L’intervista a Noemi è un estratto dal nuovo numero di Rolling Stone in edicola a febbraio. Per acquistare la copia digitale clicca qui.
«Pronto? Papà! Senti, io sto facendo un’intervista, sono sei volte che mi chiami, eh… Ciaò papà!». Noemi se la ride, e non potrebbe essere altrimenti: «Mi dice: “No, veramente ti ho chiamato una volta sola”, ma è tutto il giorno che il telefono squilla a rotta di collo». Vero, mentre siamo al cellulare per questa chiacchierata, più volte si sente in sottofondo il drin-drin di un altro telefono, e chissà se è davvero il padre oppure qualcun altro. Il signor Scopelliti, questo il cognome di Veronica in arte Noemi, è stato una figura fondamentale per la carriera della figlia: «A 6 anni gli ho rotto le scatole per le lezioni di pianoforte e a 11 gli ho chiesto di seguire quelle di chitarra, il pomeriggio a scuola. I miei genitori non mi hanno mai dato contro. Mio padre aveva una band, ha fatto anche Castrocaro».
Da Castrocaro negli anni ’70 a Sanremo 2018: questa è la quarta volta di Noemi sul palco dell’Ariston. Ormai è una veterana: «Mi dispiace, io amo le prime volte! Ma è sempre un’emozione, non è mai scontato partecipare». In questa edizione era in gara con Non smettere di cercarmi, una canzone che farà parte del suo nuovo album, La luna. Il suo esordio al Festival è già storia del costume del nostro Paese. Ricordate la rivolta degli orchestrali? Era il 2010 e i membri dell’orchestra, contrariati dal verdetto della giuria, buttarono in aria gli spartiti per protesta: «Ero arrivata quarta con Per tutta la vita. Sono rimasta molto colpita, perché avere l’appoggio di chi suona è un grande segno di stima. Un bellissimo ricordo».
Sanremo necessita la giusta preparazione: «Sono a dieta, io che sono un’amante del cibo». Solo una questione estetica, o di forma fisica ideale per affrontare la Via Crucis del Festival? «La televisione ingrassa da morire! La gente si chiede: “Ma chi è quella balena sul palco?”. Poi ti vedono per strada e dicono: “Ma non sei così grossa”». Ride ancora, divertita. «Devo essere in forma, il mio modo di cantare è molto fisico, potente. Mi muovo sul palco, cammino. Anche se a Sanremo c’è un’atmosfera più sostenuta… Devi stare attenta a non intossicarti con il bicchierino di vino». Normalmente bevi? «A me piace molto la Guinness, sono una cultrice della birra. Ma sono per evitare la esagerazioni: la birretta la sera con gli amici e il caffettino la mattina con il cane». E allora com’è una giornata tipo di Noemi a Sanremo? «Una giornata al Festival è come le giostre, presente il tagadà?!? Ti prova psicologicamente. Ma è divertente, perché mi piace stare con le persone con cui lavoro. A casa invece mi annoio, se non faccio niente mi vengono i sensi di colpa».
Quest’anno, il padrone di casa al Festival è Claudio Baglioni, con il quale Noemi ha già lavorato per Quanto ti voglio, una canzone dell’album celebrativo Q.P.G.A (che sta per Questo piccolo grande amore): «Un grande amante della musica. E poi è molto educato, cerca sempre di non farci sentire soli. L’altro giorno, dopo le foto, ha mandato un messaggio: “Scusate se non sono riuscito a salutare tutti”. Secondo me lo ha scritto a tutti». In effetti, in un’altra intervista festivaliera, Lo Stato Sociale ha raccontato lo stesso aneddoto. Ma Noemi per chi fa il tifo, tra i colleghi in gara all’Ariston? «Fabrizio Moro e Ermal Meta. E come dimenticare Camillo Ferdinando Facchinetti detto Roby, un vero musicista degli anni ’70: un figo».
