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Miley Cyrus: «Non vogliamo il mondo che c’era prima del Covid»

La pop star parla della sua esibizione a Global Goal, dove ha cantato ‘Help!’ dei Beatles al centro di uno stadio vuoto. «La mia generazione è il motore del cambiamento»

Foto: Vijat Mohindra/Getty Images for Global Citizen

In aprile, Global Citizen ha organizzato un evento senza precedenti: un gigantesco festival virtuale in cui artisti d’ogni genere si sono esibiti dalle loro case all’inizio della crisi legata al Covid-19. È stato un successo enorme e difficile da replicare, eppure dopo appena due mesi Global Citizen ha organizzato un altro show con un obiettivo filantropico persino più ambizioso.

Global Goal: Unite for Our Future è andato in onda sabato 27 giugno in oltre 180 Paesi e ha visto la partecipazione di un’altra line-up stellare fatta di musicisti e celebrità. One World aveva raccolto 127,9 milioni di dollari, l’obiettivo di Global Goal è invece assicurarsi che i test per il Covid-19, le cure e i vaccini siano resi disponibili a tutti. Alla fine, Global Citizen ha raccolto nel complesso promesse di donazioni per 6,9 miliardi di dollari da parte di aziende, fondazioni e governi, compresi tutti quelli del G7.

Una delle star coinvolte in Global Goal è Miley Cyrus. La sua cover di Help!, cantata al centro di uno stadio vuoto, il Rose Bowl di Pasadena, California, citava la versione del classico dei Beatles che Dolly Parton ha fatto nel 1965. Per rendere ancora più chiaro il messaggio, la parola “Help!” era scritta a caratteri giganteschi sul campo da gioco, con Miley che cantava all’interno del punto del punto esclamativo.

«È stato commovente vedere che i leader di 40 governi hanno prestato ascolto alle nostre voci», dice Cyrus. «Continueremo a farci sentire e a chiedere ai leader di tutto il mondo di combattere l’impatto sproporzionato che il Covid ha sulle comunità emarginate. C’è molta strada da fare per assicurarci che vi sia un accesso universale alle soluzioni che porranno fine al Covid. Uniti riusciremo a centrare l’obiettivo».

L’esibizione di Cyrus al Rose Bowl Stadium è indicativa dello sforzo compiuto da Global Citizen. Se One World: Together at Home è stato assemblato nel giro di poche settimane, per Global Citizen c’è stato tempo per preparare performance più elaborate. «Da quando abbiano fatto One World ci sono state talmente tante esibizioni da casa che volevamo fare qualcosa di diverso», spiega Hugh Evans, CEO di Global Citizen. E così, l’evento si è aperto con Jennifer Hudson che ha cantato Where Peaceful Waters Flow a bordo un’imbarcazione sul fiume Chicago, mentre Christine and the Queens hanno fatto La vita nuova in un Grand Palais deserto e Shakira e la sua band hanno eseguito Sale el sol su un tetto a Barcellona.

«Non vogliamo tornare alla normalità», dice Cyrus, «non vogliamo la società che c’era prima del Covid. Vogliamo un mondo più giusto ed equo. Tutti meritano cure mediche, indipendentemente dal colore della pelle, da come si identificano, da dove provengono o da quanto guadagnano».

Poiché il Covid-19 ha un impatto sproporzionato sulle comunità emarginate e su quelle di colore negli Stati Uniti e in tutto il mondo, secondo Evans vaccini e trattamenti devono essere prontamente disponibile per tutti. «Se vogliamo seriamente vedere un modo davvero aperto, dobbiamo sconfiggere il “nazionalismo dei vaccini” e fare in modo che tutti nel pianeta abbiano accesso al vaccino».

Oltre a essersi esibita, Cyrus ha anche partecipato al summit pre-concerto e ha detto di voler rappresentare l’energia che le persone della sua generazione e quelle più giovani di lei investono nella risoluzione della crisi. «La mia generazione vuole il cambiamento e, per certi versi, lo sta guidando», dice la cantante. «I giovani usano la loro voce ogni singolo giorno per chiedere un mondo giusto ed equo. Questo attivismo deve portare a un cambiamento duraturo, anche se ci vorrà del tempo per arrivarci. Mi sento parte di questo sforzo e perciò mi informo. Credo davvero che la nostra voce collettiva farà la differenza».

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