Chi meglio di Alanis Morissette potrebbe capire gli alti e bassi che Olivia Rodrigo ha affrontato quest’anno? Le due cantautrici sono grandi fan l’una dell’altra, ma non si sono mai incontrate di persona. Ora si trovano faccia a faccia in un loft con vista oceano a San Francisco. Entrambe con un blazer nero, Morissette sfoggia dei tacchi rosso fiammante, mentre Rodrigo indossa un paio di stivali di pelle con zeppa perfetti per la discoteca, e giura che sono comodi.
Prima dell’intervista, parlano degli argomenti più disparati, da Halloween (la festa preferita di Rodrigo) alla Germania (dove Morissette ha vissuto per qualche tempo da bambina). Poco dopo iniziano ad andare sul personale e Morissette chiede a Olivia se ha qualche tatuaggio. «No, ho appena compiuto 18 anni», risponde la ragazza con una risata. «E poi temo che se inizio con uno, ne vorrò tantissimi altri». Il suo idolo le dà un consiglio: «Niente tatuaggi, a meno che tu non sia sposata da 47 anni».
Rodrigo e Morissette avranno anche trent’anni di differenza, ma hanno avuto percorsi simili. Hanno iniziato entrambe come giovani attrici (Rodrigo in High School Musical: The Musical: The Series su Disney+, Morissette in una sketch comedy canadese intitolata You Can’t Do That on Television). La carriera di entrambe è esplosa ben oltre le loro aspettative quando hanno deciso di concentrarsi sulla musica, con album di successo globale in cui hanno raccontato in prima persona esperienze dolorose toccando corde universali. C’è un’altra cosa che hanno in comune: come Alanis in Ironic, anche Rodrigo ha pubblicato un video (quello di Drivers License) in cui dà libero sfogo ai suoi sentimenti dietro al volante di un’auto.
«Ammiro la tua onestà e la naturalezza con cui affronti argomenti di cui non si parla mai nelle canzoni», dice Rodrigo, il cui album Sour è uno dei più ascoltati dell’anno. «Beh, è quello che fai anche tu», ribatte Morissette che all’alba dei 47 anni ha iniziato un tour per celebrare il 25esimo anniversario di Jagged Little Pill. «Sono emozionata. Quando ho saputo che ti avrei conosciuta ho fatto un sacco di ricerche». «Davvero? Mi fai arrossire!».
Olivia Rodrigo: Ricordo la prima volta che ho sentito Perfect. Avevo 13 anni, ero in macchina con i miei e stavamo ascoltando Jagged Little Pill. Sono rimasta a bocca aperta. Qualche giorno dopo ho detto all’insegnante di musica quanto fossi stupita che si potessero scrivere canzoni del genere. Fino a quel momento per me la musica era una cosa completamente diversa.
Alanis Morissette: Cosa ti aveva colpito? Il tema del perfezionismo, o l’idea del flusso di coscienza?
Rodrigo: Penso solo che sia qualcosa che io e tutti i miei amici abbiamo provato sulla nostra pelle tantissime volte, ma non avevo mai sentito qualcuno che ne parlasse apertamente, nemmeno in una conversazione, figuriamoci in una canzone così popolare. È davvero difficile cantare dei temi che tu spesso affronti. Forse non è difficile per te, ma come ascoltatrice… sono andata a vedere Jagged Little Pill a Broadway prima del lockdown, e quella è stata la prima volta in cui ho sentito So Unsexy. Per me era incredibile che tu riuscissi a parlare di argomenti tanto intimi e delicati. Quello è stato un altro momento in cui ho pensato: wow, scrivere canzoni può essere qualcosa di veramente profondo, molto più di quanto immaginassi.
Morissette: Non so quale sia il tuo approccio alla stesura di una canzone. Io quando scrivo lo faccio prima di tutto per me. Sono io da sola in una stanza.
Rodrigo: Sì, anch’io.
