Rolling Stone Italia

Mara Sattei a Sanremo 2023 tra Måneskin e thasup alla ricerca di se stessa

Un brano che parla di relazioni tossiche, scritto da Damiano David e prodotto dal fratello trapper. Per la serata duetti, Noemi. C'è tanta carne al fuoco per il Sanremo dell'artista romana, riuscirà a gestire le pressioni e a farci capire chi vuole essere davvero?

Foto: Giuseppe Triscari

Mara Sattei, Sara Mattei, Tara Mastei, Tamara Stei: per l’artista romana si potrebbe pensare a un generatore online di anagrammi e creare una serie di nomi impossibili da cui qualche intelligenza artificiale potrebbe ideare una serie di carriere indipendenti. Se l’idea va in porto, care major, ricordatevi di me.

Mara Sattei, all’anagrafe Sara Mattei, è sbucata (non proprio, aveva già tentato Amici nel 2013/14, in una sorta di vita musicale precedente) nel 2019 con una serie di singoli scritti a quattro mani con il suo fratellino, l’innovatore della trap italiana, thasup. In tre anni, e dopo una serie di singoli e collaborazioni, è arrivato il suo primo disco, Universo, nel quale duetta con nomi come Giorgia, Tedua, Carl Brave, Gazzelle sulle produzioni del fratello. Poi è arrivata la chiamata di Fedez e Tananai per il tormentone dell’estate, La dolce vita, e molti si sono chiesti: quale sarà la vera Mara Sattei? Quella urban con le ritmiche vocali serrate super contemporanee o quella dedita al canto all’italiana?

Tutto corre nella carriera di Mara, o Sara, ed è già il momento di uno nuovo step, la prima partecipazione a Sanremo. Per l’occasione, abbandona il ruolo dell’autrice per eseguire un brano, Duemilaminuti, scritto da Damiano dei Måneskin e prodotto da thasup. Tra urban e classicismo, riuscirà Mara Sattei a non farsi schiacciare dalla pressione di dover portare sulle spalle due nomi così imponenti? Glielo abbiamo chiesto.

Come vanno questi giorni prima del grande avvenimento?
Sono giorni stressanti, in cui bisogna preparare tutto. Li sto passando in studio. Voglio arrivare preparata, sicura di ciò che faccio.

Senti la pressione?
Sono una perfezionista. Sono concentrata su quello che faccio, ma ogni esperienza è diversa e Sanremo è sicuramente qualcosa di emotivamente differente da tutto il resto. Sento il peso della storia di quello che sto per fare: sto per salire sul palco italiano per eccellenza. Voglio vivermela in modo che in futuro potrò ricordarmela come una bella esperienza, non come uno spettro angosciante.

Duemilaminuti, il tuo brano per quest’edizione, è firmato da Damiano dei Måneskin ed è prodotto da tuo fratello thasup. Come nasce?
Damiano mi ha scritto perché voleva farmi ascoltare questo pezzo in studio. È stato un incontro genuino, ho sentito il brano e ci ho sentito una forte connessione. È una canzone che racconta una storia vera e propria, questa scelta mi ha colpito. L’abbiamo registrato assieme, così mi ha trasmesso bene quello che voleva raccontare. C’è stata una bella connessione umana, ho scoperto un ragazzo super. Ci abbiamo poi lavorato assieme, io, Damiano e mio fratello. È stato uno scambio tra tutti noi. Per la prima volta sono nel ruolo di interprete, io che di solito sono autrice delle mie canzoni.

Secondo te per quale ragione Damiano ha scelto proprio questo brano per te?
Probabilmente conoscendo la mia discografia ha captato alcune sfumature e ha capito che quel brano poteva essere adatto a me. Quando l’abbiamo provato abbiamo visto che aveva ragione, c’era qualcosa di bello da trasmettere. Lui mi ha detto che era fan della mia musica e che voleva far qualcosa con me: un onore.

Nella tua discografia ondeggi tra due anime: una decisamente più urban, in cui c’è un certo legame con le opere di tuo fratello, e quella più melodica, più legata al canto all’italiana classico, come nel caso di questo brano per Sanremo. Come convivi con questi due mondi?
Sono figlia del bel canto italiano, di sicuro, la storia della musica italiana è piena di canzoni bellissime. Artisticamente ho sempre cercato la mia strada attraverso il mio gusto. Anche questo brano ha degli elementi molto attuali, penso alla metrica della scrittura. Ma oramai le nuove generazioni stanno mischiando assieme tutti i generi: penso a mio fratello Thasup che col primo disco, 23 6451, ha segnato un prima e dopo nelle produzioni. In quell’album c’era tutto a livello musicale.

