La formula neo soul di Sampha: consapevolezza, sensibilità, zero overthinking | Rolling Stone Italia
Prima regola: semplicità

La formula neo soul di Sampha: consapevolezza, sensibilità, zero overthinking

Il successo di ‘Process’ lo ha portato a collaborare con Kendrick Lamar, Kanye West, Frank Ocean. Ora dopo una lunga attesa torna con ‘Lahai’. «Parla di essere felice e al posto giusto»

La formula neo soul di Sampha: consapevolezza, sensibilità, zero overthinking

Sampha

Foto: Jesse Crankson

Dopo aver vinto un Mercury Prize con l’album di debutto Process, nel 2017, per Sampha Sisay era stata tracciata una strada di successo e notorietà pubblica quasi contraria alle sue stesse e riservate ambizioni: il monito era diventato fuggire dai riflettori, dalla frenesia dei tour e dei live in giro per il mondo per ritrovare la serenità che quella musica gli aveva dato mentre scriveva. Si trattava, del resto, di un disco già follemente maturo che esorcizzava il lutto della madre, parlava della solida speranza riposta nella musica e nel suo inseparabile pianoforte tra eleganza jazz, elettronica e r&b malinconico.

Da Kendrick Lamar ad Alicia Keys, da Kanye West a Drake, passando per Frank Ocean e Solange, tutti i più grandi si erano nel frattempo accorti di quanto quella semplice e genuina ma così potente musicalità avesse dato al soul una nuova, abbagliante luce: voce e piano, la giusta ritmica e pochi fronzoli. Più che ogni altra cosa, una spiccata dote nel saper comunicare delle vere emozioni. Presosi una buona dose di tempo per processare ciò che era successo in questi anni (e che lo ha catapultato di diritto nel novero delle più promettenti astri della scena pop) Sampha tornerà finalmente domani con nuovi pezzi del suo personale puzzle in Lahai.

Già dal titolo, ispirato al nome del nonno paterno (che è anche il secondo nome dello stesso Sampha), Lahai si sofferma sullo stupore e sulla magia della vita, facendosi affascinare dal linguaggio ineffabile del tempo e della scienza, dalla connessione viscerale con la storia della sua famiglia, dall’amore e dalla spiritualità. E come ci conferma, quando lo raggiungiamo per farci raccontare ancor più da vicino di questo importante secondo capitolo, ha molto a che fare, in fin dei conti, con la sua innata dote di descrivere la vita in maniera semplice. Ma con una sensibilità fuori dal comune: «Sono stati anni intensi. È successo che dopo il tour di Process ho preso del tempo da dedicare a me stesso, anche per trovare le energie giuste per scrivere nuova musica. Alla fine c’è voluto un po’. In mezzo c’è stato il Covid e sì, sono anche diventato papà».

Sampha - Spirit 2.0 (Visualiser)

E di fatto, come successo già in passato, nella sua musica Sampha fa un ritratto di ciò che di più importante gli succede attorno, come la nascita della figlia, senza risultare mai banale: «Ha decisamente influenzato la prospettiva, le idee di questo nuovo percorso. A volte la sua energia è così simile a quella di mia madre, è una sensazione strana. È bello pensare che, anche se non ho avuto un legame così diretto con mia madre, lei è in qualche modo legata a un filo che continua, che viene portato avanti». Nell’enfasi della vita e nel trasporto di nuove emozioni che per questo comunica Lahai, l’artista di Morden riesce a filtrare l’emozione di diventare padre tra le righe di un discorso ancora più ampio.

L’album, infatti, riflette anche la consapevolezza dell’eredità intergenerazionale della sua famiglia: l’educazione del padre a Kamabai, in Sierra Leone (documentata nel cortometraggio Process di Khalil Joseph), il viaggio della famiglia verso il Regno Unito e la nuova vita di Sampha, a Londra: «Mi capita spesso di usare il tempo in studio per parlare con me stesso, attraverso la musica, per connettere il passato con ciò che sto facendo. È quanto successo di nuovo nell’album, si tratta di un viaggio che mi ha connesso con la mia famiglia, con la mia storia», dice. «E accade spesso, anche se non ho un metodo. Sono immagini che la musica mi fa raccontare in maniera naturale».

