico, una vera rivelazione.
C’è stato uno scambio a livello di confessioni o eri tu ad arrivare e parlare?
È cambiato col tempo. Inizialmente era più una cosa da me a loro, quasi unilaterale. Poi prima di iniziare le serate ho cominciato a passare un paio d’ore con chi avrei incontrato, una specie di meet and greet, e ho iniziato a prendere spunto dagli incontri per gli argomenti della serata. È lì che si è trasformato in una condivisione totale. Erano tutti così aperti, per metà del tempi mi sentivo una specie di televangelista. Ed è stato meraviglioso. Odio la parola, perché suona male, ma è stato davvero catartico per entrambe le parti. E sento che siamo diventati veri amici grazie a questo. Dopo ogni singolo evento ho avuto la sensazione di essere meno solo.
Davvero non ci sono mai stati eventi spiacevoli nel presentarti così senza filtri?
No, detto ciò, c’era sempre un 1% di persone completamente negative. Una in particolare, un perfetto coglione, mi ha accusato di aver fatto il tour per cercare di trarre profitto dalla morte di mia moglie Nora. È difficile confrontarsi con una cosa del genere, sai. Ma anche in quel contesto, ho cercato di chiedere scusa dopo la mia reazione.

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Nick Cave ha detto che dopo le tragedie che ha dovuto affrontare ha sentito il bisogno di toccare fisicamente le persone, di sentirle nel vero senso della parola. Hai provato qualcosa di simile?
No, non proprio. So che la maggior parte delle persone sono sporche e fanno fatica a lavarsi, quindi volevo evitare tutte quelle malattie legate alla poca igiene. E poi ho capito che devi limitare quel tipo di cose, perché oggi saresti immediatamente accusato di molestie. Qualcuno potrebbe arrivare con l’intenzione di fare un po’ di soldi e mi sono già trovato in situazioni del genere in passato. Quindi ora sto molto attento a che seni toccare. È una questione di scelta.
Come è cambiata la tua prospettiva sulla vita e sulla morte dopo aver perso due delle persone più importanti della tua vita?
Beh, penso che le due persone più importanti perse, in primo luogo, siano state mia madre e mio padre. Molto, molto tempo fa. E pensavo quasi di riuscire a gestirlo ormai. E poi è arrivata la morte della mia adorabile Nora, seguita subito dopo dal mio migliore amico Rambo. Un groppone piuttosto hardcore che si è insinuato nelle profondità dell’anima. Però proprio mia mamma e mio papà, quando ero giovane, mi hanno insegnato a non piombare mai nell’autocommiserazione, perché in quel modo l’unica cosa che fai è armare il tuo nemico.
Quindi cosa hai fatto?
Ovviamente mi sono quasi annegato nell’alcol, come mi era capitato in passato, ma sono arrivato al punto in cui non ero nemmeno più ubriaco, non aveva alcun effetto e non mi aiutava nemmeno con il dolore. Quindi ho deciso di affrontarlo. E ora sono lucido, più o meno, e desideroso di incontrare più persone possibili e fare il mio disco più personale. È un’esperienza che devi affrontare.
Da che punto di vista?
Non c’è un punto di vista. Semplicemente me ne fregherò di tutto, tanto non ho più niente da perdere. Come ti ho detto, le persone che incontro, parlare con i fan o qualunque termine tu voglia usare per loro, mi ha insegnato moltissimo. Quando tu pensi di star affrontando la più dolorosa delle situazioni, loro stanno molto peggio. Ho capito che il problema più grande sono la solitudine e l’isolamento che provi in certe situazioni. Ti confesso che, come mia mamma e mio papà, Rambo e Nora a volte mi dicono cose che mi ricordano chi erano e questo è molto, molto bello. Non se ne vanno mai. Non ti lasciano mai perché hanno lasciato il segno su di te. E questo stato della mente continua fino al giorno della tua morte.
Vedremo mai in Italia il tour di spoken word?
Spero di sì. Ci stiamo lavorando proprio in questi giorni. Mi dicono che il problema potrebbe essere la barriera linguistica, ma non è tanto la lingua che conta, sono le espressioni. Le espressioni sono le stesse in ogni angolo del mondo. E poi ho viaggiato abbastanza a lungo per sapere che tutte le culture si riducono fondamentalmente agli stessi principi, amore e odio. Sono due facce della stessa medaglia. Per questo odio amare me stesso.