Morissette: E poi, una volta che è una canzone viene pubblicata, non è più mia. È ancora la mia storia, e mi interessa molto l’interpretazione degli altri, perché a volte è esattamente uguale alla mia esperienza, mentre altre volte non ha proprio niente a che vedere con quello da cui è scaturita. Chiunque la ascolti se ne appropria, ed è bellissimo. Ma il processo inizia in modo molto intimo, solitario nel vero senso della parola. Mi sono sentita dire spesso che ero molto coraggiosa a fare ciò che facevo, ma mi chiedo dove stia il coraggio, perché a me non sembra affatto coraggioso (ride). Per me scrivere è quasi un obbligo, al punto che se non lo facessi – se non mi esprimessi in quel modo – probabilmente starei male dopo poco.
Rodrigo: Questo è affascinante.
Morissette: È così anche per te? Ti capita di sentire che scrivere è necessario, e che se non lo fai o non trovi il modo di esprimerti potresti esplodere?
Rodrigo: Cerco di scrivere ogni giorno, e anch’io lo faccio per me stessa. Se mi sedessi al piano con l’intenzione di creare una canzone che metta tutti d’accordo non ne verrebbe fuori niente di buono. Quando ho pubblicato le mie canzoni mi sono resa conto che non erano più mie. Non sai quante volte ascoltando dei pezzi mi sono detta: «Cavolo, questa canzone parla di me», ma non era mai così. Non so se mi capisci…
Morissette: E invece parlava proprio di te (ride).
Rodrigo: In un certo senso sì. Chi l’aveva scritta sapeva esattamente quello che stavo provando. Ed è proprio questo il bello dell’arte, poter riempire dei vuoti con pezzi della tua vita. Se invece provi a controllare ciò che le persone proiettano sulle tue creazioni, si perde la magia.
Morissette: Questa cosa della proiezione può essere dura, ma secondo me la gente del mondo dello spettacolo, e gli artisti in particolare, si trovano ad essere attivisti a loro insaputa. Siamo una sorta di schermo su cui il pubblico proietta di tutto, dalle cose positive a tutto quello che non va, quello che odiano. Quando ero piccola, avrò avuto sette anni, mio padre mi disse: «Tesoro, nella vita incontrerai tre tipi di persone: quelli che ti ameranno e per i quali sarai infallibile, quelli che ti odieranno e per i quali non ne farai una giusta, e quelli a cui non fregherà niente di te, quindi buona fortuna!». L’ho sempre tenuto a mente, perché in fin dei conti chi ci sta vicino vuole sentirsi considerato e capito. Ci penso molto ora che sono in tour, ogni volta che salgo sul palco sto invitando il pubblico a vedere e percepire quello che vuole. Non so quale sia la tua esperienza delle esibizioni dal vivo, ma per me è come una centrifuga. È come se per effetto di un’alchimia tutta l’energia venisse risucchiata fuori dal mio corpo, ma allo stesso tempo è anche una liberazione.
Rodrigo: Forse è strano, ma io non mi sono ancora mai esibita davvero, il mio album è uscito durante il lockdown.
Morissette: È vero, come è stato?
Rodrigo: Bellissimo. Ho pubblicato la prima canzone ed è andata molto bene; non mi aspettavo un successo del genere così velocemente. Se non fossi riuscita ad andare avanti con quello che per me è la normalità, come per esempio chiudermi in camera a scrivere, forse mi sarei preoccupata più di quanto abbia fatto.
Morissette: Non c’è davvero mai modo di prevedere la reazione del pubblico. Il tuo album è uscito, e in realtà è stato accolto benissimo. Come hai affrontato questa cosa? Immagino tu lo stia ancora elaborando.
Rodrigo: Abbiamo vissuto entrambe l’esperienza di avere grande successo con il nostro album di debutto, che è strano. Per me è stato totalmente inaspettato, improvviso. Come se fosse accaduto di botto, anche se in realtà scrivo canzoni da quando avevo cinque anni, e quindi a pensarci bene non è stato affatto improvviso. Ma è stato un bel salto passare da scrivere chiusa nella mia cameretta a sapere che le mie canzoni erano conosciute da tutti. Chiaramente mi sento molto fortunata, ma a volte mi sembra che non abbia a che fare con me.
Morissette: Come se fosse impersonale.
Rodrigo: Esatto. Ho sempre pensato che la creatività fosse qualcosa di magico e celestiale e che tu sia solo un mezzo per far arrivare agli altri una bella canzone, ed è fantastico, ma a volte non ha niente a che fare con te. Cerco di stare con i piedi per terra.
Morissette: È molto saggio.
