Chanel Haynes aveva un sacco di pensieri per la testa quand’è arrivata a San Siro lo scorso 21 giugno per cantare Gimme Shelter coi Rolling Stones. Aveva passato gli ultimi mesi interpretando Tina Turner nel musical Tina in scena a Londra. Anche quella sera era prevista una replica, ma cantare con gli Stones era un’opportunità unica nella vita e una buona occasione per cedere il palco alla sostituta, anche se alla fine le è costato il lavoro. Durante il volo last minute che ha preso ha ascoltato varie versioni di Gimme Shelter per capire come affrontare la parte viscerale che nell’originale del 1969 era cantata da Merry Clayton.
«Ero piena di dubbi», racconta a Rolling Stone via Zoom da Londra. «Mi chiedevo: devo farla come Merry? O come i fan sono abituati a sentirla dal vivo? La faccio a modo mio? Il punto è che avevo a disposizione un solo tentativo».
Queste domande le giravano per la testa quando il batterista Steve Jordan l’ha accolta, l’ha salutata e le ha passato un telefono. All’altro capo c’era Clayton. «Mi viene quasi da piangere solo a parlarne», ricorda Haynes. «È stato un momento incredibile. In buona sostanza m’ha detto: “Nessuna riesce a cantare questa canzone come me. Quando ci provano, diventano rauche. Perciò voglio che tu la canti come la canterebbe Chanel. La chiesa è dentro di te. So che sei una ragazza di chiesa. Fidati. Falla a modo tuo».
La strada che ha condotto Haynes a quella telefonata è iniziata nel 1997, quando il suo gruppo gospel di adolescenti, i Trinitee 5:7, ha firmato per la GospoCentric Records e inciso l’album di debutto con cantanti famosi tipo Kirk Franklin. «Ero una ragazzina, in quel momento sono entrata nel mondo reale. Ho cominciato a vedere il mondo non solo attraverso gli occhi di mio padre – sono la figlia di un predicatore – ma anche per come è realmente. Ho trovato la mia voce, ho capito che non somigliavo a nessun altra».
Nei due decenni successivi i Trinitee 5:7 sono stati al centro della sua esistenza, ma è da quando aveva 19 anni che immaginava per sé un altro destino. È successo dopo aver visto il film biografico di Tina Turner What’s Love Got to Do with It. «Essendo figlia d’un predicatore, non mi era permesso ascoltare altro che gospel. E così, quando ho sentito la voce di Tina e l’ho vista, quando ho sperimentato la sua forza, il suo potere, ho capito che ne volevo di più. Mi sono detta: se hanno fatto un film sulla sua vita, vuol dire che un giorno faranno un musical. E quando lo faranno, voglio essere io a interpretare Tina Turner».
Per prepararsi a quell’eventualità, Haynes ha lavorato con lo Zach Theater di Austin, Texas a una serie di musical, tra cui uno in cui si calava nei panni di Billie Holiday. Quando nel 2019 ha saputo che sarebbe andato scena un musical su Turner, ha inviato ai produttori della produzione del West End un’e-mail il cui oggetto recitava semplicemente “Sono la vostra Tina Turner”. Ci sono voluti alcuni mesi e diverse audizioni, ma alla fine è stata presa. «Mi hanno detto che la parte sarebbe stata mia più o meno a Natale, il miglior regalo che abbia mai ricevuto. Tina è la produttrice esecutiva del musical e in definitiva è lei che decide chi la interpreta. La sua benedizione è per me un dono. Ogni replica che ho fatto è una forma di ringraziamento nei suoi confronti, un modo per renderle omaggio».
Qualche mese dopo, i Rolling Stones si sono trovati di fronte a una scelta. Avevano cancellato due date dopo che Mick Jagger aveva preso il Covid e ora dovevano far ripartire il tour per il 60° anniversario da Milano. La corista Sasha Allen, però, non poteva esserci. I Ghost Hounds hanno prestato le loro coriste Kamilah Marshall, Kenna Ramsey e Amy Keys per riempire il vuoto, ma Gimme Shelter dal vivo è in sostanza un duetto tra Jagger e Allen. Avevano bisogno di una voce potente da chiamare quasi senza preavviso. Non avrebbero altrimenti potuto fare il pezzo che da decenni ormai è uno degli highlight di quasi tutti i concerti degli Stones.
Haynes è un po’ vaga quando racconta com’è saltato fuori il suo nome, dice solo che uno dei suoi amici conosce bene qualcuno del giro degli Stones e che di recente gli ha mandato un video di lei in Tina. «Subito dopo ha ricevuto una telefonata da quel suo amico», racconta Haynes. «“Sai la ragazza che mi hai fatto vedere in quel video? Pensi che potrebbe venire a Milano per fare Gimme Shelter con Mick?”. Quando m’hanno chiamata, ho pensato: “Cosa? Adesso?!”».
Non c’è stato quasi il tempo materiale per farlo. «Non voglio dire di preciso quando ho ricevuto la chiamata perché non voglio dare tempistiche precise. Dirò solo che il preavviso è stato poco, molto poco. Tutti si mordicchiavano le unghie. “Ce la faremo?”. Sappiate che la macchina degli Stones è tipo Buckingham Palace o la Casa Bianca. Il livello del personale è quello. In men che non si dica ero su un volo diretto a Milano».
A bordo dell’aereo ha guardato i video dal vivo di Gimme Shelter duettata da Jagger con Lisa Fischer, con Allen, con ospiti speciali come Lady Gaga, Florence Welch, Mary J. Blige. «Volevo analizzare somiglianze e differenze», spiega. «Una materia affascinante. Ho capito le cose che hanno fatto scattare qualcosa in Mick e quelle che invece no».
