Il disco di Neneh Cherry, Broken Politics, è un disco che scuote e stordisce. Ha una “pasta” musicale densissima, studiata nei minimi particolari, che deriva dai soundsystem dei centri sociali e prende nuove forme, per sopravvivere.
Neneh Cherry dai centri sociali ci è passata, ha fatto volontariato, è storicamente impegnata, come il marito Cam McVey (già Massive Attack), come Four Tet, come tutti quelli che sono in questo album. È nonna, ha una figlia che sta diventando famosa e ancora un sacco di cose da dire, con più saggezza rispetto a prima. È di ottimo umore e ha voglia di tornare in Italia (il 27 febbraio a Milano), nonostante tutto.
C’è un’atmosfera particolare in questo disco… Come la proporrai dal vivo?
Il disco è pieno di loop creati da Four Tet, a parte qualche parte suonata dal vivo. Non è facile trasferirlo in un live, dove voglio che tutto sia suonato… Con me ci sono due donne, una che suona principalmente le percussioni e una all’arpa. Poi ci sono altri tre musicisti… Si spostano tutti tra gli strumenti sul palco, si danno il cambio. Così riusciamo a restituire una versione live. Non la fotocopia di quello che senti sul disco, ma l’album è la base da cui siamo partiti, resta il template entro cui muoversi.
Proporrai anche qualcosa di “vecchio”?
La maggior parte delle canzoni saranno di Broken Politics. Secondo me è una buona cosa non mescolare il vecchio e il nuovo, è giusto tenere le distanze perché i vari album trattano temi diversi.
Com’è nato Broken Politics?
Prima di metterci a lavorare, io e Kieran (Four Tet, ndr) siamo andati a mangiare cinese, assieme ad un po’ di amici. È uscito fuori dal nulla, gli ho chiesto se volesse fare un nuovo album e mi ha detto di sì. Non abbiamo parlato esattamente dei dettagli, ma eravamo d’accordo sul fatto che fosse necessario incidere qualcosa di più soulful, più riflessivo.
C’è molta attualità nell’album, già dal titolo…
I contenuti, lo spirito di questo disco, tutto è uscito molto naturalmente da… beh, dal mondo di oggi. Ormai il mio momento creativo è continuo, tutto quello che succede attorno a me, quello che faccio, quello che vivo… Dobbiamo parlare di quello che accade attorno a noi. Sono momento difficili, c’è la Brexit, il razzismo, il sessismo, queste ondate continue di persone che cercano nuove possibilità. Mi sento in dovere di fotografare questi sentimenti, rabbia, tristezza… Il disco è la mia lavanderia emotiva, dove cerco di affrontare un dialogo.
Anche perché i dialoghi, anche quelli da bar, ormai, sono tutti incentrati sulla politica, o si collegano in qualche modo ai temi di attualità.
Se riuscissi a sfuggire alla politica sarei la prima a essere colpita, sinceramente! (Ride) Mi preoccupo sempre di tutto, sono riuscita a staccare un po’ attorno a Natale, quando sono andata in Messico, mi è piaciuto non conoscere proprio tutto per qualche giorno. Credo che sia necessario trovare un bilanciamento, trovare un modo di celebrare la vita… Credo che tra chi parla con me, le persone che mi circondano, qualcuno sicuramente non la pensa come me. Ma credo che il dialogo sia importante per tutti, è la base.
Ma i più giovani non ragionano così, o sbaglio?
Quello che è interessante è che i media e internet permettono alle generazioni più giovani di parlare tra di loro, di essere più libere. Non ci sono più limiti, si lotta per includere ogni tipo di “diversità”.
È un disco che include diverse persone, tra cui anche Wolfgang Tillmans per la parte fotografica. Com’è nato questo rapporto tra voi?
Ero un po’ nervosa prima di conoscerlo, un po’ starstruck… Non sapevo come sarebbe stato lavorare con lui. Ma il nostro rapporto è nato naturalmente, senza forzature. È una grande persona, come Kieran. Sono molto simili sotto certi aspetti, umili, ma impegnatissimi in quello che fanno. Mi piace stare vicino a persone che sono così ispirate… Ti possono ispirare, sono sfrontate e gentili allo stesso tempo.
È un album in cui Don Cherry, il tuo patrigno, è molto presente…
Si è chiuso un cerchio! (Ride) È merito di Kieran, anche perché non gli direi mai cosa fare. Ancora, non è stato ricercato questo effetto… Sono in un punto della mia vita in cui si stanno collegando tante cose personali, tanti aspetti della mia famiglia. È qualcosa che mi viene spontaneo. Sto unendo tutti i puntini attraverso la musica.