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«La sua eredità musicale è viva»: l’omaggio a Ryūichi Sakamoto di Alva Noto e Fennesz

Il 17 novembre a Romaeuropa Festival i due compositori porteranno in scena ‘Continuum’, uno spettacolo unico che è al contempo un omaggio e un proseguimento del lavoro dell’artista giapponese. Li abbiamo intervistati

Foto: press

Dall’esperienza con la Yellow Magic Orchestra ai dischi solisti, Ryūichi Sakamoto ha fuso elettronica, synth pop, musica classica e sperimentale, vincendo un Oscar nel 1988 per la colonna sonora de L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci. Ha sfidato costantemente le convenzioni e ha spaziato tra generi e linguaggi. È questo il lascito che Alva Noto e Fennesz si propongono di esplorare nella performance inedita Continuum – In the Spirit of Ryūichi Sakamoto.

I due hanno collaborato con il maestro giapponese per diverso tempo a più progetti e ora gli rendono omaggio a distanza di quasi due anni dalla morte (avvenuta nella primavera del 2023, a causa di un cancro). Continuum segnerà la chiusura di quest’ultima edizione di Romaeuropa Festival 2024 (che quest’anno ha contato 60 mila presenze nei suoi due mesi di programmazione), domenica 17 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, nello stesso luogo che, ironia della sorte, ha ospitato l’ultima esibizione di Sakamoto in Italia, durante il tour di Two nel 2019 album scritto a quattro mani proprio con Alva Noto, poco prima che la sua salute peggiorasse gravemente.

In un certo senso quindi Continuum è un ricordo solenne, ma anche una sfida a rinnovare la creatività e la visione che il musicista di Nakano ha sempre incarnato. Ce lo confermano i due artisti, raggiunti a pochi giorni dal debutto, raccontandoci come è nato il progetto e come la loro musica continua ad essere segnata da una curiosità senza limiti, quella che ha caratterizzato la vita e l’opera di Sakamoto.

Continuum nasce come omaggio a Sakamoto, ma anche come sfida a rinnovare le possibilità che ha aperto. Quando è nata l’idea e come è stato possibile concretizzarla?
Alva Noto:
Tutto è iniziato quando Fabrizio (Grifasi, direttore artistico di Romaeuropa Festival, ndr) mi ha chiesto di fare qualcosa in omaggio a Ryūichi. All’inizio ero un po’ riluttante, era troppo presto per me. Però gli promisi che avrei fatto qualcosa più avanti nel tempo. L’idea non era tanto quella di fare un tributo diretto, ma di proseguire il cammino di Ryūichi, continuando a lavorare con amici e persone a lui vicine, come Christian [Fennesz]. Continuum è un modo per portare avanti la sua energia e creatività, motivare le nuove generazioni attraverso il suo ricordo. Non necessariamente guardando indietro, ma anzi, al futuro del suo lascito.
Fennesz: Carsten mi ha chiesto di ideare e partecipare a questo spettacolo a Roma. Io non sapevo di preciso da dove partisse l’idea, ma quando me l’ha proposto è stato naturale accettare.

Dal sound design al palco, tutto è stato pensato per far sentire la sua presenza durante la performance. Come è stato pensato questo aspetto e quanto influirà sullo show?
Fennesz:
Abbiamo lavorato affinché l’energia di Ryūichi sia tangibile, e sì, nel concerto si sentirà la presenza del suo spirito, anche se non sarà fisicamente tra di noi. La sua squadra di collaboratori, inclusa sua moglie Norika, sarà lì. Sarà come una riunione di famiglia.
Alva Noto: Il concerto non è solo un tributo a Sakamoto, è anche una nuova creatura musicale che ci rappresenta, attraverso lui. Il nostro obiettivo è che il pubblico ne percepisca un continuo dialogo con la sua musica, la voglia di mantenere viva quella voglia di sperimentare e di esplorare che ha sempre avuto.

Considerando il vostro speciale legame con lui, che tipo di esperienza sperate arrivi al pubblico?
Fennesz: Io mi auguro che a Ryūichi, se da qualche parte ci starà ascoltando, piaccia quello che abbiamo fatto. Non vogliamo che sembri un omaggio triste o forzato. Speriamo che ciò che abbiamo pensato e creato in studio a Berlino, e che debutterà adesso a Roma, tocchi il pubblico.
Alva Noto: Vogliamo portare avanti la sua visione musicale. Continuum non è un punto di arrivo, ma la parte di un percorso.

