Nuova Scena: o hai le rime o vai a casa | Rolling Stone Italia
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Nuova Scena
O hai le rime o vai a casa

Geolier, Fabri Fibra e Rose Villain sono i giudici del nuovo talent hip hop di Netflix dove i concorrenti si sfidano a colpi di freestyle, battle, video, feat. Premio: 100 mila euro. È competizione al quadrato, licenza di uccidere in rima. «Ma dà anche gli strumenti per decodificare il rap italiano»

Foto: Karim El Maktafi/Netflix

Tra artisti e addetti ai lavori si sente spesso dire che il successo del rap è la cosa migliore successa alla musica italiana negli ultimi 20 anni. E forse serviva solo uno show televisivo, su una piattaforma popolare, per tentare di convincere un pubblico più largo che il rap non ha ancora intercettato. Se era questo l’obiettivo, Nuova Scena, il rap show in streaming su Netflix, lo ha centrato in pieno. Non era scontato, visti i non fortunati tentativi precedenti, ma in questo caso si partiva dalle solide basi del successo delle edizioni americane e francesi di Rhythm + Flow, il format originale di cui Nuova Scena è l’adattamento italiano.

Partendo da tre città rappresentative dell’hip hop italiano – Roma, Napoli e Milano – i concorrenti aspiranti rapper si sfidano lungo otto episodi in prove di freestyle, rap battle, videoclip e, soprattutto, nei featuring con Guè, Madame, Marracash e Noyz Narcos, finché uno, solo uno, si aggiudicherà il premio di 100 mila euro. A esaminare i rapper della nuova scena ci sono tre giudici, ora seduti davanti a me in occasione della giornata promo dello show che potrete vedere dal 19 febbraio: Fabri Fibra, Rose Villain e Geolier. Tre artisti molto diversi tra loro per stile, storia, attitude, ma con in comune una passione totale – tra il nerdismo il fanatismo e la devozione – per la musica rap. Rose ce lo dice subito, nella prima puntata, che «il rap è una cosa seria, non è un gioco». E la forza di questo show è proprio quella di giocare seriamente con la cultura hip hop: competizione, voglia di rivalsa, desiderio di essere i numeri uno sono caratteristiche sia del rap che del talent, quindi un talent musicale rap è una competizione al quadrato.

Anche se Fibra ripete spesso che il miglior giudice di un rapper è il pubblico che l’ascolta, noi ci godiamo questo viaggio nel mondo della nuova scena con lui, Rose e Geolier come traghettatori che ci insegnano a navigare sulle rotte ancora poco conosciute – ma c’è da imparare – di basi, flow, testi, attitude e realness. L’obiettivo è entrare nel rap game, imparare le regole, mettersi sugli spalti a fare il tifo o commentare sul divano con gli amici, finendo un po’ per affezionarsi – come per ogni buon talent show – ai concorrenti. E naturalmente ai giudici. Eccoli qui a rispondere alle domande di Rolling.

Avete trovato davvero una nuova scena con caratteristiche diverse rispetto a quella attuale? Cosa vi ha colpito negli incontri che avete fatto?
Fabri Fibra: La scena che abbiamo incontrato è cresciuta guardando video su YouTube e seguendo i social degli artisti, spesso seguendone l’immagine e le movenze, o i cliché del rapper di successo. Una fotografia di Nuova Scena che mi è rimasta è vedere rappare dal vivo nelle strade delle città, come a Roma sui 126 gradini di Trastevere: stando tanto in studio, è una cosa che mi mancava, come quando ci si trovava a fare rap al parchetto.
Rose Villain: Anche a me ha colpito veder rappare questi ragazzi in mezzo alla strada, senza microfoni, senza i lustrini del music business.
Geolier: La nuova scena non l’ho trovata, l’ho solo introdotta, perché era già presente in mezzo a noi.

