Ketama126 che canta Ozzy Osbourne che rende omaggio a John Lennon sarà uno dei momenti più originali di Lennon 80, il grande concerto in streaming organizzato da Live All per festeggiare gli 80 anni della nascita del Beatle e raccogliere fondi per Sosteniamo la musica. Presentato da Lodovica Comello in diretta dal Fabrique di Milano, l’evento si terrà lunedì 16 novembre alle ore 21 e aprirà la Milano Music Week.
Oltre a Ketama126 ci saranno Morgan, Arisa, Selton, Noemi, Federico Poggipollini, Omar Pedrini, Galeffi, Leo Pari, Cristiano Godano (Marlene Kunz), Dente, Filippo Graziani. Saranno tutti insieme ad una super band composta da Marco Carusino, Gianluca de Rubertis (Il Genio), Roberto Dell’Era (Afterhours, The Winstons), Danysol, Sebastiano Forte, Walzer, Enrico Gabrielli, (Calibro 35, PJ Harvey), Lino Gitto (The Winstons), Andrea Pesce (Tiromancino). L’evento sarà visibile sul sito www.live-all.com e sulla relativa app. I biglietti sono in vendita a questo link.
Abbiamo chiesto a Ketama si di raccontarci la sua scelta e il suo rapporto con la musica e il mondo di John Lennon.
Facci uno spoiler, quale pezzo canterai lunedì sera?
Farò Dreamer di Ozzy Osbourne, che conosco molto bene. Lennon era l’artista preferito di Ozzy, che gli ha reso omaggio con Dreamer, che nel testo si rifà esplicitamente a Imagine. Le due canzoni parlano fondamentalmente della stessa cosa.
Ti senti anche tu un sognatore come Lennon?
Sei sei cantante, un po’ sognatore devi esserlo. E questo periodo di Covid mi ha fatto prendere ancora più coscienza del mondo di merda in cui viviamo.
Da “palline e troie” a “pace e amore”?
Se faccio parte della Lovegang un motivo ci sarà. Vogliamo amore, odiamo le ingiustizie. Poi è vero che con la mia musica voglio che la gente dimentichi il mondo, che si diverta. Non mi va di spingere la merda che odio, ma chissà, magari arriverà il momento in cui farò musica per far pensare a queste cose, per far incazzare la gente, per spingerla a fare qualcosa. E poi, oh, nemmeno Ozzy era uno che cantava tutto il tempo di pace e amore.
In Lennon c’era un interessante contrasto fra il carattere strafottente e certe devastanti fragilità. Ti ci riconosci?
In maniera diversa da Lennon, ma i dualismi fanno parte del mio immaginario. Ho fatto Oh Madonna in cui le immagini sacre erano mischiate ad altre profane. Chiunque al mondo, non solo Lennon, non è mai totalmente buono o totalmente cattivo. Se non ne hai la consapevolezza, non sei un artista.
Lennon cantava che “la vita comincia a 40 anni”, anche se poi a 40 anni l’hanno ammazzato. Tu ci pensi mai a come sarai a 40 anni?
Ci penso spesso. Dopo la Music Week vorrei andare in Kenya a investire per il mio futuro.
Dici davvero? In cosa?
Non lo so, in chiringuiti. Faccio il piccolo Briatore (ride). Intanto vado a vedere, sai, per il futuro. Un piano B. Anzi no, un piano A2.
Dicci una canzone di Lennon che ha fatto parte della tua vita.
Da ragazzino mia mamma aveva la compilation di Beatles, quella intitolata 1. Erano tutte hit, dalla prima all’ultima. Il pezzo a cui sono più affezionato è Come Together. Si sente che Lennon aveva preso molto dal blues e forse proprio questo è la mia preferita, amo il blues.
Il concerto di lunedì sarà in livestreaming. Hai visto esibizioni online negli ultimi mesi? La tua preferita?
Quella di Gunna, quand’è uscito il suo disco Wunna. Il più figo di tutti: stava su una terrazza a Los Angeles, aveva la band, i pezzi erano riarrangiati. Quasi un concerto vero, anche se non c’era il pubblico.
E tu, quando l’hai fatto l’ultimo concerto col pubblico?
L’ultimo live vero e proprio, con una band in una sala da concerto, è stato a Padova il 21 febbraio. Abbiamo suonato alla Padova Hall, abbiamo stretto le mani a 2000 persone. Mi sveglio il giorno dopo e la prima notizia è che c’è stato il primo morto di Covid in Italia. E sai dove? A Padova.