Esiste qualche aneddoto significativo del vostro incontro con lui che ha influenzato la vostra musica? Dal punto di vista emotivo, oltre che sonoro.
Alva Noto:
Abbiamo passato molto tempo assieme, sia in studio che in tour. È stato un periodo fondamentale per me, mi ha permesso di diventare suo amico. Ricordo particolarmente la collaborazione per il Glenn Gould Gathering, un festival di cinque giorni che si tenne a Tokyo in ricordo del pianista canadese. Era il 2017 e Sakamoto guidava il progetto, nonostante fosse già molto debole di salute. Si scherzava molto, ma era anche un periodo intenso a livello personale e artistico. Abbiamo passato tre-quattro giorni a esibirci e a rimanere chiusi nel backstage del teatro. Christian ed io ci siamo esibiti in solo e poi collaborato ad altre cose con Ryūichi, oltre a suonare un pezzo insieme a Francesco Tristano. Sul palco eravamo seri, ma il tempo passato dietro le quinte ci trasformava. Nonostante fosse in difficoltà, Sakamoto cercava di alleggerire l’atmosfera con qualche battuta. Lavorare al tributo per la musica di Glenn Gould è stato come essere su una piccola barca insieme, navigando non solo a livello artistico, ma anche umano. Ci siamo divertiti molto, è un momento che porterò dentro per sempre.
Fennesz: Non so nemmeno da dove cominciare. Con lui ho fatto tour in tutta Europa, in Giappone e anche in alcune parti dell’America. Ho fatto anche parte di un tour degli Yellow Magic Orchestra. È stato un periodo molto importante della mia vita, ho imparato tantissimo grazie a lui. L’esperienza a Tokyo per il Gathering è stata molto significativa sia a livello umano che artistico. È lì che la connessione con lui è diventata davvero forte, concordo.
Alva Noto: Siamo cresciuti insieme tramite lui, non solo a livello artistico.
Fennesz: È vero. Io ad esempio non sapevo che ti avesse invitato in studio già anni prima. Credo fosse il 2003 o il 2004. A volte era molto misterioso (ride, ndr).
Alva Noto: Anch’io ho scoperto solo dopo che stavate lavorando insieme, credo dopo l’uscita di Cendre. Era un periodo in cui collaborava “segretamente” con molti musicisti (ride, ndr),

L’improvvisazione è un altro aspetto che ha reso la sua arte in bilico tra rigore e libertà.
Alva Noto:
Anche Christian è un improvvisatore incredibile. Quando abbiamo lavorato insieme a Ryūichi c’erano momenti di composizione, ma sì, sempre grandi spazi per l’improvvisazione. Non mi rendevo conto di quanto fosse bravo finché non l’ho visto all’opera. Nonostante fosse un compositore rigoroso, Sakamoto era sempre aperto all’improvvisazione. Era in grado di adattarsi, di cambiare direzione in un istante.
Fennesz: Pur nella rigidità di alcune composizioni, con Sakamoto, c’è sempre spazio per l’improvvisazione. Riusciva a cambiare direzione in tempo reale, senza mai perdere il suo spirito creativo.

Il caso ha voluto che il live si terrà nello stesso luogo dell’ultima esibizione di Sakamoto in Italia nel 2019, in Sala Santa Cecilia all’Auditorium Parco della Musica. Il progetto vedrà luce in un’unica data a Roma o potrebbe continuare altrove?
Alva Noto:
Vedremo come andrà la prima, ma come suggerisce il titolo Continuum si tratta di un progetto non destinato a fermarsi con un singolo concerto. È un inizio, non una fine.
Fennesz: Esatto. Penso che ci sarà sicuramente un interesse per continuare, ma dobbiamo fare un passo alla volta. In futuro magari non dovrà per forza ripetere lo stesso formato, possiamo esplorare altre collaborazioni.

Quali aspetti della sua energia artistica vorreste poter mantenere in vita sul palco?
Fennesz:
È difficile cercare di replicare ciò che Sakamoto avrebbe fatto, non possiamo semplicemente imitarlo. Possiamo solo fare ciò che sappiamo fare bene e cercare di mantenere vivo il suo animo. Lui era noto per il suo senso delle armonie, delle melodie e dell’atmosfera. In questo spettacolo cerchiamo di mantenere quella stessa energia: suonerà come la nostra musica, ma con il suo spirito.
Alva Noto: Sakamoto ha motivato e ispirato tante generazioni a fare musica, a sperimentare. Con Continuum vogliamo continuare quella spinta creativa guardando sempre al domani, senza fermarla.

Come pensate che l’eredità di Sakamoto possa ispirare le nuove generazioni di musicisti?
Fennesz:
Io e Carsten siamo solo due esempi di chi ha avuto il privilegio di collaborare con lui. Sakamoto ha lavorato con tanti altri, ognuno dei quali porta avanti un pezzetto del suo lascito. La sua eredità non è qualcosa che possiamo “incapsulare” in un monumento, ma è viva e diffusa. È un’energia che continua a fluire.
Alva Noto: Il desiderio della scoperta di Sakamoto era incredibile. Era sempre alla ricerca di nuove idee, di nuove sonorità, senza sosta. Questo è ciò che cerchiamo di portare avanti e ciò che speriamo rimanga: un interesse infinito nel nuovo e una voglia di esplorare senza limiti.

Cosa avete imparato da lui?
Fennesz:
Ho imparato l’importanza del silenzio nella musica, di prendersi il giusto tempo tra le note. Non bisogna mai avere fretta: le pause sono fondamentali.
Alva Noto: La sua curiosità, la sua capacità di imparare continuamente. Non si è mai fermato, anche quando sembrava aver raggiunto la vetta. È una lezione che porterò sempre con me.

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