Una delle cose belle del rap è il fatto che fotografa la realtà così come è, anche e soprattutto quando la realtà fa schifo. Questo show è riuscito a fotografare la realtà, non solo musicale?
Fabri Fibra: Inevitabilmente i ragazzi che partecipano al programma fotografano la realtà di oggi perché vengono da grandi città, dall’anonimato. Sono i protagonisti dello show, ma sono soprattutto ascoltatori, fan di un genere che è il rap.
Rose Villain: Mi ha colpito in questi ragazzi giovani sia la voglia di mettersi in gioco, sia il desiderio di rivalsa o di denuncia. È uno specchio del disagio che c’è oggi in Italia, ha radici profonde e la nuova scena lo riflette bene, anche perché il disagio è peggio di quello che c’era dieci anni fa. Ho visto molta paura per il futuro.
Geolier: Il rap è realtà e quando lo fai devi per forza essere real, questo era alla base di ogni ragionamento con i ragazzi di Nuova Scena.

Qui Roma: Fabri Fibra con Ketama126

Nessuno di voi per arrivare dove è oggi è passato attraverso un talent. Come ve la sareste cavata dall’altra parte?
Geolier: Con un sacco di difficoltà! Ti rendi conto che i ragazzi partono da Napoli e da Roma per arrivare a Milano a rappare davanti a Fibra? È difficile…
Fabri Fibra: Grazie bro! Ma quello che mi avrebbe davvero messo in difficoltà, oltre a rappare davanti ad artisti affermati, è riuscire a ricordarmi la strofa scritta 24 ore prima dopo solo tre ore di sonno. C’è un momento dello show in cui ci sono delle prove da superare, una è il freestyle e l’altra è l’inedito, che mi avrebbe mandato in crisi: scrivere una strofa di 16 misure e avere il tempo di impararla a memoria per poi andare davanti alla telecamera è duro anche per uno con una certa esperienza.
Rose Villain: Da concorrente mi avrebbe messo in crisi la competizione. Quando faccio musica cerco di guardare poco quello che fanno gli altri, la competizione ha un effetto negativo su di me.

Da quale rapper avreste voluto essere giudicati se foste stati concorrenti dello show?
Fabri Fibra: Io voglio essere giudicato solo da chi ascolta
Rose Villain: (Ride) Solo da Dio!
Fabri Fibra: Anni fa facevo le battle di freestyle e non mi interessava quale artista ci fosse in giuria. Essere giudicati è frustrante, chi ti giudica diventa il diavolo, il male assoluto, l’ostacolo tra me e il successo e la conferma. Il giudizio migliore è solo quello del pubblico.

Qui Milano: Rose Villain con Lazza

Cosa pensate di aver insegnato ai ragazzi che seguivate nello show?
Fabri Fibra: Sicuramente la sconfitta, è quella che ti insegna qualcosa, è quando non succede quello che ti aspettavi.
Rose Villain: Noi l’abbiamo presa con cuore, quindi spero che il fatto che abbiano visto che noi giudici ci tenevamo così tanto possa essere stata una spinta per loro.

Rose, nello show dici che la musica non è un gioco, è un roba seria…
Fabri Fibra: Abbiamo insegnato qualcosa più al pubblico che guarderà la serie che ai concorrenti, che erano lì nel pallone delle emozioni e spesso facevano fatica a capire quello che gli stavamo dicendo. Chi però vede Geolier che dice «la realness è importante» o «sei vestito meglio di come rappi» avrà degli strumenti per decodificare il rap italiano.

Guardando le puntate sembra che la famosa street credibility non conti poi così tanto. È davvero così?
Geolier: La street credibility non è avere a che fare con la strada e raccontarla. È avere la credibilità di dire cose che hai visto, non per forza brutte. Quando racconto del mio vecchio lavoro, di quando papà diceva che stavo facendo la cosa giusta io e non l’altro ragazzo che stava per strada… quella è street credibility, perché la strada insegna anche questo.
Fabri Fibra: C’è talmente tanto street rap in Italia che mi ha un po’ rotto le palle. Mi annoia molto chi si appoggia su questo cliché o certi rapper che si atteggiano a bulli di strada, da ascoltatore non mi arriva.
Rose Villain: Quello che conta è l’autenticità, e se è di strada e riesce a smuovermi allora funziona. Mi piace però chi riesce a essere credibile usando l’immaginazione, chi riesce a mischiare l’immaginario gangster alla canzone d’amore, usando anche metafore cinematografiche.
Geolier: Ci sono anche pezzi gangsta rap d’amore, tipo Best Friend di 50 Cent.
Fabri Fibra: Ma 50 Cent ha cinque pallottole in corpo! Lui è un caso a parte.
Rose Villain: Ma lo street o il gangsta non possono essere l’unica chiave per fare rap.