Forse una maturità diversa rispetto a Process, diciamolo, c’è. Quello che sembrava già un disco fortemente adulto, concepito da un allora ventottenne Sampha, trova disseminati riferimenti tra letteratura, scienza e storia, come il classico di Kodwo Eshun More Brilliant Than the Sun (in Italia pubblicato come Più brillante del sole), riferimenti alla storia della musica nera, la fantascienza e la theory fiction. Persino l’ode per la favola spirituale che ha segnato generazioni di bambini, Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, a cui è esplicitamente dedicato il brano Jonathan L Seagull (JLS).

Lahai si manifesta traccia dopo traccia con un senso di meraviglia verso il futuro. Già dall’apertura di Stereo Colour Cloud suggerisce un mood fatato, fatto di energetica dolcezza. C’è tanta voglia di sorprendersi come dimostrano le incursioni in un rap elettronico di Spirit 2.0, prodotta da El Guincho (co-produttore tra le varie di El mal querer di Rosalía), o il soul vestito di glitch di Satellite Business: «Sembrerà strano, ma forse si tratta di emozioni più chiare, in un certo senso. Credo abbia molto a che fare con l’intenzione di dare alla mia musica un certo senso cinematico, molto strettamente legato alle emozioni e ad i suoi colori».

E poi ci sono le idee di spiritualità, entropia, caos, teorie a cui Sampha si appassiona tramite il fisico Brian Cox, particolarmente famoso per il programma televisivo Wonders of the Universe su BBC: «Mi affascina molto il mondo sci-fi, e credo questo si trasferisca nell’energia con cui il mio mondo, in questo capitolo, abbia avuto quella libertà di potersi muoversi. Sia in parole che in musica. Mi sono interessato molto a documentari che parlano della fisica, del tempo, a come considerare il pensiero in relazione ad entrambe. Qualcuno ha detto anche che sia in realtà per tutto questo genere di influenze che questo album suoni come molto più adulto, ma non sono sicuro sia il termine esatto: credo racconti del fatto di essere felice e al posto giusto».

Sampha - Only (Official Video)

Lahai porta alla luce anche le influenze di chi è cresciuto artisticamente in mezzo ad una costellazione di stimoli fondamentali per la nuova elettronica di stampo UK – citiamo anche solo i compagni di etichetta Xx, FKA twigs, Sbtrkt (con cui ha collaborato per diverso tempo). In brani come Can’t Go Back è quasi possibile rintracciare un jungle-continuum che fa incontrare gospel e rave britannica in tempo contemporanei: «Il ballo è uno dei ricordi più viscerali e importanti che ho, è sempre stata emozione centrale per la mia musica. Mio fratello è appassionato di jungle e house, io sono cresciuto col funk. È stata una connessione spirituale di tutti questi concetti, un riflesso naturale». E sul ruolo di Londra, a proposito di questo aspetto: «In questi anni avuto la fortuna di rimanere più tempo a in città, sia per ascoltare nuova musica che per tornare ad empatizzare con la comunità, tra jam in studio e live improvvisati con amici musicisti, con cui mi trovo spesso a collaborare. Credo sia stato un aspetto cruciale per continuare a scrivere con idee giuste».

Per completare la galassia dei motivi che rendono la seconda prova di Sampha un racconto corale della sua stessa persona, l’album è disseminato di una schiera stellare di contributi vocali femminili, come Yaeji, Léa Sen, Sheila Maurice Grey (Kokoroko) e Lisa-Kaindé Diaz (Ibeyi), un filo diretto con il proprio passato e che ribadisce la sua inconfondibile filosofia sulla genuinità delle cose importanti: «Sono stato sostenuto da molte donne nella mia vita, questo album è un’espressione della mia gratitudine. Anche per questo, ciascuno dei contributi nel disco è nato in maniera del tutto spontanea». Nel celebrare la nascita della figlia e della nuova vita da padre, la vera risposta di Sampha alla sua prova di maturità è capirsi, con la cura delle emozioni giuste da cercare, senza mai forzare il tiro: «Ho cercato di fare uno zoom out, paradossalmente per vedere le cose da vicino. La mente è un posto complicato. A me succede con la musica di trovare il necessario per capire dove sono, cosa sto provando. E di comprendere le mie stesse diversità».

E sul futuro, con un tour in vista, il suo monito è (ancora una volta) la ricerca delle cose più semplici: «Avere empatia ed evitare l’overthinking, connettersi con le persone. Questo è ciò che mi auguro accada dopo Lahai. Crescere con una certa sensibilità non è un affare facile. La musica è uno spazio per scoprire meglio come riuscirci. Magari non sarà il modo in assoluto più efficace, ma ti dà una grossa mano».

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