Le Linda Lindas la chiamano «la questione Racist, Sexist Boy». È la performance di maggio 2021 alla Los Angeles Public Library, quando la band ha suonato un pezzo punk bello potente su un compagno di scuola pieno di pregiudizi e s’è ritrovata fra le mani un successo inaspettato.
Il video di quelle quattro ragazze di talento, tutte asiatiche o latine, che suonano e gridano il testo (“Sei un ragazzino razzista e sessista / Hai giocattoli razzisti e sessisti / Ricostruiremo quello che distruggerai”) è diventato super virale e le ha trasformate in superstar di internet.
Dopo qualche apparizione tv, varie interviste e un contratto firmato con Epitaph, le Linda Lindas, ovvero le sorelle Milan e Lucia de la Garza (rispettivamente voce e batteria, voce e chitarra) di 11 e 15 anni; la cugina di 13 Eloise Wong (voce, basso) e l’amica di 17 anni Bela Salazar (voce, chitarra), pubblicheranno il loro album di debutto Growing Up l’8 aprile. Possiamo già ascoltare la title track e vedere il video girato da Humberto Leon di Opening Ceremony.
«La questione Racist, Sexist Boy ci ha fatto capire che una canzone può fare la differenza», dice Eloise. «Il fatto che così tante persone abbiano visto il video e ne siano rimaste colpite dimostra che possiamo avere un impatto anche se siamo solo in quattro».
La band s’è ritrovata davanti a un monitor per quest’intervista a casa di Mila e Lucia, la stessa dov’è stato girato il video di Growing Up. Hanno parlato di scrittura, amicizia, pandemia e di gatti con la parrucca. Spesso si finiscono le frasi a vicenda e annuiscono ai discorsi delle altre. Quando chiedo loro della partecipazione al festival When We Were Young di Las Vegas e dell’esperienza fatta aprendo gli show di Beths, Jawbreaker e Best Coast in primavera ed estate, per poco non saltano dentro lo schermo per l’entusiasmo.
Mila, Lucia, Bela ed Eloise si conoscono e fanno musica insieme da una vita. Lucia e Mila sono figlie di Carlos de la Garza, un produttore premio Grammy. Hanno iniziato a suonare insieme nel 2018, al festival di Los Angeles Girlschool, come band di supporto per Kristin Kontrol delle Dum Dum Girls, e hanno continuato facendo vari show improvvisati a Chinatown. Nel 2019 hanno aperto per le Bikini Kill all’Hollywood Palladium.
Le loro cover di Rebel Girl delle Bikini Kill e Big Mouth dei Muffs hanno attirato l’attenzione di Amy Poehler, che le ha usate per la colonna sonora del film Netflix Moxie. Hanno registrato un singolo sulla protagonista del documentario Baby-Sitters Club Claudia Kishi, un’icona asiatico-americana. E a dicembre 2020 hanno pubblicato un EP di quattro pezzi.
L’ultimo anno, però, le ha proiettate a un altro livello di popolarità. «Non abbiamo fondato la band con l’idea di diventare famose», dice Lucia. «Ci piaceva suonare insieme e fare cover delle canzoni che amiamo. Era divertente».
«Ed è ancora divertente!», rispondono Eloise e Mila.
Anche l’album è stato scritto, come l’EP, durante il primo lockdown del 2020, quando dovevano seguire le lezioni in remoto e non potevano vedere regolarmente gli amici. Scrivere di quella solitudine e confusione è stato catartico.
«Non è stato facile con la pandemia», dice Bela. «Io ne sono stata sopraffatta, ma la musica mi ha aiutata parecchio. Anche se dovevamo mettere le mascherine e provare all’aperto, almeno facevamo qualcosa. Mi ha aiutata a pensare ad altro. È facile spiegare quel che provi in una canzone e dirlo alle tue amiche».
Alcuni dei temi dell’EP tornano in Growing Up, ma con voci più mature e una scrittura più sofisticata. «Si sente che abbiamo voci diverse, forse perché siamo più grandi. Anche la tecnica è migliorata, abbiamo fatto un sacco di pratica», dice Bela. «Bello poter sentire i nostri progressi».
La prima canzone di Growing Up è Oh!, una sorta di mix tra Cars e Go-Go’s, un pezzo rock che parla di sentirsi incompresi (“Oh, quando dico qualcosa che vorrei non avere detto / Quando cerco di dare una mano combino sempre un casino”). Poi c’è Nino, un omaggio a uno dei gatti di Bela (“Gentleman di giorno / cacciatore di notte”) e la versione in studio di Racist, Sexist Boy.
Il nuovo singolo, la title track, è scritto da Lucia e racconta di amicizie intense («Le persone che ti fanno desiderare di restare giovane per sempre») e dei piaceri semplici della gioventù, ma anche della voglia di liberarsi in fretta degli aspetti più strani dell’adolescenza. È catchy e ballabile, è facile immaginare i ragazzi che la gridano dal finestrino dell’auto dopo l’ultimo giorno di scuola.
«Quando l’ho ascoltata la prima volta ho pianto», dice Bela, che ora fa il liceo.
Il video riflette l’energia della canzone. Le ragazze si scambiano i vestiti – gli outfit sono di Rodarte e Basheva – mentre i loro gatti indossano abiti coordinati e delle piccole parrucche.
«Quando hanno ripreso le scene con i gatti non si poteva entrare in casa, se dovevi eri costretta a camminare in punta di piedi», dice Lucia, mentre le altre mimano esagerando quei movimenti. «Sai, ai gatti piace fare le cose per conto loro», aggiunge Eloise.
Dirigere un gatto è decisamente più difficile che una punk band di adolescenti, racconta Humberto Leon, che ha girato il video con un iPhone 13Pro, lo strumento giusto per replicare il punto di vista degli animali. Voleva che la clip fosse piena di elementi che riflettessero «la gioia e la felicità delle ragazze».
Alla fine del video si sentono le voci delle figlie di Leon, due gemelle di 8 anni, e si vedono immagini delle Linda Lindas da bambine. «Volevo dire a tutti che queste sono ragazze fantastiche, che sono cresciute insieme. Spero che in futuro sarà divertente rivederlo», dice il regista.
Mentre si preparano a pubblicare il resto di Growing Up, Mila, Lucia, Eloise e Bela non si sono ancora abituate all’idea che il pubblico conosca il loro nome e la loro musica. «La gente mi ferma a scuola e mi fa i complimenti per la band», dice Mila. «È imbarazzante, però mi fa piacere».
Si sentono fortunate, perché hanno una piattaforma con cui esprimersi. E come cantano in Growing Up, sono grate di poter attraversare questa fase della vita tutte assieme.
«Quando scriviamo di quello che proviamo ci avviciniamo ancora di più», spiega Lucia. «Con questa musica mettiamo un po’ di noi stesse a disposizione del mondo. Fa un po’ paura, ma se al tuo fianco ci sono tre amiche è tutto più facile».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.