E tutto questo dal vivo invece come si evolverà?
Saranno concerti decisamente più incazzati, più rock diciamo. Abbiamo dovuto a malincuore dividerci da Bruce Smith, per via di problemi familiari irrisolvibili. Mark Roberts ha già lavorato con il nostro chitarrista Lou Edmunds, quindi conosce molto bene i nostri paesaggi musicali. Sai, l’importante è che sappia suonare tutti quei ritmi dispari mediorientali. Per un batterista è roba molto complicata. Non come per chi canta: sei stonato? Sì? Allora sei subito mediorientale. Il prossimo sarà un mese di prove serrate, in un paio di settimane conto di avere una set list definitiva.
Sentiremo già qualcosa di nuovo?
No. Inizieremo a scrivere nuovo materiale proprio lì, prima di iniziare il tour. Molte cose nasceranno sul tour bus, perché è così che ci piace. Poi ci sarà una lunga pausa e torneremo in studio sotto Natale. Perché non vedo alcun motivo per non lavorare durante il Natale.

Lydon e i PIL nella sala prove nelle Cotswolds. Foto: Rob Browne
Di recente hai parlato della nuova formazione dei Sex Pistols come di una band di karaoke.
Sì, beh, solo perché mi è stato chiesto. Altrimenti non l’avrei mai fatto. Ma è quello che è. Dicono che non gli piaccio, che non possono lavorare con me, ma mi hanno tenuto segrete così tante cose per anni che mi sono persino rotto i coglioni di parlarne. Però loro insistono e cercano sostituti ogni anno. Già era una presa per il culo con Billy Idol e ora raggiungono l’apoteosi dell’idiozia con questo tizio (Frank Carter, ndr). Se non ti piaccio, allora lascia stare le mie canzoni, perché chiaramente non le capisci.
Qualche settimana fa sono state pubblicate le registrazioni delle ultime date americane dei Sex Pistols del 1978. Sei stato coinvolto in qualche modo?
Quelle teste di cazzo mi hanno portato in tribunale usando i soldi di Walt Disney solo per ribadirmi che ho solo un quarto di quota nelle decisioni della band e quindi che, in linea generale, gli altri tre voteranno contro di me su ogni questione. Quindi ogni sorta di merce spazzatura e pubblicazione per fare soldi a buon mercato sulla gente, anche in futuro, sarà causata esclusivamente da questi bastardi. Non c’è più alcun livello di gusto, solo avidità. E la causa in tribunale riguarda il fatto che io impedisco loro di rovinare la nostra reputazione. Abbiamo passato anni insieme a rovinare la nostra reputazione e ora lo fanno per le ragioni peggiori. C’è qualcosa di ironico in tutto ciò. Amo ancora molto quello che ho fatto nei Sex Pistols e vorrei che tutti guardassero a quel periodo con grande attenzione. Ma non così. È una roba da crociera a tema, potrebbe chiamarsi Viaggio nel buco del culo con i nuovi Sex Pistols.
Quindi ti senti ancora il cantante dei Sex Pistols?
No, non canterei mai più con quei coglioni: perché dovrei fargli guadagnare altri soldi? Non succederà. Troppa crudeltà. Trovo molto difficile credere che abbiano pianificato di portarmi in tribunale sapendo che mia moglie stava morendo. È stata una cosa da figli di puttana. Le cose avrebbero potuto essere risolte in un altro modo, bastava essere diretti e sarei stato molto più amichevole dietro le quinte. E avremmo potuto persino festeggiare con qualche birra. Ma no, hanno scelto questa strada. Ho dovuto sborsare due milioni di sterline nel giro di pochi giorni, mentre mi occupavo di una malata di Alzheimer. Fondamentalmente volevano paralizzarmi finanziariamente, emotivamente e in ogni altro modo.
Sei stato uno dei pionieri del punk, poi un anno dopo già ti eri stancato e in pratica hai creato il post punk. Vent’anni dopo hai provato con l’elettronica di Psycho’s Path. Eri fuori tempo massimo?
