La seconda vita di Arianna | Rolling Stone Italia
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La seconda vita di Arianna

Dal debutto nel mondo Disney al singolo con Pitbull fino al pezzo ambientalista ‘Terra Madre’ e al sogno di portare a teatro ‘Yentl’: la storia italiana (e anche un po’ americana) di Arianna Bergamaschi

La seconda vita di Arianna

Arianna

Foto press

Ci sono artisti cui basta poco per essere riconosciuti e avere successo. Altri faticano di più. Altri ancora hanno una nicchia di estimatori e lavorano con i grandi, ma è come se non fossero riconosciuti per il loro vero valore. Arianna Bergamaschi, in arte solo Arianna, rientra in questa categoria. Ha fatto parte dell’immaginario catodico e musicale dell’infanzia di molti grazie a canzoni disneyane quali Parte del tuo mondo e Siamo forti, per poi trovarsi su palchi teatrali come protagonista di celebri commedie musicali come Un mandarino per Teo, Pinocchio, La Bella e la Bestia, Masaniello. È pure stata a Sanremo. È una triple performer: canta, balla e recita. In America se ne sono accorti e si è trovata a collaborare con star come Pitbull, Will.I.Am, Flo Rida, Shaggy e Michael Bolton.

In occasione della Giornata della Terra ha inciso Terra Madre, brano il cui ricavato va in favore di Re:Wild, associazione per il ripristino della biodiversità che tra i fondatori ha Leonardo DiCaprio. La raggiungo telefonicamente a Miami, dove vive molti mesi l’anno.

Arianna, esageriamo: sei la nostra Britney Spears.
Magari! Sarei, in teoria, la versione italiana di cantanti come Spears, Justin Timberlake, Christina Aguilera, che hanno cominciato presto la carriera nel mondo Disney proseguendo poi l’avventura nella musica pop.

E la tua carriera quando è iniziata di preciso?
Facevo spot tv da quando avevo 7 mesi. Il primo grande istinto, nella musica, è stato però il ballo. Dopo aver iniziato a camminare ho iniziato a danzare. Un giorno accompagno mia mamma (la cantautrice Graziella Caly, nda) in uno studio di registrazione, non le veniva bene un pezzo e le dico: “Adesso ti faccio vedere io come si canta!”. Mi misero su uno sgabello con il microfono che scendeva dall’alto, come una volta, e c’era quest’odore di muffa, perché al tempo molti studi erano negli scantinati. Mi metto a cantare e ballare… e cado dallo sgabello. Il produttore del brano, però, mi aveva registrato e la canzone, con un testo ironico, cantata da una bambina aveva un effetto pazzesco. Il pezzo viene mandato a un produttore Mediaset che, a sua volta, lo gira ai responsabili di una catena di villaggi vacanze.

E…?
La mia voce diventa la sigla di inizio e fine dei villaggi turistici. Mi pagano per questa cosa e da lì inizio, a 7 anni, a esibirmi in tournée con mia mamma.

Poi?
A 12 anni un avvocato di famiglia sente in radio che cercano la voce ufficiale della Disney e invita i miei a farmi partecipare. Negli studi della CGD faccio il casting. Al primo c’erano solo gli italiani, al secondo il presidente della Disney Europa e Francia e da lì non mi dicono nulla per un anno.

Ma come?
Mi dicono che non devo fare più spot, canzoni, niente, mi mettono in freezer. Aspetto la chiamata che non arriva mai, e comunque non ho la sicurezza di essere presa. Dopo un anno, mi chiama il responsabile marketing di Disney. Mi mandano una cassettina e uno spartito con una canzone da imparare entro un mese, perché poi si va a Parigi a registrarla.

Che canzone era?
Parte del tuo mondo, la canzone della Sirenetta. Il mio lancio è stato abbinato all’uscita del film, ma nel cartoon non sono io che interpreto i brani. Semplicemente ero testimonial di un brand. Ero la persona che, con la sua voce, andava a promuovere i cartoon.

