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Lucinda Williams ha 70 anni, ma è più rock di te

Una carriera da outsider, un ictus, la voglia di stare in piedi tutta la notte. Intervista alla musicista che ha appena pubblicato ‘Stories from a Rock N Roll Heart’ con due pezzi con un certo Bruce Springsteen

Foto: Danny Clinch

A Nashville è una di quelle giornate di settembre talmente umide da farti spuntare le branchie, eppure Lucinda Williams è bella serena, seduta al tavolo della cucina del Room & Board Studio di Ray Kennedy. Racconta storie di vita on the road a un gruppo di musicisti di lungo corso, tra cui Tommy Stinson e Jesse Malin. Spara aneddoti speciali, avvenuti dietro le quinte. Molti sono riportati nel suo bellissimo libro autobiografico Don’t Tell Anybody the Secrets I Told You, ma sentirli di persona, raccontati con l’accento strascicato del Sud di Williams, è tutta un’altra cosa.

Il marito e manager Tom Overby la richiama in sala di regia per riascoltare una canzone intitolata Jukebox. Stanno lavorando a Stories from a Rock N Roll Heart, il nuovo album di Williams, che è bello tosto. Lei è entusiasta di ciò che sente. «Mi piace», dice sorridendo e battendo le Converse a ritmo.

Qualche mese dopo, siamo all’inizio della primavera, Williams è al tavolo di un’altra cucina, quella di casa sua a Nashville, dove vive con Overby. Sorseggia un caffè ed è ancora raggiante per gli ospiti che si è assicurata per Stories from a Rock N Roll Heart: Angel Olsen, Margo Price e Jeremy Ivey, Buddy Miller, Stinson dei Replacements. Ma i veri pezzi da novanta sono Bruce Springsteen e sua moglie Patti Scialfa, che cantano in Rock N Roll Heart e New York Comeback. Quest’ultima è una canzone sulla perseveranza e la vittoria, un messaggio che Williams, che ha compiuto 70 anni a gennaio, ha a cuore specialmente ora che si sta riprendendo dopo l’ictus che l’ha colpita nel 2020.

Riesce a fare qualche accordo quando compone, ma non è ancora in grado di suonare la chitarra sul palco. Però canta. A febbraio, durante la 2023 Outlaw Country Cruise, si esibita con padronanza ed energia alla guida della sua band. È entusiasmante da vedere e da sentire e dovrebbe essere presa in considerazione per l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame. «Una cosa che succede alle persone che perdono uno dei sensi è che gli altri si acuiscono», dice. «Forse è una cosa simile. Mi permette di concentrarmi sulla voce. L’hanno notato tutti».

Williams ha pubblicato un sacco di dischi con dentro molto blues come Little Honey o Down Where the Spirit Meets the Bone. In Stories from a Rock N Roll Heart è più vicina a Patti Smith che a Howlin’ Wolf, abbandona le atmosfere dell’amato Sud (ha vissuto un po’ ovunque, dalla Louisiana e l’Arkansas al Texas e ora in Tennessee) per tirare fuori lo spirito e l’energia di New York, che in passato è stata casa sua.

«Volevo scrivere più pezzi rock’n’roll, alla Tom Petty», spiega Williams, che ha aperto l’ultimo concerto di Petty prima della sua morte, nel 2017, «che poi sono i brani più difficili da comporre. Quando mi metto alla chitarra, entro subito in modalità ballad. Immagino sia una cosa che mi porto dietro dal mio periodo folk».

Per ottenere il sound da bar band newyorkese che aveva in mente, Williams ha ingaggiato Jesse Malin, un protagonista della scena del Lower East Side, e Travis Stephens, che da tempo gira con lei. Abbinati al produttore Ray Kennedy, che aveva fatto da ingegnere del suono per il disco-caposaldo Car Wheels on a Gravel Road del 1998, hanno scritto delle canzoni rock solide, ruvide e ispirate.

«L’album precedente conteneva pezzi pesanti e cupi perché il periodo che vivevamo lo era», dice Williams a proposito di Good Souls Better Angels del 2020, il disco in cui la cantautrice scriveva di Donald Trump e del diavolo. Questa volta s’è lasciata andare e in Let’s Get the Band Back Together evoca la verve alcolica dei Faces con un ritornello cantato da un coro di star. «L’idea è stata di Tom. Volevamo che nel ritornello si sentisse un gruppo di persone che canta in un bar, con tutte le imperfezioni del caso».

I contributi di Springsteen e Scialfa, però, sono curatissimi. Overby racconta che, dopo aver inviato alla coppia un paio di registrazioni delle canzoni, i due gli hanno restituito 16 tracce vocali diverse. In Rock N Roll Heart fanno soprattutto armonie, ma in New York Comeback la voce di Springsteen è proprio accanto a quella di Williams, dando vita a un duetto emozionante. «Mio Dio, mi emoziono ancora quando sento la sua voce», dice Williams. «E Patti, che Dio la benedica, mi ha mandato un’e-mail in cui diceva: “Nessuno scrive più canzoni come questa e sono felicissima di aver potuto cantare nel tuo album”».

Williams ricorda il suo primissimo incontro con Springsteen, nel backstage del Pantages Theatre di Los Angeles, dopo un concerto del tour solista Devils & Dust, nel 2005. Le piaceva molto la canzone di quel disco che descriveva con grande minuzia una prostituta, Reno, e l’ha detto a Springsteen. «Ho detto a Bruce che è un autore coraggioso. Lui mi ha risposto “anche tu lo sei” e io mi sono sciolta».

Dopo lo spettacolo, sono andati tutti a cena insieme con Springsteen, T Bone Burnett, il chitarrista degli U2 The Edge, Malin e altri. Riuniti intorno a un tavolo, si sono raccontati altre storie. Sia Williams che Overby si divertono a rievocare quella cena e lei ammette di non essere stata molto convinta di mettere la parola “storie” nel titolo del nuovo album. «Fa intendere che in questo disco ci siano più canzoni narrative, ma non è quel tipo di album, non è Car Wheels».

Stories from a Rock N Roll Heart non ha bisogno di esserlo. A volte, come dice Williams, c’è bisogno di fare del rock e basta: «Abbiamo superato la pandemia. Torniamo a stare insieme, facciamoci qualche drink e stiamo in piedi tutta la notte».

Da Rolling Stone US.

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