No, proprio per niente. Quel disco doveva uscire due anni prima. Dentro c’era anche Moby. E chi cazzo aveva mai sentito parlare di Moby prima? Aveva tutto per funzionare a metà anni ’90. Pensa ai Prodigy e a tutta quella roba. Però con in più il mio background. Invece quei figli di puttana della Virgin lo pubblicarono e lo ritirarono subito dal mercato. Mi convinsero a fare la reunion con i Sex Pistols e a lavorarci per bene dopo. Poi mi dissero che quelli con cui avevo parlato erano andati via e mi hanno fottuto. A quel punto il mio disprezzo per le case discografiche era così grande che ho iniziato una lotta senza fine per trasformare i PIL in una società indipendente, lontana dalla manipolazione e dalla dittatura delle case discografiche. Per trovare i soldi per produrre i miei dischi ho fatto le cose più degradanti, tipo tutti quei programmi per cui vengo ancora preso per il culo.
Comunque suona ancora moderno.
È una grande produzione, un grande album, ma nessuno lo conosce. Non riesco a immaginare cosa avrebbero detto alla Camera dei Lord ascoltando quell’album. Voglio dire, inizia con una canzone d’amore per un serial killer, John Wayne Gacy. Quel cazzo di clown psicopatico, hai presente? Prende in considerazione la possibilità che ci sia uno psicopatico in ognuno di noi, ma la misura dell’uomo sta nel punto in cui riusciamo a fermarci. E se non esplori le emozioni umane, non arriverai mai a capire nessuno di noi, incluso te stesso. Quindi ecco, fu un’occasione mancata.
Hai criticato spesso artisti pop moderni, come Taylor Swift e Lady Gaga.
No, c’è differenza. Taylor Swift è merda in scatola, invece amo Lady Gaga. Certo, è sfacciatamente aziendale, ma funziona molto bene, è molto spiritosa. Sento una corrente sotterranea di ironia e di sarcasmo che adoro. E le canzoni sono fantastiche per ballare. Se ci pensi poi, tutto questo viene da una ragazza davvero brutta. Fa davvero bene a mascherare la sua bruttezza in ogni modo.

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Parlando di Donald Trump, invece, l’hai difeso per anni. Sei soddisfatto dell’inizio del suo nuovo mandato?
Non l’ho mai difeso. Non mi piace nel modo più assoluto. Dico solo la verità. L’America veniva fregata dalle politiche del Partito democratico. Basta guardare la distruzione sistematica di ogni grande città che i democratici hanno gestito per capire che il problema era molto serio. Trump offre una via d’uscita da questo. Francamente, non mi piace nessun politico e posso dire tranquillamente che Donald Trump non è un politico. Non è nemmeno un bravo ragazzo. È orribile, cazzo. Ma farà le cose. Se un’azienda è fallata, prendi un ragazzo che possa riparare la falla. Semplice e chiaro. È questo che vuole la maggior parte della gente della classe operaia in America e io sento di far parte ancora di quella fazione.
Lo hai definito un Sex Pistols della politica. Dunque potrebbe essere una grande truffa?
L’ho definito così perché mette la praticità al di sopra della teoria politica. Non credere che sia più idiota di chi l’ha preceduto. Mica erano istruiti gli altri. Erano degli idioti istituzionalizzati. Poi non vedi come balla alle convention? È esilarante, potrebbe riempire le arene. Chi governa non deve stare lì per compiacerci con belle banalità. È lì per risolvere i problemi. Altrimenti, il mondo della politica diventa solo una fottuta sfilata di moda. E Donald indossa i vestiti peggiori che abbia mai visto. Non importa quanto possa pagarli, sono una merda.
In una delle date italiane suonerete a Bologna. Dovresti ascoltare gli Skiantos. Tempo fa Iggy Pop li ha passati nella sua trasmissione radiofonica.
Non devo ascoltare nessuno, ma accetto pienamente i consigli. Il fatto che li abbia messi Iggy Pop non sposta di un centimetro la mia curiosità, però hanno un bel nome, mi sembra una malattia venerea, qualcosa che puoi trovare in qualche vecchio slip ai margini della strada. Li ascolterò.
Volevo ringraziarti, perché quando morì mio padre la tua musica mi ha aiutato ad andare avanti.
Grazie a te per averlo condiviso. Beh, allora hai notato che la morte è molto presente nella mia musica, ma sempre da un punto di vista positivo. Non c’è morbosità. Non ci sono tendenze suicide. Proprio il contrario. Che luce sia.