Sabato notte, un cast intergenerazionale comprendente Rolling Stones, Paul McCartney, Stevie Wonder, Lady Gaga e Taylor Swift si è esibito nell’ambito dell’evento organizzato da Global Citizen One World: Together at Home. Le ultime due ore sono andate in onda anche in tv e organizzazioni benefiche e aziende hanno donato quasi 128 milioni di dollari per iniziative benefiche legate al coronavirus.
«Il solo fatto che l’evento sia avvenuto è un miracolo», dice a Rolling Stone l’AD e fondatore di Global Citizen, Hugh Evans. «Se tre settimane fa mi aveste chiesto se eravamo in grado di realizzare un evento trasmesso in 175 Paesi e su tutte le principali piattaforme digitali mi sarei messo a ridere e avrei riposto che non c’era modo di farlo».
L’idea di mettere assieme i musicisti per contribuire alla raccolta di fondi e alla sensibilizzazione sul Covid-19 è della vicesegretaria generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed. È stata lei a chiedere ad Evans di mobilitare gli artisti con cui ha lavorato in passato, tra cui Chris Martin, Niall Horan, Shawn Mendes e Camila Cabello. Evans ha parlato con il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom, che ha a sua volta chiamato Cynthia Germanotta. La madre di Lady Gaga è l’ambasciatrice dell’OMS per la salute mentale. Quando Germanotta ha detto che la figlia aveva intenzione di portare quei video a un altro livello, Evans ha capito che gli sarebbe toccato organizzare un grande evento in due settimane e mezzo.
Mettere in piedi uno show del genere è una bella sfida poiché, esattamente come gli eventi live organizzati in passato da Global Citizen, non si trattava di semplici performance. Ci sarebbero stati presentatori – Jimmy Kimmel, Jimmy Fallon e Stephen Colbert – discorsi di incoraggiamento come quelli Beyoncé e Alicia Keys, segmenti con due ex First Lady, storie di cittadini comuni e della loro battaglia contro il virus, messaggi di adesione di due dozzine di sponsor corporate e filantropici. «Abbiamo dovuto superare un migliaio di ostacoli», dice Evans.
Lady Gaga ha annunciato fin dal principio la presenza di Paul McCartney, Elton John, Lizzo. I Rolling Stones, invece, hanno aderito solo il giovedì prima dell’evento. La loro You Can’t Always Get What You Want suonata e cantata sullo schermo diviso in quattro è stata la performance più chiacchierata dello show. Parte del ritardo degli Stones è dovuto al fatto che Mick Jagger è riuscito a parlare della cosa con i compagni della band appena due giorni prima di iniziare la produzione del video. Solo dopo aver messo assieme la performance a distanza nel giro di quattro o cinque giorni, il gruppo ha dato l’ok a Evans. «Qualcuno mi ha detto che erano dispiaciuti per non aver partecipato al Live Aid e non volevano perdere quest’altra opportunità. È stata una bella dichiarazione di sostegno».
Evans ride ripensando all’air drumming di Charlie Watts. «Non sono un esperto, ho competenze nella riduzione della povertà e nell’economia, quindi non so dire se Charlie Watts può essere definito air drumming. So che è stato divertente. Ha preso tutti quegli oggetti delle altre stanze di casa e la signora che fa le pulizie lo ha filmato con l’iPhone. Quando si dice un lavoro di squadra».
Il focus di Evans non era sulle celebrità, ma sullo scopo dell’evento. «Volevamo mettere al centro gli operatori sanitari, gli eroi di questa storia. Non si trattava solo di organizzare un bello spettacolo, ma di rendere loro giustizia. Le persone muoiono, perdono i loro cari, sono senza lavoro: come si fa a catturare un momento così difficile? Abbiamo fatto un lavoro senz’altro imperfetto, ma abbiamo dato il nostro meglio, abbiamo dato tutto».
Secondo Evans i milioni di dollari che l’organizzazione ha raccolto durante l’evento saranno erogati nel prossimo mese. Il Solidarity Response Fund dell’OMS riceverà 55 milioni di dollari per fornire agli operatori sanitari attrezzature di protezione come occhiali, mascherine e visiere. Altri 72 milioni di dollari andranno ad associazioni di beneficenza locali in tutto il mondo che aiutano i senzatetto e i soggetti vulnerabili.
Evans esprime il suo sostegno all’OMS, che nelle ultime settimane è stata oggetto di attacchi da parte della Casa Bianca. La settimana scorsa il presidente Trump ha tagliato i finanziamenti all’organizzazione. «L’OMS è l’unica organizzazione che gode del pieno sostegno dell’assemblea generale dell’ONU», spiega Evans. «Quando si tratta di fornire una risposta globale, non c’è alternativa all’OMS».
«Non si può riaprire completamente l’economia degli Stati Uniti fino a quando il problema non sarà sotto controllo a livello globale», dice Evans. «Pensiamo ad esempio all’idea di far ripartire i voli internazionali: abbiamo visto come si è diffuso il virus nel mondo. Tutti vogliono tornare al lavoro. Tutti vogliono riavere il loro posto di lavoro. Tutti vogliono vedere come sarà la nuova normalità del mondo dopo il Covid-19, ma non sarà possibile arrivarci finché non affronteremo il fatto che molte nazioni povere hanno sistemi sanitari decisamente carenti e non sono in grado di reggere l’attuale ondata del virus. Questo può creare una seconda ondata negli Stati Uniti».
«Mi piace chiamarlo interesse personale illuminato», aggiunge Evans. «Può non fregarci niente delle nazioni più povere, ma dovremmo iniziare a curarcene anche solo in un’ottica egoistica illuminata. Questa cosa ha un effetto sulla tua, sulla mia famiglia. Il fatto che ci siano nazioni con sistemi sanitari carenti riguarda tutti noi».