Piangono sul palco, piangono in conferenza stampa. Ancora qualche centilitro e i Michielez potrebbero raggiungere un livello d’irrigazione dei canali lacrimali degno di Alessandra Amoroso. Ma guardateli. Sono arrivati a Sanremo 2021 da vincitori annunciati. Lui enorme, grande quasi quanto il Festival, un vincente «costretto a puntare sempre più in alto e spesso anche a comprare a cifre da debito pubblico scarpe terribili» (grazie Dargen D’Amico). Lei preceduta dalla fama della perfezionista, una fatta di musica (nel senso del libro di Daniel Levitin) che mette la precisione prima di tutto. Sono arrivati così e dopo tre sere sono già la Sandra e il Raimondo di Sanremo, ma senza le baruffe.
Forse sono Francesca Michielin e Fedez il simbolo di questo Sanremo senza pubblico, né grandi polemiche. Il Sanremo del distanti, ma vicini. Lo si è capito quando hanno cantato Chiamami per nome coi microfoni uniti da un nastro, pronti per essere trasformati in meme, con lei che scrive su Instagram «teatro vuoto cuore pieno» e lui che porta sulla camicia le iniziali dei nomi della famiglia, F.C.L.V., ovviamente V come Vulcana e mille altre cose. Zero provocazioni: i Michielez cantano in modo tenero una canzone tenera che sta facendo bei numeri. Nel backstage giocano con gli altri artisti, ci si conosce tutti a Sanremo 2021. È intergenerazionale. La nonna ha chiamato la Franci: «ma che voce bellissima ha quella lì della Rappresentante di Lista». Dopo la serata delle cover le hanno telefonato pure i prof del conservatorio per farle i complimenti.
Messi assieme stanno bene. «Quando sono sul palco mi agito, sono emotivo. Ho bisogno di guardarla perché è un’ancora», dice Fedez. Lei ricambia: «non lo sai, ma sei anche tu la mia ancora». Ne escono sempre benissimo. Sulla gaffe dei pochi secondi di Chiamami per nome postati da Fedez per sbaglio nelle stories ci hanno campato per giorni. La foto di lui che sorride come un pazzo e lei col broncetto è commedia all’italiana formato Insta. Potevano permettersi d’essere la coppia più arrogante del Festival. Sono la più pucciosa, tenera, persino buffa. In questo Sanremo finito per sfiga nel bel mezzo d’una crisi epocale hanno scelto un tono di voce rassicurante, famigliare, per tutti.
In faccia ai maligni e ai superbi il loro nome scintilla. Sembrano disinteressati alla competizione, ma trovane uno che dice che è lì per vincere. Lei afferma che «a Sanremo si va per portare una canzone, un messaggio, un racconto». E il loro racconto è questo qua: «celebrare l’unione. In un momento del genere, essere sul palco con Fedez è importante. Nel nostro pezzo c’è la fragilità, si canta di guidare al buio e piangere, ma c’è speranza, senza pesantezza». Si commuove sul serio al pensiero di «essere qui dopo un anno in cui fare musica sembrava un’utopia, essere qui e raccontare la propria musica, essere qui e vedere che il pubblico è felice di quello che facciamo». E sulla trasformazione: «per una volta ho messo da parte la ricerca della perfezione, mi sono concentrata sulla mia emotività».
Ieri sera hanno fatto i matti giocano «sul topos letterario del festival, le coppie», ecco perché hanno tirato in ballo Del verde di Calcutta, che cita Sandra e Raimondo. Al Bano e i Jalisse hanno chiamato per fare i complimenti. Sul palco, lei ha ceduto i fiori a Fedez perché «è una tradizione di famiglia, è una cosa normale per noi, li compriamo sempre a mio fratello, a mio padre». Anche lui pensa alla famiglia: «questo Festival sarà un ottimo ricordo da raccontare ai figli quando saranno più grandi, le diapositive da mostrare la domenica».
Quando non sono sul palco o a instagrammare i colleghi o a farsi foto buffe, guardano pezzi di Festival dai televisori a tubo catodico approntati nei camerini, residuo vintage dei Sanremi di quando c’erano le lire. L’esibizione dello Stato Sociale li ha commossi. La crisi del mondo della musica la conoscono, eccome. Fedez è fra i promotori di Scena Unita. I Michielez l’hanno pure messa in scena nel video di Chiamami per nome girato in un teatro vuoto, ma non l’hanno portata all’Ariston. «Non faccio retorica, né politica», dice Francesca Michielin. «La mia politica è la musica, è questa canzone che dà alle persone a casa un po’ di serenità, che dice non ho paura, vivere un sogno porta fortuna».