Al primo ascolto del brano abbiamo scritto «Mara Sattei arriva a Sanremo con un brano scritto da Damiano dei Måneskin in cui, incredibilmente, si capisce benissimo quello che dice, almeno nella strofa (e questa è un’ottima notizia per chi guarda Rai 1)». Cercare di essere più intellegibili nel canto e lasciare un po’ indietro i giovanilismi trap è stata una scelta voluta per andare incontro al mondo Sanremo?
Prendi Rosalía: lei usa la voce, spesso, come uno strumento e le parole vengono mozzate per creare variazioni metriche, un suono. Io ho trovato il mio modo di interpretare l’italiano e sperimentare con la voce. In questo caso specifico, però, visto che il brano racconta una storia, era importante far arrivare tutto in faccia, preciso.

Hai timore che il pubblico generalista di Sanremo e della Rai possa non comprenderti?
Non lo so in realtà. Non avendo ancora fatto quest’esperienza, non so ancora cosa potrà accadere. Per me è importante che il brano sia apprezzato come spero. Ai commenti negativi ci penserò magari dopo, se ci saranno, ma non voglio che mi influenzino. Solitamente sono molto perfezionista e mi colpevolizzo quando sbaglio, ma ultimamente sto crescendo e voglio che passi la mia parte umana, ciò che sono. Spero che il brano arrivi per come lo sto interpretando e per cosa voglio raccontare.

Cosa vorresti che il pubblico potesse capire di te da Sanremo?
Che sono una ragazza di 27 anni che arriva da un contesto semplice e che è qui a raccontare una storia. Voglio farmi vedere in un’altra chiave rispetto al solito. Dal punto di vista artistico sono conosciuta in una determinata maniera: ora però voglio fare vedere una parte più semplice di me, più umana. Voglio che arrivi la mia empatia.

Sei una autrice, ma a Sanremo ti presenti come interprete. Una scelta strana, anche in ottica di quello che mi hai appena detto: come mai?
Quando arriva il brano giusto, in cui riesci a cucirti addosso tutto, è sempre una nuova esperienza. Ciò non toglie che resto autrice delle mie canzoni, della mia discografia. È una nuova sfida, a me piace fare cose nuove, crescere: è stato formativo.

Non è però il classico brano sanremese da interprete in cui si parla di amore in maniera generalizzata, ma qui i temi sono le relazioni tossiche, le violenze, l’alcolismo. Come si entra – da interprete – in un brano con tematiche così precise? Come l’hai reso tuo?
È un tema attuale, ci sono molte persone che vivono questo tipo di esperienze difficili. Credo sia importante dare un messaggio positivo e di speranza con la musica, far sentire meno sole le persone che si sentono così. Sia uomini che donne. Penso sia molto importante sensabilizzare su questa tematica che spesso è celata dalla dipendenza affettiva e psicologica che tante donne, giovani e adulte, provano. Queste donne poi devono ricominciare, riprendere in mano la propria vita e rivedersi e riconoscersi per come sono e non per come sono state dipinte dall’altra persona. La musica ha questo potere di farti raccontare storie in cui puoi immedesimarti, anche quando si parlano di cose complesse e difficili.

È un brano impegnativo per Sanremo. Non pensi che ci sia il rischio che venga mal interpretato o non totalmente compreso da un pubblico che, in quella settimana, magari cerca più leggerezza?
Parla di qualcosa che tutti conosciamo. È una tematica importante, non dell’amore rosa e fiori ma di un amore complesso. Tutta una serie di sfumature che solitamente non vengono affrontate nelle canzoni.

L’amore tossico è amore?
Quando capisci che quell’amore non è amore – perché amore non è – prendi coscienza del fatto che tutto era stato costruito attorno a te per far sì che sembrasse bellissimo e perfetto. Quando si fa del male ad un’altra persona, anche solo psicologicamente, non si può definire amore.

Legare la tua performance a nomi così importanti come quello di Damiano e thasup non rischia di spostare l’attenzione mediatica, la tua narrazione sanremese, su di loro?
Nel momento in cui il brano verrà ascoltato sarà il brano stesso a parlare. Inevitabilmente quando ci sono dei nomi è normale che se ne parli, ma è la musica che ha l’ultima parola. Salire da sola su quel palco, farmi vedere dal pubblico italiano, per me sarà bellissimo.

Come si sceglie una cover per Sanremo?
Ho scelto la prima canzone che mi è venuta in mente, un brano che mi ha accompagnata nella vita, un pezzo importante della discografia italiana. Va a contrasto con Duemilaminuti, che è una ballad. Non posso dire altro.

Il tuo duetto però è stato confermato: Noemi. Come è avvenuta questa scelta?
I nostri due mondi assieme saranno un bel mix per questa cover. Sarà bello vederci assieme.

Iscriviti