Da ragazzina Noemi cantava con la chitarra “quella sua maglietta fina”, assieme alla Locomotiva di Guccini. E strimpellava i Cranberries. Quest’intervista è stata fatta il giorno dopo la morte di Dolores O’Riordan: «Ieri sera sono andata a riascoltarmi Zombie, cui sono legatissima. Quando è uscita avevo circa 12 anni e una delle mie migliori amiche, Laura, mi rompeva le scatole: “Dai, mi canti Zombie?”. Presente i pezzi che canti in spiaggia dopo il bagno? “Zooombie, zooombie”… Quando il mio fidanzato mi ha detto della morte di Dolores speravo fosse una fake news. Era giovane, una figura di riferimento che ora non c’è più».
Parlando di donne, la chiacchierata finisce sul caso Weinstein: «È un argomento complicato. Non transigo sulla violenza contro le donne, fisica e psicologica. E la donna dovrebbe essere forte, opporsi a certe dinamiche. Ma non bisogna neanche diventare paranoici, che uno non ce po’ neanche provà». Alla domanda se abbia mai ricevuto avances troppo invadenti, Noemi risponde con una battuta: «Ma no, io sono sempre trasandata. Apposta per non subirle!».
La luna è il suo sesto album in studio. «È un disco un po’ lunatico, nel senso che ci sono canzoni diverse tra loro, che subiscono il fascino di atmosfere diverse. Pezzi molto suonati come La luna storta e cose più elettroniche. Ma mi piace l’idea di cantare alla luna, come insegna Vasco: “Dillo alla luna, può darsi che porti fortuna”». In passato, Noemi ha avuto la fortuna di lavorare anche con lui: «È un figo, ha questi occhi indagatori che ti guardano, ti scruta l’anima». Ma di cosa si parla in compagnia di Vasco? «Quando lo incontro divento un’idiota! Non riesco a parlare di niente. Mi ricordo che quando eravamo a registrare Vuoto a perdere si era fissato con il BlackBerry. Allora prende il telefono di Gaetano Curreri, cerca di fare un cambio di SIM e gli cancella tutti i contatti della rubrica», ride ancora. «È un po’ pasticcione! Però, quando abbiamo inciso il pezzo, mi spiegava come cantare, e si è impegnato a farlo nella mia tonalità, mostrando un interesse incredibile. Avrebbe potuto dire “chissenefrega”, ma ha dimostrato anche in quella occasione di essere Vasco: una straordinaria personalità della musica».
La carriera di Veronica Scopelliti è decollata grazie alla seconda edizione di X Factor. Era nella squadra di Morgan. Cosa le è rimasto dei suoi insegnamenti? «È una persona sensibile, con una cultura musicale immensa. Mi sono rimaste le canzoni che mi ha fatto cantare, per esempio La costruzione di un amore di Ivano Fossati». Dopo essere stata anche coach di The Voice, li segue ancora i talent? «Non tanto. Ma sono una potenza mediatica, e, vuoi o non vuoi, finisci per vederli lo stesso. È un’esperienza divertente e, per chi fa un’altra vita e li guarda, un piccolo oblò affacciato sulla vita di altri».
Noemi si è laureata come critico cinematografico e televisivo. Se non avesse fatto la cantante, forse, avrebbe comunque avuto a che fare con la tv: «Quel mondo mi interessa, è uno specchio della nostra società. Ma preferisco il cinema». Ultimo film visto in sala? «It. Sono una grande fan degli horror. Ho visto L’esorcista quando avevo 10 anni e non ho dormito per un mese: io e mia sorella ci siamo cagate sotto». Fa i nomi di Dario Argento e Mario Bava, ma il suo film preferito in assoluto è un altro: «Il grande Lebowski, perché aspiro a diventare come lui! Quel senso di vivi e lascia vivere, molto flower power: “Vabbè, ma io volevo solo il mio tappeto”».
E ora chiudiamo il cerchio: genitori e figli. Parlando di modelli femminili, Noemi cita Beyoncé: «Donna, madre, cantante, artista a tutto tondo: c’è molta ricerca in tutto quel che fa, guarda come ha annunciato la sua ultima maternità». Come una Madonna. Ti piacerebbe avere dei figli? «Tantissimo. Non vorrei mai rinunciare a una cosa del genere per il mio lavoro, ma vorrei fare veramente bene la mamma, senza vivere sempre con le tate. Fortuna che ci sono i miei genitori». Pausa. «E comunque non mi piace questa corsa all’eterna giovinezza del nostro tempo. È bello riprodursi, ed è anche divertente, dai!». Altre risate.