Nell’estate del 2018 Richie Castellano e il suo gruppo hanno pubblicato su YouTube una cover notevole di Close to the Edge degli Yes che in poco tempo è stata vista più di mezzo milione di volte. «Sono sbalordito da tutti i commenti», ha scritto in risposta alle testimonianze di affetto ricevute dai fan del prog. «Non siamo musicisti che amano mettersi in mostra. Col video abbiamo voluto dimostrare il nostro amore per gli Yes e la loro musica. Siamo fan sfegatati, non volevamo appropriarci della canzone o mostrare di saperla fare meglio di chiunque altro, ma rivivere con gioia la nostra adolescenza».
Negli ultimi vent’anni, Castellano ha suonato coi Blue Öyster Cult. Per lui e per il suo gruppo, video come Close to the Edge non erano che un modo divertente per passare il tempo tra un impegno e l’altro. Di sicuro non si aspettavano che nel mezzo milione di persone che hanno visto il video ci fosse anche Jon Anderson, il cantante storico degli Yes, né che lo avrebbe visto nel momento in cui aveva bisogno di una band che lo accompagnasse dal vivo. «Erano fantastici, sembravano felici e divertiti», racconta Anderson. «Ho telefonato a Richie e gli ho detto: “Andiamo in tour”. E lui: “Cosa?!”».
Il tour è stato rimandato fino al 2023 a causa del Covid e di vari impegni di Anderson, ma è valsa la pena aspettare. Il nuovo gruppo, che gira col nome Yes – Epics & Classics Featuring Jon Anderson and The Band Geeks, suona alla perfezione una serie di capolavori del prog anni ’70, da Heart of the Sunrise a Yours Is No Disgrace fino ad Awaken. Finito il tour, il gruppo si è dedicato alla produzione di un nuovo album, True, con l’intenzione di pubblicarlo entro la fine dell’anno.
«Non riesco a capacitarmi di quello che è successo», dice Castellano. «Per me, che andavo a vedere Jon in concerto, è un sogno. E in quanto fan degli Yes, una opportunità unica. Mi dico: ok, ci sono state consegnate le chiavi del regno, c’è Jon Anderson che canta per noi, come vogliamo che vada?».
Castellano ha iniziato ad ascoltare gli Yes a 14 anni d’età quando lo zio Phil gli ha dato una copia di Fragile. «Mi sfidò a imparare Heart of the Sunrise. Pensavo che fosse molto al di là delle mie capacità. Una volta imparato a suonarla, sono diventato un fan».
Ha visto per la prima volta gli Yes in concerto il 7 settembre 1994 al Garden State Arts Center di Holmdel, New Jersey. Era il tour di Talk. «Trevor Rabin mi ha fatto impazzire. Dopo quella volta li avrò visti sette o otto volte. Ho convertito tutti i miei amici».
Una volta terminati gli studi, Castellano ha trovato lavoro come come tecnico del suono dei Blue Öyster Cult, il che gli ha permesso di partecipare occasionalmente ai loro concerti. Quando il bassista Danny Miranda ha lasciato la band nel 2004, gli è stato offerto il posto. Tre anni dopo, quando il bassista Rudy Sarzo si è unito al gruppo, Castellano ha assunto il nuovo ruolo di tastierista, chitarrista ritmico e corista.
Castellano era in soggezione di fronte a Sarzo, uno che ha suonato con tutti, da Ozzy Osbourne ai Queensrÿche di Geoff Tate passando per Quiet Riot, Whitesnake, Guess Who. Un giorno erano sul van in tour e Sarzo gli ha chiesto se aveva un canale YouTube. No, non lo aveva. «M’ha spiegato che stavo facendo un grosso errore», ricorda Castellano. «Tipo: se un ragazzo della tua età non ha un canale YouTube, non esiste. Non lo dimenticherò mai».
Con l’aiuto di Sarzo, Castellano ha aperto il suo canale e ha iniziato a pubblicare su YouTube video, tra cui la sua interpretazione di Bohemian Rhapsody dei Queen, diventata subito virale. Ha anche dato vita a un podcast coi suoi amici musicisti e lo ha chiamato Band Geek. Non ci ha messo molto a rendersi conto che la gente era più interessata a sentirli suonare che a sentirli parlare. «Abbiamo eliminato il podcast e siamo diventati i Band Geek, il gruppo musicale».
Lavorando con vari musicisti a rotazione, Castellano ha rifatto Here I Go Again, In the Cage, Working for the Weekend e Heaven and Hell. Quando suonavano gli Yes, si univa a loro la soprano Ann Marie Nacchio.
Un giorno il webmaster di Jon Anderson ha visto per caso la loro Close to the Edge e li ha messi in contatto con Anderson. «Al telefono ho fatto la figura del completo idiota, farfugliavo», racconta Castellano. «Quante volte capita che il tuo eroe, la persona che hai idolatrato fin dall’infanzia ti chiami al cellulare? Anderson m’ha detto che sembravo uno degli Yes degli anni ’70 e che era tutto perfetto. Lui parlava e io volavo. Alla fine ha detto che avremmo dovuto fare qualcosa assieme».