Rodrigo: Raccontami di quando è uscito il tuo primo album, è stato difficile trovarsi al centro dell’attenzione e affrontare le critiche?
Morissette: Avevo tutti gli occhi puntati addosso. C’era molta prevaricazione e un sacco di gelosia. Tantissime persone che fino a quel momento avevo adorato iniziarono a diventare cattive.
Rodrigo: Ti capisco bene!
Morissette: Intorno ai 22 anni ho smesso di leggere quello che veniva scritto su di me perché non era rilevante per la mia evoluzione e crescita personale. Troppo spesso venivano messi in risalto i miei punti deboli, che volessi o meno. E visto che sono una grande fan della terapia, ho sempre avuto vicino un team di psicologi. Alla fine, ho capito che la vera domanda era: «Da chi mi sento davvero compresa?».
Rodrigo: Ho avuto un’esperienza simile. Fare musica al tempo dei social media può essere davvero scoraggiante. Le aspettative sono irrealistiche, soprattutto per le giovani artiste. Io ho scelto di fare come te, cerco di evitare di leggere quello che viene scritto. Nessuno dovrebbe farlo. Se ci pensi bene, oggi abbiamo la possibilità di conoscere l’opinione di migliaia di persone sul nostro outfit o su quello che abbiamo detto o come lo abbiamo detto, ma non è normale. Secondo me è molto importante riuscire a separare la vita vera da quello che non lo è. Il mondo online non rappresenta la totalità dell’esistenza umana, ma una sola sfaccettatura.
Morissette: Quando mi chiedono cosa penso di Instagram o dei social, rispondo che per me è come una vetrina a New York nel periodo di Natale. È tutta immagine.
Rodrigo: Esatto. Per me però è difficile creare un distacco. Ho creato il mio primo profilo Instagram quando avevo 12 anni. Tutta la mia adolescenza è stata pubblica, e non è facile separare ciò che sei come persona nel mondo reale da quello che appare su Instagram. Per molto tempo ho fatto molta fatica. Potevo essere gentile, intelligente e avere tutto quello che volevo, ma mi chiedevo: se nessuno lo vede su Instagram, esiste davvero?
Morissette: Le nostre generazioni sono così diverse: penso all’aspetto legato ai social, e a quanto oggi la definizione di sé stessi sia così legata a questi canali.
Rodrigo: Un’altra cosa molto interessante è che anche tu, come me, hai iniziato la tua carriera come giovane attrice. Per me la recitazione è stata importante, mi ha aiutato ad essere una cantautrice migliore, perché mi ha insegnato a mettermi in contatto con le mie emozioni. È stato così anche per te?
Morissette: In che modo la recitazione ha influito sul tuo modo di esprimerti?
Rodrigo: Credo mi abbia davvero aiutata a riflettere su alcune emozioni. Ricordo benissimo la mia prima lezione di recitazione. Avevo 11 anni e dovevo fare una scena di pianto. Ho sentito un senso di catarsi e mi sono detta: cavolo, è come fare terapia. Credo che questo avvenga anche nella musica. Ho scritto un paio di canzoni in cui letteralmente piangevo mentre ero seduta al piano.
Avete entrambe scritto album di grande successo che parlano della fine di un amore. Secondo voi perché questo argomento attrae così tanti fan?
Rodrigo: Il dolore è universale e per molti è il sentimento più forte. La tristezza più profonda che ho provato è stata alla fine di una storia ed è stata devastante. Pubblicare Drivers License è stata un’esperienza unica. Io sono cresciuta sul set, non sono andata a scuola come tutti gli altri, quindi mi chiedevo se fosse possibile identificarsi nelle mie canzoni. Quando è uscita Drivers License, che parla di un periodo molto difficile della mia vita, ho capito che era arrivata a tantissime persone, di qualsiasi età, orientamento sessuale o genere. Ho ricevuto messaggi da uomini quarantenni che mi hanno detto quanto ne fossero rimasti colpiti. Anche se non stavano vivendo una situazione simile, mi dicevano: «Mi riporta ai tempi del liceo, mi ricorda le prime pene d’amore». È stato bellissimo, ho capito che questo sentimento è universale e che la musica ha il potere magico di riportarti indietro nel tempo e farti rivivere un’esperienza esattamente com’era, coi suoi suoni, gusti e odori. Solo la musica può farlo.