E com’era per una quattordicenne essere il volto di Disney?
Sono stati anni intensi. Avevo l’autista, mi arrivava il fax a casa ogni mattina con il programma della giornata. Tipo ore 8 ti lavi i capelli, ore 10 autista sotto casa, cose così. Hanno uno schedule pazzesco in Disney.

E con la scuola?
Ho fatto le serali dalle 18 a mezzanotte. Una scuola privata, a Milano.

Come vivevi la popolarità?
La sentivo, ma ero easy. Alla fine sono sempre la solita casinara. Grazie a Dio l’ho vissuta tranquillamente, anche perché ho avuto momenti di non popolarità, in cui mi sono chiesta chi fossi. Guarda cos’ha fatto Miley Cyrus per fare capire che era cambiata. Dopo la Disney molti spingevano perché restassi una cantante per bambini, ma volevo fare il mio percorso con le mie canzoni, fare musical. Ho rifiutato anche contratti molto importanti in cui altre case discografiche mi chiedevano di cantare brani destinati ai più piccoli.

Arianna - Siamo Forti (1990)

È durante il tuo periodo Disney che hai incontrato la compianta star del musical italiano Manuel Frattini?
No, Manuel era un mio compagno di danza da Brian & Garrison. Era un mio carissimo amico, che faceva parte del gruppo Happy Days, creato da Adriano Bonfanti. Si esibivano a Mediaset ed erano diventati i miei ballerini in tv. Lo conosco da quando ero bambina.

Cosa ricordi di lui?
Era un’energia pura. Brillava, era uno di quelli che mettevi in mezzo a cinquanta persone, in ultima fila, e vedevi solo lui. Una persona generosa e divertente. Una volta ci siamo messi a fare le diagonali di Brian e Garrison in aeroporto. La sua morte è stata una grande mazzata.

Torniamo a te. Perché è finita con Disney?
È scaduto il contratto e, come casa discografica, la Disney Records voleva andare avanti, ma in maniera meno sfarzosa. Pensavano addirittura di chiuderla – cosa che poi è successa – per farla gestire da un’altra label. Si è conclusa in maniera amichevole.

Hai mai pensato che, forse, non era questo il mestiere che volevi fare, visto che nella vita non hai mai fatto altro?
No, io ero quella che si esibiva per i vicini di casa, in Sardegna, cantando “Ma ’ndo vai se la banana non ce l’hai”, come Monica Vitti. E poi mi è sempre piaciuto il live. Gli show come i film di Hollywood dei tempi d’oro con Ginger Rogers e Fred Astaire, Judy Garland, Mickey Rooney. A volte penso di essere nata nell’epoca sbagliata.

Però hai lavorato con Brian & Garrison, Gino Landi e, addirittura, Pietro Garinei di Garinei e Giovannini.
Meno male! Appena in tempo, poi.

Com’è andata con Garinei?
C’erano i provini di Un paio d’ali al Sistina e, in quel periodo, avevo inciso un medley delle mie canzoni preferite di Garinei e Giovannini. Mia mamma viene a sapere che fanno i casting dei ballerini e mi chiede: “Ma perché non vai a Roma e ti fai rivedere da Gino Landi che non vedi da 5/6 anni?”. Gino aveva fatto la regia di Siamo forti a Fantastico. Io sono determinata, ma non sfrontata, ho sempre paura di disturbare. Le rispondo: “Ma cosa vado a fare? Cercano i ballerini”.

E che hai fatto?
Chiamo l’assistente di Gino Landi, Gianni Santucci, per chiedergli se potevo farmi rivedere da Landi. Lui mi risponde, senza impegno, di andare. Finiti tutti i provini, magari, mi avrebbero visto. Arrivo al Sistina, mi metto in ultima fila e aspetto dalle 11 del mattino alle 7 di sera. A un certo punto, dopo mezz’ora dalla fine dei provini, Gino mi chiama e mi fa: “Arianna, cosa ci hai portato oggi?”.

Che avevi portato?
Un medley di Gershwin, un medley di Garinei e Giovannini e On My Own dal musical Les Misérables. Landi mi chiede, allora, qual è la cosa che mi viene meglio. Rispondo On My Own. Landi ribatte: “Bene, facci Gershwin”. Perché lui, nonostante sia il mio pigmalione teatrale, si divertiva a mettere in difficoltà le persone. E poi io sono proprio una che, se mi sfidi, fai uscire la belva.

