Quando i Mötley Crüe hanno concluso quello che pensavano fosse l’ultimo concerto della loro carriera, la sera della vigilia di capodanno del 2015, tutto ha preso una piega strana – anche per i loro standard.
Nel 2014 la band aveva firmato un “contratto di cessazione dell’attività live”, giurando che non sarebbero mai tornati insieme sul palco e, come ha detto a Rolling Stone Tommy Lee dopo il concerto, tutto sembrava più definitivo di quanto pensasse. Nessuno gli ha detto addio, nessuno è andato all’after party. «Credo che Nikki mi abbia tolto il follow da Twitter il giorno dopo», diceva. «Ho pensato: “Wow. Ok amico”».
Da allora, i quattro membri del gruppo si sono dedicati ai rispettivi progetti solisti: Lee ha lavorato ad alcuni album e suonato in un brano di Beerbongs and Bentleys di Post Malone, Nikki Sixx ha pubblicato due album con la sua band Sixx:A.M., Vince Neil è partito in tour e Mick Mars si è messo a lavorare sul suo album. I quattro, però, hanno continuato a lavorare insieme, producendo un biopic sulle loro vite – The Dirt, in arrivo prossimamente su Netflix -, un’occasione per incontrarsi dietro le quinte.
Hanno registrato alcune canzoni per la colonna sonora di The Dirt – tra cui The Dirt (Est. 1981), con il contributo di Machine Gun Kelly, che nel film interpreta Lee. È un inno agli eccessi e alla sopravvivenza, con un ritornello coinvolgente – “Just gimme the dirt!” – e un testo che racconta come “they never found a way to break us down”. Nella colonna sonora ci sono anche altri brani più riflessivi, come Ride With the Devil e Crash and Burn, e una cover metallica di Like a Virgin di Madonna. Per registrare tutto i Crue sono persino tornati a lavorare con Bob Rock, il produttore di Dr. Feelgood. Da quanto raccontano i cosiddetti “gemelli del terrore” – Sixx e Lee –, i Mötley Crüe avevano solo bisogno di tempo.
«Adesso è tutto a posto», dice Lee. «Quel tour è andato avanti quasi due anni, e alla fine nessuno voleva vedere le nostre cazzo di facce, magari per sempre. Era come un matrimonio scivolato nella noia. Io ero l’unico ad aver organizzato un grosso after party quella vigilia di capodanno. L’atmosfera era tipo: “Sapete che c’è? Andate a fanculo”. Dopo un anno, abbiamo iniziato a sentire nostalgia della band, a domandarci cosa fosse successo. Eravamo tutti in un momento diverso, quindi ci siamo incontrati, abbiamo riacceso la nostra amicizia e ricominciato a fare tutto quello che si fa con le persone che ami».
«Io e Tommy non abbiamo mai parlato dopo l’ultimo concerto, poi siamo andati a New Orleans per vedere il set del film», dice Sixx. «Avevamo bisogno di un po’ d’aria, dopo 30 anni passati spalla a spalla. È stato fantastico quando abbiamo ricominciato a uscire».
«L’ho guardato e gli ho detto: “Ti rendi conto che ti conosco da più tempo di chiunque altro?”», racconta Lee. «Le mogli non ci sono più, i miei genitori sono morti. Ho detto: “Credo sia bellissimo riuscire a realizzare e apprezzare il tempo che abbiamo passato insieme, siamo ancora grandi amici perché quello che abbiamo condiviso è stato straordinario e davvero speciale”. Non c’è più spazio per stupide animosità o per cose che ti distruggono dopo tanto tempo in tour. Tutti hanno uno spirito nuovo, adesso, ed è dannatamente fantastico. Un paio d’anni fa le cose erano diverse; era orribile».
Una volta tornati assieme, qualcuno ha suggerito l’idea di scrivere nuova musica per i film. Sixx disse che avevano bisogno di scrivere qualcosa di organico. «Gran parte del nuovo metal ha perso stile», dice. «È tutto così schematico. Sembra più musica da videogame». Voleva anche scrivere dei testi che riflettessero la storia di The Dirt – sia il libro scritto con gli altri della band e Neil Strauss, sia il film.
È così che ha scritto “una manciata di pezzi” chiamati The Dirt, anche se è solo il singolo con Machine Gun Kelly ad aver ereditato quel titolo. «Finivamo un pezzo e lo intitolavamo The Dirt», racconta Sixx. «E tutti dicevano “Mi piace anche quel brano, o quell’altro ancora”. Quindi abbiamo scelto il brano che volevamo davvero, e l’etichetta ci ha detto: “Ok, andate a riscrivere i ritornelli degli altri pezzi”, ma non l’ho mai fatto. Ho solo cambiato il nome della canzone. Quando ho detto a Tommy che si chiamavano tutte The Dirt, mi ha risposto: “Sei proprio una merda”».