Dopo che Clayton le ha dato il coraggio di fare le cose a modo suo, Haynes sperava di fare il soundcheck sul palco principale, in modo da provare i movimenti sulla passerella con Jagger. Purtroppo pioveva e sono perciò stati costretti a improvvisare una prova in una stanzetta nel backstage. «Sono entrata e mi sono trovata di fronte Mick Jagger con indosso un cappello da baseball rosa e pantaloni fighissimi che non avevo mai visto prima», ricorda la cantante. «L’abbiamo potuta cantare una volta sola».
«Per come sono stata cresciuta, so che le prove sono la tua performance. Non avevo mai cantato la canzone per intero fino a quel momento. Eravamo l’uno di fronte all’altra e cantavamo “just a shot away!” in quella stanzetta. Lui ha sorriso per tutto il tempo. Quando abbiamo finito, chi fa il trucco, il catering e tutti gli altri presenti hanno applaudito, come a dire: funziona».
Poco prima del concerto, Haynes s’è trovata faccia a faccia con Keith Richards. «Gli ho detto: “Visto che l’hai scritta tu la canzone, cosa mi puoi dire in modo che possa salire sul palco e condividerla col pubblico?”. E lui: “Chanel, sono io che voglio che tu mi dica qual è la tua interpretazione del pezzo dopo che l’avrai cantato”. Mi è esploso il cuore. Sono contenta che l’abbia detto, mi ha spinta a cantare dal mio punto di vista, non dal suo».
Il grande momento è arrivato alla diciottesima canzone, dopo Jumpin’ Jack Flash. Salire su un palco di fronte a 60 mila fan degli Stones le ha dato una sensazione che non aveva mai provato prima. «Suonano come alberi della giungla durante una tempesta. È qualcosa di primordiale, è come la guerra. Ed è come se tutte quelle voci, tutti quegli occhi stessero sparando sul mio corpo. È un’energia che ho cercato di trattenere e cavalcare. È stata un’esperienza decisamente surreale».
Quando ha cantato “rape, murder, you’re just a shot away!” la folla s’è scatenata ancora di più. Il culmine è arrivato col faccia a faccia con Jagger in fondo alla passerella, quando ormai irradiava sicurezza e fuoco. «Non abbiamo provato nulla di nulla», spiega. «Tutto quel che avete visto è stato fatto sul momento. Ci siamo affidati l’uno all’altra. È stato come se un’onda fosse scese dal cielo, passando dentro di noi e i 60 mila presenti». Dopo il concerto non ha avuto modo di parlare con Jagger o Richards, ma ha ricevuto da loro fiori e biglietti di ringraziamento.
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Gli unici a non essere particolarmente entusiasti della cosa sono stati i produttori di Tina. Una volta tornata a Londra, Haynes ha ricevuto una e-mail in cui il direttore generale Mark Rubinstein le comunicava la sospensione dallo spettacolo e l’impossibilità di prendere parte alle ultime tre repliche. «Il teatro è stato informato che non le sarà permesso di entrare», ha scritto in una nota che Haynes ha postato su Instagram.
Haynes non vuole entrare nei dettagli, ma afferma che la decisione è strettamente correlata alla sua decisione di cantare con gli Stones in una serata in cui si sarebbe tenuta una replica di Tina. «Nel West End, una singola persona non può fermare uno show», dice. «Le cose non sono concepite in questo modo. Alla fine, è andato tutto bene. C’è stata la replica così come c’è stato il concerto a Milano. Entrambi gli show hanno avuto luogo e di questo sono felice».
La cosa brutta è che amici e familiari stavano volando a Londra per assistere all’ultima replica. Tra di essi, una sopravvissuta agli abusi domestici che l’ha aiutata a entrare nel personaggio. «E questo mi addolora», dice Haynes. «È la mia musa, la persona che mi ha dato una mano a raccontare correttamente la storia dal suo punto di vista… Non ho neanche potuto salutare i bambini del cast. È stata dura» (raggiunto da Rolling Stone per un commento, un rappresentante del musical ha dichiarato che «è una questione legata a una dipendente e commentare casi individuali non rientra nella nostra politica aziendale».
Nella didascalia accanto alla pubblicazione della lettera di licenziamento, Haynes ha scritto: «Non tutti gioiscono quando realizzate i vostri sogni… Se non sono stati loro a crearli, cercheranno di distruggerli. Ma siate forti e andate dove vi porta il cuore».
Nonostante l’amaro epilogo di Tina, Haynes guarda il bicchiere mezzo pieno. «Amo quel che faccio. Amo le persone con cui lavoro. A volte ci si fa del male. Volete sapere chi ha davvero rischiato e gli è costato? Gandhi, Martin Luther King Jr., Rosa Parks, Madre Teresa, Tina Turner, Nelson Mandela. Il mondo va così. Sono una donna adulta. Non voglio che qualcuno si dispiaccia per me».
Chanel Haynes non sa che cosa le riserva il futuro, ma spera che l’esibizione con gli Stones le apra nuove porte. «Sto parlando con persone che mi stanno aiutando, dando delle indicazioni, tenendomi per mano in questo percorso».
Intanto Sasha Allen è tornata sul palco con gli Stones a Hyde Park, il che significa probabilmente che il duetto di Haynes su Gimme Shelter è stato irripetibile. «È stato un dono meraviglioso e prezioso», dice lei. «Me lo sto ancora gustando».
Tradotto da Rolling Stone US.