All’epoca all’interno degli Yes era in corso una guerra tra fazioni. Da una parte c’era il chitarrista Steve Howe alla guida degli Yes col batterista Alan White e il tastierista Geoff Downes, dall’altra il cantante col gruppo spinoff Yes featuring Jon Anderson comprendente Trevor Rabin e Rick Wakeman. Per ragioni che non sono mai state del tutto chiarite, la formazione Anderson/Rabin/Wakeman si è sciolta nel 2018. «Era una band divertente», dice Anderson. «C’è una storia dietro, ma non è il momento di raccontarla».
Comunque sia andata, Anderson è rimasto senza band. Quando ha visto Castellano e i Band Geeks suonare Close to the Edge, ha intravisto una strada da seguire. «Ho detto a Richie che volevo andare in tour», racconta. «Lui mi fa: “Jon, ma dici sul serio?”. “Sì, voglio suonare Gates of Delirium, Close to the Edge, Awaken e tutti i successi degli anni ’70. Se dovessimo fare qualcosa come Owner of a Lonely Heart, la faremo a fine concerto perché voglio fare soprattutto gli Yes dei ’70, il meglio».
C’è voluto un po’ di tempo per sistemare la logistica, aspettare che finisse il Covid e trovare un buco nei programmi dei Blue Öyster Cult. Per non dire del fatto che Castellano, il tastierista Chris Clark, il tastierista Andy Ascolese, il chitarrista Robert Kipp e il chitarrista-bassista Andy Graziano dovevano imparare ogni minima sfumatura di pezzi complicatissimi da suonare.
«Abbiamo fatto 48 prove per il primo tour», racconta Castellano, «e questo solo per mettere a punto le parti. Jon alla fine ha iniziato a fare le prove via Zoom. Ci diceva di cambiare questo o quello o cantare una parte con lui. Cantava anche lì, su Zoom. Fantastico».
Per Castellano, la parte più difficile è stata capire come suonare i 22 minuti di Gates of Delirium. «C’è un pattern di grancassa e basso che non si ripete mai», dice. «È una lunghissima frase da memorizzare. Se qualcuno dei vostri lettori sa se c’è una ripetizione, per favore me la mandi perché non sono riuscito a trovarla. L’ho cercata in ogni modo, ma niente. Alla fine per impararla ho dovuto inventare dei piccoli espedienti mnemonici».
Gli Yes hanno suonato per decenni la maggior parte di questi pezzi, un’ulteriore complicazione. «Il punto è che col tempo i pezzi si modificano, i tempi cambiano, le sezioni vengono tagliate», spiega Castellano. «Qual è la versione giusta di Close to the Edge? Quella che hanno suonato nell’album dal vivo Yessongs del 1973? È foese il modo in cui la facevano a fine anni ’70? O è quella nell’album dal vivo Keys to Ascension del 1996 oppure nel tour Masterworks del 2000? Alla fine ho detto ai ragazzi: ogni modo è corretto, la versione del 2004 è valida tanto quanto quella del 1974».
Anderson ha insistito affinché usassero due tastieristi per aggiungere le tessiture che gli Yes non sono mai riusciti a riprodurre dal vivo. «Durante Close to the Edge, poco prima che la band entri e dopo l’assolo di organo (durante l’inizio della sezione Seasons of Man, nda), c’è un organo sotto il Moog», spiega Castellano. «Prima non potevamo riprodurre entrambi dal vivo, ora abbiamo un altro paio di mani ad aiutarci».
Il tour del 2023 è stato di sole 12 date sulla East Coast. Per Anderson ogni serata è stata una rivelazione. «Molto emozionante. Ricordo d’aver pensato: non posso crederci, sono tutti fantastici, portiamo questa cosa in giro per il mondo!».
Prima di iniziare il tour, Anderson voleva registrare nuova musica con Castellano e i Band Geeks, senza rivisitare il passato. Il cantante vive in California, i Band Geeks a New York e i Blue Öyster Cult passano tanto tempo in tour, perciò Anderson inviava via e-mail dei demo, la band li elaborava e poi si confrontavano su Zoom. «Era come essere tornati negli anni ’70, quando suggerivo le idee ai ragazzi e loro, essendo musicisti, le sviluppavano», ricorda Anderson. «Mi basta suonare quattro accordi e il gioco è fatto» (in altri casi è successo il contrario, sono stati i Band Geeks a inviare ad Anderson musica originale).
Il 30 maggio scorso Anderson e i Band Geeks hanno iniziato il nuovo tour allo State Theatre di New Brunswick, nel New Jersey. Sarà più lungo di quello del 2023, si parla già di aggiungere spettacoli. Anderson ci ha detto poco prima dell’inizio delle prove che immagina un set molto simile a quello dell’anno scorso, ma ha in programma di eliminare Gates of Delirium per fare spazio a due canzoni del nuovo album.
«Non voglio spiazzare chi ci segue e vuole ascoltare la musica degli Yes», dice Anderson. «Il mio sogno è di poter fare un altro tour l’anno prossimo con un’ora di musica nuova e un’ora di pezzi degli Yes. O forse li mescoleremo tutti assieme, chi lo sa».
Qualunque cosa accada, Anderson dice che rimarrà coi Band Geeks nell’immediato futuro. Castellano fatica ancora a elaborare la faccenda. «Se qualcuno avesse detto quando abbiamo iniziato il podcast che saremmo finiti per essere la band che suona con Jon Anderson, lo avrei mandato a fare in culo. Non ho idea di come ci siamo arrivati».
Da Rolling Stone US.