Morissette: Per me l’amore, la rabbia e il dolore muovono mondi. Possono rivelare cose, aiutano a smuovere le cose. Se siamo depressi o dilaniati dall’ansia – cose che di solito vanno a braccetto – un po’ di rabbia può aiutare a fare un piccolo passo in avanti. Con la mia musica voglio regalare questo tipo di intimità, è un invito ad essere veramente umani. La cultura tende a tralasciare alcuni aspetti dell’esperienza umana. E lì arriva la musica. La musica è un gigantesco lasciapassare per tutto quello di caotico, meraviglioso, bellissimo e terrificante ci accade. È come la firma su un’autorizzazione.
Rodrigo: Volevo parlare anche delle pressioni per il secondo album. Non so se ti sei sentita così anche tu.
Morissette: Dopo Jagged Little Pill, anche quando uscivo a fare la spesa sentivo solo commenti tipo: «Quando esce il nuovo album? Anch’io odio gli uomini!». Io avevo bisogno di lasciar passare del tempo. Tutti si aspettano che tu riesca a dare sempre di più. Per me scrivere è come scattare istantanee della tua vita, anche quando sei messa sotto pressione.
Rodrigo: Immagino sia stato difficile sopportare chi ti punzecchiava con continue richieste di dettagli sulla tua vita personale che magari non volevi condividere.
Morissette: Molto difficile. Quando scrivo canzoni, non lo faccio con l’intento di rovinare la vita a qualcuno. Se volessi farlo, probabilmente scriverei nomi e cognomi. Nessuna delle mie canzoni è scritta per sparlare di qualcuno o per un desiderio di pura vendetta, anche se immaginare la vendetta per me è fondamentale. Non so se in qualche misura noi artisti abbiamo una missione da compiere, se seguiamo un’intenzione, o se semplicemente siamo impegnati a vivere la nostra vita, ma se sono ancora qui è perché sento di fare un servizio. Sono curiosa di sapere se anche per te c’è uno scopo che ti farà continuare a fare musica anche quando avrai 75 anni.
Rodrigo: È una cosa a cui penso spesso, perché in realtà se ci pensi bene ti verrebbe da chiederti: ma chi me lo fa fare?
Morissette: Esatto.
Rodrigo: È come dire: se vuoi essere il presidente degli Stati Uniti c’è un prezzo da pagare, devi riuscire a sopportare la pressione e le critiche. Non ho una risposta chiara al riguardo. Se continuerò a fare musica è perché amo chiudermi in camera e scrivere canzoni, solo così riesco a esprimere quello che provo meglio che in qualsiasi conversazione.
Morissette: Quello che mi fa andare avanti è vedere che le mie canzoni possono avere effetti davvero profondi sulle persone.
Rodrigo: È bellissimo. Senti, visto che io non sono mai stata in tour, sono curiosa di conoscere la tua esperienza. Se penso che un giorno potrei essere madre, come te, mi chiedo cosa significhi fare un tour con tre bambini al seguito.
Morissette: Beh, se mai qualcuno ti chiedesse se vuoi andare in tour con i tuoi tre figli durante una pandemia, ti consiglio di rispondere: non ci penso nemmeno! Andare in tour è un’esperienza fantastica, lo faccio da quando avevo 15 anni, si potrebbe dire che sono un vero proprio animale da strada.
Rodrigo: Verrò a vederti all’Hollywood Bowl.
Morissette: Che bello!
Rodrigo: Ho un’ultima domanda, e so che se non te la faccio me ne pentirò. Hai qualche consiglio per la mia crescita in questo settore?
Morissette: Domanda difficile… Se potessi tornare indietro, c’è una cosa che cambierei: vorrei avere molti più amici, più supporto emotivo, qualcuno con cui ti puoi sfogare e che ti aiuti a elaborare. Era bello avere un diario, ma se potessi tornare indietro nel tempo cercherei di circondarmi di persone che mi amano incondizionatamente e che si prendano cura di me. Tu ce l’hai una rete di supporto?
Rodrigo: Credo di sì.
Morissette: Mi assicurerò che tu ce l’abbia. Ti mando un kit. Un kit di sopravvivenza per anime sensibili.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.