Intervista a Mac DeMarco: «Non voglio diventare come mio padre» | Rolling Stone Italia
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Mac DeMarco: «Non voglio diventare come mio padre»

"This Old Dogs" è il nuovo disco del più romantico e cazzone degli indie-rocker canadesi. È pieno di riferimenti all'uomo che (non) vorrebbe diventare. Vi sembra melenso? Chissenefrega

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

I genetisti canadesi stanno molto avanti nella selezione delle loro vacche. Quindi non so se sia merito della qualità del latte, o dei soldi con cui lo Stato irrora la cultura (non quella vegetale), ma sembra che il Canada sia particolarmente abile nello sfornare enfant prodige: uno Xavier Dolan nel cinema o un Mac DeMarco nella musica, che a soli 27 anni ha già tre album all’attivo e un posto d’onore nell’indie-rock insieme più cool, più romantico e più cazzone del momento, un po’ la reincarnazione dello spirito dei Modern Lovers. Quando lo chiamo da Skype è una serata piovosissima a Roma, lui mi risponde dal suo appartamento di Los Angeles, in una splendida mattinata di sole.

Ciao, buongiorno, come va?
È ancora presto per dirlo, mi sono appena svegliato.

Ok, allora partiamo dalla tua camera da letto… Hai detto che i tuoi dischi sono quello che accade nella tua stanza, a prescindere da dove ti trovi. Cosa rappresenta per te questo spazio?
Beh, non è necessario che sia la camera da letto, può essere il salone, la cucina, o qualsiasi anfratto di casa. Insomma, il senso è che per me l’influenza del mondo esterno non conta niente rispetto allo spazio in cui mi chiudo per fare musica. Ho tutta la mia attrezzatura, ed è così che lavoro. Perciò se mi trovo a New York, a Los Angeles o tra i ghiacci dell’Alaska non è che faccia grande differenza.

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Forse, però, è anche questa dimensione di “cameretta” a dare ai tuoi lavori un’impronta adolescenziale, in senso buono. Com’è stata la tua adolescenza a Edmonton, nell’Alberta?
Sono cresciuto con mia madre, non eravamo né poveri, né ricchi, ho cominciato a suonare presto, a 14 anni ho preso lezioni di chitarra per un paio di anni, e poi mi sono messo a fare concerti. Per fortuna esisteva una scena locale, anche se dopo un po’ tendenzialmente chi voleva fare musica si trasferiva. E io non ho fatto eccezione.

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

E a parte la musica? Non so perché mi dai l’idea di uno che giocava ai videogiochi.
Ah sì? Comunque è vero. Però, quando ero più piccolo. Cioè, in realtà ci gioco pure oggi. Ma da adolescente – quando ho cominciato a suonare – non era più tanto cool dire che stavo appresso ai videogiochi, quindi parlavo solo di dischi. Però i videogiochi hanno chiaramente avuto un’influenza anche sulla musica che faccio.

E i fumetti?
Sì, li leggevo. Ma costavano un sacco nella mia città natale, tormentavo mia madre per farmeli comprare. Però non posso dire di essere un nerd o un espertone, leggevo le robe più commerciali, manga giapponesi, o cose tipo X-Men, Deadman. Oggi, tra i musicisti che suonano con me, può capitare che ci passiamo qualche graphic novel più impegnativo.

Ho letto la lista dei tuoi 10 film preferiti, e mi sembra che anche in quelli più “seri” (Shining, Amadeus…) ci sia sempre una latente vena comica o grottesca.Cosa ti fa ridere?
Non so, amo i film che mi creano una certa confusione, ma non direi che sono grotteschi, forse semplicemente strani. Rispetto a ciò che mi fa ridere, può essere qualsiasi cosa. Il modo in cui uno si allaccia una scarpa, che però può essere anche drammaticamente serio. È una questione di contesto, anzi di come un determinato elemento emerge dal contesto.

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Parlando del tuo disco – e immagino fosse una specie di battuta – hai detto che è un album di “rock italiano”. Che volevi dire?
Beh, sono al 25% italiano, e quando volevano definizioni per questo disco, mi chiedevano: “Ma com’è? È jizz jazz?” Così ho tirato fuori quella cosa del rock italiano tanto per spiazzare un po’. Quindi sì, era una battuta. Però mi piace la musica italiana.

Tipo?
Musica disco. Adoro Ryan Paris, ma non credo possa considerarsi proprio “rock”.

Nei tuoi dischi riesci a creare un certo equilibrio tra uno stile più confidenziale e un’indole da “slacker rock”: come ci arrivi?
Di base, mi metto lì a scrivere delle canzoni, e non sempre penso che sarebbe il caso di farle sentire, però poi magari finiscono lo stesso nel disco… E alcuni pezzi, sì, possono essere molto personali, in questo album parlo di cose che mi sono successe negli ultimi due anni, ma non ci sto a pensare troppo e non mi dico: “Okay, adesso voglio fare un pezzo che sia una sintesi tra questo, questo e questo”.

E come eviti il rischio di cadere nel melenso?
Ti sembro melenso?

No, ma mi sembra il rischio speculare all’essere cazzone. Penso ad altri musicisti che mi piacciono molto come Sean Nicholas Savage e i Majical Cloudz, che corrono lo stesso rischio…
Sean Nicholas Savage… Ok, capisco che vuoi dire. Guarda, se i miei pezzi a qualcuno sembrano piagnucolosi o melensi, non posso farci niente e mi sta bene così, tanto non potrebbero essere diversi.

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Mac DeMarco, foto di Kiera McNally

Citi spesso tua madre, molto meno tuo padre, però il pezzo My Old Man sembra parlare di lui, è così?
Sì e no. Parlo di mio padre, ma anche di un tipo di figura come quella di mio padre; poi uno può vederci riflesso il rapporto con il proprio di padre, o con non so chi… Insomma per me è così che funzionano in generale i testi di una canzone, ci sono riferimenti più o meno espliciti, ma ognuno ci legge quello che vuole.

Parla anche della tua paura di diventare adulto e seguire quel modello maschile?
Beh, è una specie di auto-monito, perché non è che proprio smanio dalla voglia di diventare mio padre.

Uno dei miei pezzi preferiti dell’album è On the Level, e c’è quell’intro all’inizio che mi ricorda tantissimo qualcosa ma non riesco a capire cosa… Cos’è che ti ha ispirato?
Intendi quel neee-nooo tipo sirena?

Sì, esatto.
Boh, mi piaceva. Non sono un mago con la tastiera, ho trovato queste due note e mi sembravano divertenti, tipo il suono di un’ambulanza. Forse mi ricorda un po’ John Lennon in Strawberry Fields.

Sì? Non ci avrei mai pensato.

Mac DeMarco si esibirà in Italia il 24 agosto all’Ama festival di Asolo (TV) e il 25 al Todays a Torino.