Urla di dolore ogni quarto d’ora. È la vita quotidiana di H.R. Il cantante dei Bad Brains, gruppo fondamentale nella storia dell’hardcore, soffre dal 2014 di una patologia rara e devastante, una cefalea nota come SUNCT. «Per un paio d’ore di fila sento fitte acute e lancinanti nella testa, a intervalli di due minuti», racconta a Rolling Stone. «Smettono, ma poi tornano».
Il dolore è talmente forte che il sessantasettenne, all’anagrafe Paul Hudson, passa buona parte della giornata rannicchiato sul letto, in attesa di un nuovo attacco. Le cefalee nevralgiformi unilaterali di breve durata con iniezione e lacerazione congiuntivale (SUNCT, appunto) sono talmente debilitanti che nel 2017 H.R. si è sottoposto a un intervento al cervello per cercare di alleviare il dolore. Tutto quel che ha ottenuto, però, è stato d’indebitarsi. La situazione economica si è ulteriormente aggravata quando i mal di testa l’hanno costretto a cancellare il suo tour del 2023. H.R. però non si scoraggia: «Dopo aver fatto saltare la tournée ero diventato apatico e depresso, ma ho tenuto la testa alta e ho superato quel momento».
I Bad Brains sono piombati sulla scena nel 1977, dopo che Paul “H.R.” Hudson, suo fratello e batterista Earl Hudson, il bassista Darryl Jenifer e un chitarrista che si faceva chiamare Dr. Know hanno formato quella che sarebbe diventata la band hardcore più esplosiva di Washington D.C. Per lo stile che mescolava punk, reggae, metal e per il fatto che la line-up era composta da musicisti di colore, i Bad Brains sono stati dei pionieri e hanno aperto la porta a molti altri gruppi. Sono considerati un po’ da tutti tra i fondatori dell’hardcore punk e il loro debutto omonimo del 1982 (noto anche come The Yellow Tape o Attitude: The ROIR Sessions) includeva pezzi furiosi come Sailin’ On’ e Attitude, contrapposti al reggae cadenzato di Jah Calling e I Luv I Jah.
Banned in D.C., altro inno punk-rock rabbioso contenuto nell’LP, riassume l’etica della band (o almeno quella dell’epoca). È nato dopo che il gruppo è stato bandito ufficiosamente da buona parte dei club di Washington D.C. per via dei numeri del suo frontman e della folla che si lasciava trascinare. Trasferitisi a New York nel 1981, i Bad Brains sono divenuti habitué del CBGB’s e degli studi 171-A di Alphabet City. Con l’uscita di album come Rock for Light del 1983 (prodotto da Ric Ocasek dei Cars), I Against I del 1986 e Quickness del 1989, le loro quotazioni sono cresciute, consolidando definitivamente il loro status nella storia del punk-rock.
E però H.R. (sigla che sta per “Human Rights”) era a pezzi. I suoi frequenti sbalzi d’umore e i suoi comportamenti bizzarri creavano tensioni nel gruppo, che pareva sempre meno compatto. Di conseguenza, il quinto album in studio Rise (1993) è stato inciso e pubblicato senza il contributo di H.R. e di Earl. Si vociferava insistentemente che H.R. soffrisse di schizofrenia e che la sua adesione al rastafarianesimo gli avesse fatto passare la voglia di suonare punk-rock. Quando saliva sul palco coi Bad Brains a volte restava lì a fissare il pubblico con lo sguardo perso nel vuoto, senza cantare. Le sue bizzarrie l’hanno fatto finire in prigione più di una volta (durante un concerto del 1995, in Kansas, è stato arrestato per aver colpito due fan con l’asta del microfono) e alla fine si è ritrovato a vivere per strada, senza neppure più una casa.
I Bad Brains sono comunque riusciti a convincerlo a registrare altri quattro album, tra cui Into the Future del 2012, ma alla fine la sua instabilità si è rivelata ingestibile, provocando lo scioglimento della band. C’era una spiegazione per tutto ciò: H.R. soffriva da decenni di una malattia mentale senza saperlo. Nel 2013, finalmente, gli è stato diagnosticato un disturbo schizoaffettivo, che si manifesta coi sintomi tipici della schizofrenia, ma provoca anche episodi depressivi e maniacali.