Quindi?
Finisco il provino e dal buio vedo correre un uomo verso di me che mi chiede: “Signorina, ma lei, fino a oggi, dov’è stata?”. Fa prendere tutti i miei contatti dalla sua assistente e promette: “Da qui a due anni sarà protagonista di un mio musical”. Era Pietro Garinei. Feci il viaggio in treno, da Roma a Milano, piangendo di gioia. Non ci credevo.

Promessa mantenuta.
Dopo due anni, alle 7 del mattino, squilla il telefono e Gino Landi mi chiede di fare la commedia musicale Un mandarino per Teo. “Sì, e io sono Raffaella Carrà”: ecco la mia risposto prima di riagganciare. Poi mi richiama. Era tutto vero.

Prima di Un mandarino per Teo però sei stata lontana per anni dalle luci della ribalta. Come ti sei sentita durante lo stop?
È stata una ricerca per capire che volessi fare, anche con momenti di down. Tutti mi dicevano che ero troppo Disney. Certo, vero, ma non vedevo il problema. Nella vita si cresce: a 14 anni ero una persona, a 23 un’altra. Ho fatto tanti provini, anche con Cassano dei Matia Bazar, cercando di fare brani pop. Fino a che RTI Music ci ha creduto.

Arianna - C'è che ti amo {SANREMO 1999 - Sezione Giovani}

E sei andata a Sanremo Giovani, nel 1999, con C’è che ti amo. Eri la favorita, sei arrivata quarta.
In teoria sarei dovuta essere, per lo meno, sul podio, visto che la prima sera ero arrivata prima. Ma queste sono le magie di Sanremo.

Rimasta male?
No. Ero favorita dal pubblico, anche perché i Giovani in quell’edizione erano molto famosi: Leda Battisti, Daniele Groff, punta di diamante della Universal Music, e Alex Britti, il vero favorito con singoli di successo alle spalle. Non ero in mezzo a sconosciuti. Ho saputo che è stata la Giuria di Qualità a darmi zero, nonostante avessi dalla mia parte il televoto.

Ma perché sei andata nei Giovani e non nei Big? Siamo forti aveva venduto più di 70mila copie e, almeno all’epoca di Baudo, per accedere tra i grandi della canzone bisognava aver venduto almeno 50mila copie.
Non ci ho proprio provato, in concerto con la casa discografica. Per me era già bello andare a Sanremo. Facevo in contemporanea anche il teatro. Non volevo rinunciare a nessuna delle due esperienze.

Dopo Arianna, il primo CD da adulta, che è successo? Ti sei mai chiesta perché, in Italia, non hai avuto il successo che ti saresti meritata?
Non lo so, non bisogna farsi troppe domande. Non vivo più con l’ansia da prestazione o da risultato. Vivo le esperienze per il gusto di farlo. E a volte mi sorprendo. Se non si hanno aspettative si può essere solo sorpresi positivamente.

Che mi dici di Pinocchio dei Pooh?
Dopo il provino Saverio Marconi mi dice che è andata benissimo, ma voleva che la fatina avesse una voce lirica. Mi dispiaceva, perché Vita, il brano della Fata Turchina, lo sentivo mio. Il giorno in cui sto per firmare il contratto per un altro musical Red Canzian mi chiama per fare la fatina. Gli dico che erano passati sei mesi, ma alla fine accetto: Vita era destinata a me. Questa è una cosa che ho imparato negli anni: se qualcosa è destinato a te prima o poi arriva.

Cos’altro era destinato a te?
Romeo e Giulietta. Una volta, passando sotto la galleria del Teatro Nuovo a Milano, vedo Romeo e Giulietta prodotto da Tato Russo, col quale avevo fatto Masaniello. Mi sono chiesta perché non avesse pensato a me. Poi Tato mi chiama, mentre ero a Torino, mi dice che il giorno dopo dovevo essere in Toscana perché la protagonista lasciava la compagnia e avrei dovuto sostituirla al volo. Mi sono trovata così a interpretare Giulietta. Così accadde anche per Il mago di Oz, la persona scelta mi chiamò e mi confessò che non capiva perché avessero selezionato lei. Dopo un po’ mi chiamarono a interpretare Dorothy, ruolo che fece prima di me uno dei miei miti: Judy Garland.

