“Il mondo dell’ambientalismo è più inquinato della scarico della fogna di Nuova Delhi!”. A meno di tre settimane dalla grande chiusura di Linate e dopo due mesi di date su e giù per le spiagge della penisola e di polemiche a ritmo giornaliero, Lorenzo Cherubini sbroccò. Lo ha fatto con un lungo post ieri sul suo profilo Facebook, in cui ha ripercorso dal suo punto di vista le ultime settimane e le varie volte in cui il suo ambizioso Jova Beach Party, il tour che sta terminando di portare nelle località balneari più famose del Paese, è finito nella polvere mediatica. Per le due date che gli sono state annullate in corsa, Albenga e Vasto, per le accuse di sfruttamento del volontariato e per i presunti danni ambientali che le sue date, con relativo carrozzone organizzativo, avrebbero comportato per il territorio.
Lo sfogo di Jovanotti è integralmente rivolto a quest’ultimo aspetto. “Quando abbiamo iniziato a progettare JBP la primissima cosa che abbiamo fatto è stato contattare il WWF per poterli incontrare per raccontare l’idea e chiedere a loro un parere”, esordisce, lodando la serietà della storica associazione che con lui ha collaborato al tour. “Non mi sarei mai aspettato, nonostante non sia un ingenuo rispetto a questo genere di cose, che il mondo dell’associazionismo ambientalista fosse così pieno di veleni, divisioni, inimicizie, improvvisazione, ciarltroneria, sgambetti tra associazioni, protagonismo narcisista, tentativi di mettersi in evidenza gettando discredito su tutto e su tutti, diffondendo notizie false, approfittando della poca abitudine al ‘fact checking’ di molte testate”.
E ancora “Pensavo e penso ancora che la collaborazione con il WWF sia garanzia di rispetto delle aree. Invece un delirio nei social, una miriade di cazzate sparate a vanvera da chiunque, una corsa al like facile da parte di sigle e siglette che hanno approfittato ogni giorno della visibilità offerta da un nome popolare e da un grande evento per cavalcare l’onda, mettersi in mostra, inventare palle, produrre prove false che nessuno mai verificherà perché la rete è così. Addirittura ‘Lega ambiente’ e ‘Ente Nazionale Protezione Animali’ recentemente sono cascate in una trappola tesa loro dai mitomani che se non fossero pericolosi farebbero anche ridere (sono emerse storie che superano sceneggiature di commedie grottesche)”, ha scritto.
Tutto il suo discorso, che prosegue con toni particolarmente accesi, è incentrato sull’idea che in Italia ci sia e sia molto forte un ambientalismo del “no a tutti i costi”, che sfrutta la visibilità di un grande artista per le proprie battaglie (da mitomani o giù di lì). Chiamata direttamente in causa – pur con un errore nella dizione –, abbiamo chiesto una risposta a Legambiente, tra le più importanti organizzazioni che si occupano di tutela dell’ambiente nel Paese. Così ha parlato Stefano Ciafani, il presidente.
Il messaggio di Jovanotti è davvero duro nei toni. Come ha fatto a spingersi così in là la questione?
I toni del post ci hanno stupito, e conoscendo l’artista li abbiamo trovati davvero sopra le righe. Jovanotti contesta a noi ambientalisti italiani una serie di pessime abitudini, tra cui inimicizie e gelosie, che semplicemente non sono vere. O per lo meno non valgono per tutti, di certo non per noi.
Avete subito sottolineato i vostri ottimi rapporti con il WWF, che ha collaborato al Jova Beach Party.
Con WWF, Greenpeace e altre realtà lavoriamo da sempre su temi come la lotta al nucleare, al carbone o alle trivellazioni, in questi giorni collaboriamo alla stesura di un piano comune per il clima, che speriamo sarà una priorità del prossimo governo. Non c’è nessuna fogna, ma grande stima tra noi.
L’errore è stato quello di fare di tutta l’erba un fascio.
Indubbiamente. Che in giro per il Paese ci siano decine di sigle ambientaliste locali dai toni “estreme”, che portano sempre avanti toni esasperati e non di rado inventano storie per cercare visibilità, è una cosa che sappiamo bene, e che non abbiamo mai nascosto. Ma dire che tutto il mondo ambientalista è marcio è molto scorretto, e sbagliato.
Quando avete sentito per la prima volta l’idea di portare un tour nelle spiagge, però, avete storto il naso. O no?
Le spiagge sono un luogo particolare, non ci sono dubbi. Ci sono spiaggioni come quello di Rimini, dove ormai l’ambiente è purtroppo degradato, perché già ampiamente edificato e manomesso. In altri contesti, invece, portare 40mila persone tutte assieme è sicuramente più complicato, Ma non abbiamo mai detto un no a priori, solo abbiamo chiesto di mettere in campo tutte le iniziative possibili per ridurre l’impatto sul territorio.
Esattamente cosa avete contestato a Jovanotti?
Tre cose. A Lido degli Estensi, in provincia di Ferrara c’era un problema per quanto riguarda la nidificazione del fratino, nella tappa di Policoro in Basilicata e di Roccella Jonica in Calabria per quella delle tartarughe Caretta Caretta. Erano rilievi puntuali, documentati. Che si sarebbero potuti tranquillamente superare spostando l’evento in un altra location, come è stato fatto a Ladispoli, nel Lazio. Di certo la soluzione non era attaccare l’ambientalismo.
La musica è uno straordinario veicolo per sensibilizzare le persone alla cura dell’ambiente. Certo, per farlo, è necessario che associazioni e artisti parlino la stessa lingua.
Nel 1989, prima della caduta del Muro, abbiamo fatto la nostra prima Festambiente, con cui tutti gli anni portiamo oltre 100mila persone a divertirsi e riflettere sui grandi temi dei nostri giorni nel grossetano. Un evento senza rifiuti usa e getta sin dalla sua prima edizione, che punta tutto sulle buone pratiche come la differenziata e il trasporto collettivo. Nelle scorse settimane abbiamo firmato un protocollo di intesa per riprodurre questo nostro modo di organizzare i grandi appuntamenti a impatto zero in alcuni dei principali eventi musicali italiani: lo hanno firmato il Concertone del Primo Maggio a Roma, Arezzo Wave, Umbria Jazz, la Notte della Taranta di Melpignano, e la rete di festival sostenibili Keep On. Insomma, la sensibilità sul tema nel mondo della musica è grande.
L’idea che gli ambientalisti siano tutti dei rompicoglioni che sanno solo dire “no” in Italia pare dura a morire.
In una fascia della popolazione indubbiamente resiste l’idea che noi ambientalisti siamo solo quelli del no, e purtroppo ci sono stati politici e sigle minori che hanno contribuito a rafforzare questa idea. Noi l’abbiamo sempre contrastata, perché abbiamo detto e diciamo ogni giorno numerosi sì, dalle pale eoliche ai parchi solari oppure gli impianti di riciclo. E quando diciamo di no, facciamo sempre delle proposte alternative. Culturalmente, però, questo pregiudizio è un ostacolo con cui ci troviamo spesso ad avere a che fare, e ci spiace Lorenzo sia caduto nel tranello.