«Ha iniziato a comportarsi in modo strano fra la metà e la fine degli anni ’80, soffrendo anche di allucinazioni, stando a quanto mi hanno detto», racconta Lori Carns, moglie del cantante. «E poi le cose sono peggiorate. Non è uno schizofrenico paranoico, ma manifesta un certo grado di paranoia perché si fida più di quello che succede dentro la sua testa che di quello che accade fuori. C’era chi lo incoraggiava a cercare aiuto e a rivolgersi a un medico, ma lui non prestava ascolto. Io e il manager dei Bad Brains di allora, Anthony Countey, gli abbiamo parlato, l’abbiamo fatto ragionare e alla fine ha accettato. Per decenni ha vissuto in stato confusionale, non è stato in grado di prendere decisioni oculate, né di prendersi cura di sé. Ecco perché per così tanto tempo ha vissuto da senzatetto, vagabondando».
Le patologie di H.R. al momento sono tenute sotto controllo grazie ai farmaci, ma nei momenti in cui ha rifiutato di prendere le medicine (Carns ricorda un periodo di due anni che non esita a definire infernale) si comportava in modo imprevedibile. È per questo motivo che le persone che hanno conosciuto H.R. possono avere opinioni molto diverse su di lui. «Quando non prendeva le pillole, assumeva una personalità diversa a seconda della giornata», racconta Carns. «A volte era agitato e dava l’impressione di essere uno stronzo. Chi l’ha incontrato in quei momenti si è fatto una certa opinione di lui».
E non era finita. A maggio, H.R. ha rinunciato a fare un tour da solista a causa della cefalea. La decisione non ha fatto che peggiorare le difficoltà economiche che deve fronteggiare dal 2017, quando è stato operato al cervello. Come se non bastasse, l’intervento non ha avuto un esito positivo permanente: inizialmente i mal di testa si sono fatti più rari e H.R. dice di aver vissuto senza dolori per circa un anno. Poi, piano piano, le fitte son tornate.
H.R. ha costruito la sua carriera sulla positive mental attitude (o “P.M.A.”, come ululava in Attitude), per cui il suo morale rimane assolutamente alto. Carns, nel frattempo, gli fa da badante full time, accompagnandolo da uno specialista all’altro, somministrandogli le medicine e assicurandosi che mangi. È un lavoro estenuante e spesso ingrato, ma Carns resiste da oltre un decennio. Ha dovuto assistere alla perdita del controllo della propria carriera da parte di H.R., a causa dei problemi medici e mentali, ma ha anche visto, a suo dire, gli altri membri dei Bad Brains (escluso il fratello di H.R., Earl) raccogliere i frutti dell’eredità lasciata dal gruppo.
All’insaputa di Carns, H.R. ha firmato un contratto per cui avrebbe avuto 20 mila dollari in anticipo in cambio di appena il 2,5% dei diritti sulle royalties dei Bad Brains. La moglie ha cercato di modificare la clausola rivolgendosi a Jenifer. «Il nuovo contratto non mi convinceva granché e volevo mostrarlo a un avvocato», racconta Carns. «Però loro gli offrivano un anticipo in contanti e, mentre ero al lavoro, H.R. l’ha firmato e spedito. E così in pratica ha rinunciato alla maggior parte dei suoi diritti d’autore». H.R. conferma: «Mi offrivano una certa somma di denaro, ma c’erano solo tre giorni di tempo per chiudere. Così mi sono detto: certo, perché no? Poi, più avanti, hanno cambiato nome alla band e hanno iniziato a usare le mie idee per vendere altro».
«Per dirla tutta, Darryl ha iniziato a dedicare tempo ed energie a migliorare la gestione di tutti gli aspetti della band», dice Carns. «Manco sapevano dove finiva una parte del denaro. Stava cercando di proteggere se stesso e Dr. Know. Molti dei nuovi accordi stretti, come lo skateboard dei Bad Brains per Element e la rimasterizzazione di tutti gli album, sono iniziative di Darryl» (Jenifer e Dr. Know non hanno risposto a una richiesta di commento).
Carns ora ha lanciato un’altra campagna GoFundMe per contribuire alle spese mediche e non di H.R. (aveva già raccolto circa 20 mila dollari in una campagna partita subito dopo l’operazione al cervello). Sta anche cercando di vendere magliette e altri gadget griffati H.R. per tirare avanti. Fortunatamente, l’H.R. di oggi è calmo, dolce e gentile e quando non è in preda ai dolori continua a far musica. Il mese scorso ha pubblicato Everything You Do con Nick Hexum dei 311, ma la sensazione è che per un po’ di tempo non uscirà altro.
«Voglio prendermi una pausa e riposarmi», dice. «Devo vedere un altro chirurgo per vagliare le possibilità, fare delle ricerche per trovare una soluzione». Ha un messaggio per chi gli è stato vicino: «Voglio che nessuno mi dimentichi. Desidero che la gente ricordi che ero un brav’uomo, un combattente, e che sono sempre rimasto coi piedi per terra».
Da Rolling Stone US.