«È stato strano», dice Lee. «Eravamo tutti confusi. “Ma di quale Dirt stiamo parlando? Questa è la Dirt Uno, o la Dirt Due?” Dovevamo inventare nuovi titoli».
«Tommy non riusciva a smettere di ridere, perché nessuno dall’etichetta ci ha detto: “Ehi, aspettate un secondo, questo ritornello è identico a quell’altro”», dice Sixx. «Ma era proprio così. Non ho cambiato nulla. Ho semplicemente detto: “Questa si chiama Ride with the Devil”. Tommy mi chiedeva: “Non è un po’ troppo simile a Shout at the Devil?”, e io: “Si, abbastanza”. Siamo stati un po’ sconsiderati, e ci siamo divertiti un casino».
Una volta scelta quella che sarebbe diventata la Dirt vera, finale, ufficiale al 100% senza-nessun-dubbio, la band ha chiamato Machine Gun Kelly per capire se volesse collaborare alla traccia. «Volevo che suonasse su alcuni dei miei brani solisti, ma non siamo mai riusciti a trovare il tempo», dice Lee, che era al lavoro su una cover “più sexy e rallentata” di When You Were Mine di Prince. «Ci ha risposto subito e abbiamo iniziato la collaborazione. Io ho pensato: “Cazzo, stiamo cercando di raggiungerti da un’eternità. Ti spacco il culo”. Ma amo quello che ha fatto. Il pezzo è venuto benissimo».
Dall’altra parte, MGK ha accettato perché il pezzo aveva «un feel davvero vintage Mötley Crüe». All’inizio tentennava, diceva a Sixx che l’avrebbe fatto solo con lo stato d’animo giusto, ma poi ha cambiato idea. «Gli ho detto: “Niente rap qui, non credo che i nostri fan ascolterebbero una cosa del genere”», dice a Rolling Stone. «Sono andato in studio e ho provato questo nuovo approccio vocale, e quando l’ho registrata l’ho fatta ascoltare ai ragazzi. Non mi avevano mai sentito così. Mi sono assicurato di scrivere qualcosa che tutti avrebbero potuto cantare, ed è venuta bene, una figata».
Il testo di MGK suona come un giuramento d’affiliazione mafiosa ai Mötley Crüe: “Gimme more sex, more tats, more blood, more pain, more threats, more fast, torn jeans, cocaine, more French strippers with the big red lips making big tips showing off the nice big tits”.
«Nikki mi ha chiesto di cambiare solo una parola», dice il rapper. «Avevo scritto “morphine” tra le rime, e mi ha chiesto di togliere quella parola per non offendere chi ha sofferto per l’epidemia da oppiacei. Mi è sembrato grandioso, perché io vengo dall’Ohio, uno stato che ne ha sofferto molto. Ho sostituito “morphine” con “torn jeans”».
Ma è l’ultima canzone della colonna sonora il vero brano che avrebbe potuto far infuriare i fan dei Mötley Crüe: una cover di Like a Virgin di Madonna. Sixx ha avuto l’idea durante una lunga passeggiata con i suoi cani. Per come la racconta, sembra che abbia avuto una rivelazione. «Ho guardato in cielo come se stessi parlando con Dio, e ho pensato: Questa è davvero una pessima idea», ricorda, «ma fa molto ridere». Ha chiamato il produttore Rock, che disse di avere dei dubbi. Quindi ha registrato un arrangiamento casalingo, e l’ha presentato alla band. È una versione in chiave minore, quasi doom metal, senza nessun ricordo delle chitarre di Nile Rodgers o della leggerezza di Madonna.
«Sono andato a casa di Tommy, e c’era anche Bob Rock», dice Sixx. «Ho detto: “Ti farò sentire un pezzo e andrò nell’altra stanza, così se ti fa schifo non potrai prendermi a pugni in faccia”. Tommy ha iniziato a ridere. Ho fatto partire il pezzo, e la sua faccia si è illuminata».
«Ho sentito la demo e ho pensato: “Questo è un fottuto genio”», dice Lee. «Verso la metà il brano diventa davvero heavy. È perfettamente nelle nostre corde, ed è ironico che Vince canti Like a Virgin, perché non c’è cosa più lontana da lui. E dal resto della band, come dimostrano i fatti».
«Devo dire che è stato davvero fantastico rivedere i ragazzi nel mio studio, lavorare tutti insieme» dice Lee. «È stato davvero, davvero fico».
Ora che tutti vanno d’amore e d’accordo, con un film in uscita e a un paio d’anni dal 40° anniversario della band, i Mötley Crüe sono in un sorprendente momento d’oro. Ma non aspettatevi di rivederli sul palco. «A volte mi capita di pensare ai nostri amici Aerosmith e Metallica, e penso: “Dannazione, ci siamo ritirati troppo presto?”», dice Sixx. «Non ci sono concerti nel nostro futuro. Forse faremo una jam nel salotto di Mick Mars».