Dopo Sanremo 1999 ci hai riprovato col Festival?
Una volta, nel 2018, dopo aver inciso il brano All for You. I selezionatori avevano criticato un po’ l’arrangiamento, ma nonostante il pezzo, che per me era valido, effettivamente c’erano artisti troppo forti, la giuria ci ha detto di avere tra le mani produzioni più potenti.

Arianna feat. Pitbull - Sexy People (Italian version) ORIGINAL

E da lì Will.I.Am, Michael Bolton, Pitbull. Com’è nata la carriera internazionale?
Da un consiglio su uno spot. Mi hanno chiesto aiuto perché non riuscivano a trovare una canzone italiana che parlasse di immigrazione e potesse diventare uptempo. Propongo Torna a Surriento e mi chiedono di registrarla in amicizia, come corista. Per due mesi non sento nulla e mi informano che cercheranno un rapper. Ad agosto la notizia che Pitbull avrebbe cantato la parte rap. Il pezzo che avevo interpretato gli andava bene e lo hanno lasciato così, col titolo Sexy People.

A questo punto che succede?
Che esce il disco di Pitbull Global Warming, ma senza questo pezzo. E sotto lo spot con la canzone Sexy People gli utenti iniziano a commentare chiedendo il perché quel brano non fosse stato inserito nell’album di Pitbull. A quel punto vengo contattata da Doug Morris, presidente della Sony americana. Mi invita a New York per firmare il contratto e cantare il pezzo per intero. Arriviamo quinti nella dancefloor chart americana.

Poi tante collaborazioni fino al nuovo singolo, Terra Madre.
È un inno che ogni anno si rinnoverà, vorrei diventasse qualcosa che accompagna la nostra vita, che diventasse un anthem per chi fa le manifestazioni per il nostro pianeta, per chi tiene al nostro ambiente.

Ora che farai?
Un singolo estivo di prossima uscita. Sto cercando di collaborare con artisti anche italiani per diverse canzoni. Ci sarà pure il teatro: fa parte della mia vita.

Ti sei mai pentita di qualcosa?
No, ogni cosa che si fa è un insegnamento. Mi pento, però, di aver preso parte a progetti di cui non ero convinta. Ma alla fine mi sono serviti anche quelli.

Serviti a cosa?
Ad avere la sicurezza che ho oggi. Quando faccio qualcosa la scelgo in quanto utile a me, come artista.

Qual è il tuo sogno?
Un musical di Barbra Streisand di cui lei ha già detto che non darà i diritti per il teatro: Yentl. Ero molto legata a mio padre e, ogni volta che sento Papa, Can You Hear Me?, mi emoziono. È un tema che mi sta a cuore, oltre alle musiche meravigliose. Mi “accontento” anche di portare on stage Funny Girl o A Star Is Born.

Duetto dei sogni?
Lady Gaga a livello internazionale. In Italia, tanti artisti: Arisa, che quando mi ha visto all’Earth Day mi ha confessato che ero il suo mito. Mi ha spiazzata. Mia madre dice sempre che non mi rendo conto cosa rappresento per gli altri. Non mi vivo come un mito per qualcuno, ma come un percorso fatto insieme. Abbiamo camminato insieme.

E poi con chi vorresti duettare?
Sono una fan di Nek e Biagio Antonacci.

In tv, in Italia, invece che faresti?
Il grande varietà o la giudice in qualche talent. Sono cresciuta a pane e Fantastico. E poi mi piace Amici, che ha tirato fuori tanta gente che vale la pena ascoltare. È uscita da lì un’artista come Giulia Ottonello, che stimo tantissimo.

Chi sei oggi?
Se mi guardo allo specchio vedo una donna, ma mi sento ancora la ragazzina di Siamo forti pronta ad accettare nuove sfide. Chi molla è perduto.

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