Per la copertina del suo album di debutto Cheap Queen, Mikaela Straus si è trasformata in una “drag persona” con un trucco iper-stilizzato. «È una versione femminizzata di me stessa», dice la musicista, 20 anni, che si esibisce con il nome d’arte King Princess. «E la adoro, perché rappresenta qualcosa di cui ero terrorizzata fino all’anno scorso, più o meno».
Inventando quel personaggio Straus ha superato la fine di una relazione romantica. «Incapsulare tutti i tuoi sentimenti in una canzone di tre minuti può essere davvero catartico», dice. Il risultato di questa tristezza post-separazione è Cheap Queen, un album che combina una produzione in stile R&B con testi crudi e senza filtri. “And your clothes are still in my drawers / Like you’re haunting my home”, canta in Isabel’s Moment, accompagnata da accordi solenni di pianoforte. I brani sono stati arrangiati cronologicamente, dalle canzoni che raccontano i momenti più strazianti fino a quelle sulla guarigione. «Il disco inizia raccontando sensazioni completamente diverse dal finale, e questo è quello che volevo», dice. «Volevo che tutti facessero il mio viaggio».
L’LP è il culmine di due anni di attesa iniziata con 1950, il singolo del 2017 nato come parodia della nostalgia pop e diventato un inno romantico (“I hate it when dudes try to chase me / But I love it when you try to save me”).
Straus è stata nell’industria discografica per tutta la sua vita; cresciuta a Brooklyn, il padre possedeva Mission Sound, uno studio dove hanno registrato Arctic Monkeys e Animal Collective. «Papà è un vero snob», racconta. «Diceva: “Questa band fa schifo”, e io pensavo: “Per me sono da 10”. Ho sviluppato una certa eloquenza su musica e suono grazie a lui». Per Straus, la carriera musicale è sempre stata un obiettivo chiaro: «Lo volevo fare fin da quando ero piccola. Non credo avessi altre opzioni. Questa è roba mia».
Nel 2018 Mark Ronson l’ha ingaggiata nella sua etichetta Zelig e le ha chiesto di cantare nel suo album Late Night Feelings. Quando ha registrato un paio di canzoni di Cheap Queen al Mission Sound, Ronson è andato a trovarla. «Io pensavo: “È un trip”», dice Straus. «Il mio padre biologico e quello professionale sono insieme e lavorano sulla mia musica? È davvero strano».
I bis-bis-nonni di Straus, Isodor e Ida Straus erano tra i 1500 passeggeri morti a bordo del Titanic, nel 1912. Quando Ida ha scoperto che suo marito non sarebbe salito sulla scialuppa di salvataggio per far posto a donne e bambini, si è rifiutata di lasciarlo solo ed è rimasta a bordo della nave. Più di un secolo dopo, la tragedia della coppia è una delle storie più famose dei passeggeri del Titanic (sì, appaiono anche nel film di James Cameron).
La loro determinazione ha influenzato Straus. «È come se avessero detto: noi moriremo insieme», dice. «È una cosa folle, una decisione impulsiva che sento molto mia. Erano molto ricchi, ma non ho ereditato il loro denaro. È stato un po’ frustrante, ma chissenefrega» (quando le dico che, in quanto fan di Titanic, ho di recente visto la tomba dei suoi parenti, mi guarda con approvazione: «È molto fico»).
Nonostante si identifichi come queer e lesbica, Straus non è convinta della definizione “queer pop” data alla sua musica. «Credo rappresenti qualcosa», dice. «La gente ha capito che siamo stanchi della narrativa eteronormativa. La verità è che non ci sono molti gay nella mia posizione. Le cose stanno cambiando, ma essere gay è redditizio e alla moda solo da pochi anni. Ora è il momento che la gente si senta libera di essere gay e faccia musica».
«Definirmi queer pop è come dire che la sessualità è un genere musicale», continua. «Non voglio essere in una categoria definita dalla sessualità. È ridicolo. Voglio competere con tutti. Se dovete paragonarmi a qualche altro artista, pensate anche a quelli etero». In ogni caso, la musicista sa bene che significato ha Cheap Queen per i fan queer. «È davvero per i gay», dice. «È stato scritto per tutti, certo, ma credo che i gay penseranno: “Cavolo, le mie emozioni sono tutte qui e lo adoro!”».