NAO è il suo nome vero, ma l’abbiamo scoperto da pochissimo. Molto prima ci è arrivata la sua musica. Segnalata da ogni parte come una delle voci più importanti della nuova ondata R&B inglese, quella di Nao è un mix sorprendentemente coerente di anni Novanta e post-2000. L’abbiamo incontrata a Roma, dove è sbarcata in occasione del lancio della campagna fall-winter 2015 di Calvin Klein Jeans.
Ci sono pochissime fotografie che ti ritraggono e il tuo vero nome non appare praticamente da nessuna parte. È una scelta precisa?
È una cosa che mi viene chiesta di continuo, penso che Nao sia una parola difficile da cercare su Internet, ci sono più probabilità di trovare prima un robot giapponese che la mia musica… Ma alla fine va bene così, la gente trova ugualmente le mie canzoni e il passaparola aiuta molto. NAO in realtà è il mio vero nome, significa “dono”.
Però, nonostante questo, le tue canzoni sembrano molto personali… è così?
Non era mia intenzione comporre delle canzoni così personali. Ma crescendo come cantautrice sto imparando molto su di me e sembra che scrivere partendo dalle mie vicende faccia parte del mio stile. Apprezzo questa cosa nei cantanti che ascolto più spesso: Stevie Wonder, Frank Ocean e Jill Scott. Mi dà l’idea che sia qualcosa di autentico.
Il tuo stile spesso è stato legato agli anni Novanta. Soprattutto musicalmente, come ha vissuto quegli anni?
Gli anni Novanta rappresentano il periodo in cui sono cresciuta. Ero una teenager all’epoca, un momento fondamentale nella vita di ognuno. Ora che sono un po’ più grande, penso che tutto ciò che ho imparato, tutti i ricordi e tutta la nostalgia di quel periodo, si facciano strada nella mia musica. Ho studiato jazz che, come genere, è uno splendido viaggio attraverso tutti i tipi di musica. Spero che anche le mie produzioni facciano lo stesso.
E invece cosa pensi dello stile di quel periodo? Ti abbiamo visto a Roma per Calvin Klein Jeans… dici che sta ritornando tutto?
Haha, è verissimo. Mi ricordo che Aaliyah, un mito per tantissime ragazze adolescenti negli anni Novanta, si metteva spesso boxer CK. Era incredibilmente cool. Succede sempre così, ogni dieci anni c’è una rinascita di ciò che è accaduto diecianni prima nella moda, ma anche nella musica e negli show televisivi. Mi piace, mi rende un po’ nostalgica.
Da poco è uscito il tuo video di Bad Blood ed è stato subito un grande successo. Ma perché hai chiamato la tua canzone come il pezzo pop di Taylor Swift?
Ho scritto la canzone all’inizio dell’estate, non sono sicura che la canzone di Taylor Swift fosse già uscita, in realtà! A parte tutto, apparteniamo a due mondi musicali diversi quindi non ho mai pensato potesse essere un problema. E infatti non lo è stato.
Lavori spesso con il produttore A.K. Paul. Come è nata la vostra collaborazione?
Molto semplice. A.K. Paul ha sentito alcune delle mie prime demo, siamo andati in studio un giorno e ci siamo trovati molto bene. Abbiamo scritto insieme la canzone So Good, l’abbiamo messa on line e tutto è partito da lì.
Nel 2013 era uscito l’album di suo fratello Jai Paul che non si è mai capito se fosse un leak o meno. Che ne pensi tu?
Penso sia molto bello!