Qui Napoli: Geolier con Rocco Hunt

Ho trovato molto rap il fatto che i concorrenti parlassero spesso di quanto avessero voglia di vincere il premio di 100 mila euro, mentre di solito negli altri talent dei soldi o della vincita non si parla quasi mai. Che altre caratteristiche propriamente rap ha questo show?
Fabri Fibra: Che non ci sono gli strumenti, ci sono solo i beat e i ragazzi sono in camera con un telefonino. Questa cosa è mega rap, tu e la base. O hai le rime o vai a casa.
Rose Villain: In nessun altro talent trovi due che si devono sfidare insultandosi come avviene nelle battle hip hop.

Esiste l’X factor nel rap? E come si riconosce?
Fabri Fibra: È quella cosa detta in quel momento con quella faccia che ti rende unico, la licenza di uccidere liricamente sulle basi, la proprietà di linguaggio.

In Nuova Scena c’è anche il racconto della vita dei concorrenti, si incontrano i loro genitori e quasi sempre ci sono solo mamme e mai padri. Sono tante le caratteristiche sociali in comune tra questi ragazzi?
Fabri Fibra: Alla base di tutto ci sono dei problemi e il rap dà la possibilità di uscirne fuori. Spesso il problema è la famiglia col padre che se ne è andato di casa e il ragazzo che vuole riscattare l’infelicità della madre dandole qualche soddisfazione con la musica.

Gli ospiti di Nuova Scena: Marracash e Guè. Foto: Karim El Maktafi/Netflix

Fabri in una puntata incontra un giovane rapper che ha un attacco di panico durante i provini. È una cosa molto comune?
Fabri Fibra: Sì, 8 Mile di Eminem inizia così, con lui che si strozza col microfono.

E come si combatte il panico?
Fabri Fibra: Con l’esperienza.
Rose Villain: È quello che fa la differenza tra un artista e uno che semplicemente sogna di esserlo: saper gestire tutto quello ci passa per la testa, dalla depressione agli attacchi di panico.

Una cosa difficile da insegnare in un talent è il fallimento, riuscire ad accettare di non farcela. Ho visto Geolier dispiacersi molto per i concorrenti che venivano eliminati…
Geolier: Mi è successo perché non mi sentivo in diritto di  dire «tu sì e tu no». Se elimini un ragazzo che sta inseguendo un sogno ti dispiace, per un fatto umano.
Fabri Fibra: C’è da dire che se partecipi a uno show così, sono un po’ cazzi tuoi. Tutti falliamo. Chi vince, vince 100 k, chi perde va a casa. Hai accettato di partecipare a uno show televisivo quindi puoi mettere il fallimento in tasca e beneficiare della visibilità che il programma ti dà. Il rap è una partita a scacchi: se riesci ad avere 10 pezzi buoni per quando lo show verrà trasmesso potrai approfittare dell’esposizione televisiva per farli ascoltare a tutti.
Geolier: Sai quando ti dispiace veramente? Durante lo show un concorrente aveva realizzato un bel videoclip, ma ce n’era un altro che era ancora più bello. Gli ho detto: «Tu non hai sbagliato nulla, il problema è che l’altro ha spaccato più di te». Lì sei dispiaciuto perché capisci che il massimo che ha dato non è bastato.
Rose Villain: Andavamo sempre nel backstage a consolarli comunque.

Gli ospiti di Nuova Scena: Madame e Noyz Narcos. Foto: Karim El Maktafi/Netflix

Oggi il rap ha una forza commerciale incredibile e mi chiedo se – dopo quello che è successo a Sanremo con Ghali e Dargen – anche le parole dei rapper siano più potenti. Il rap è ancora, come dicevano i Public Enemy, la CNN del ghetto?
Fabri Fibra: Se guardi le reazioni che ha avuto questa cosa, direi di sì.

Che cosa manca ancora oggi al rap italiano? Se manca qualcosa…
Fabri Fibra: Manca tantissimo: una critica credibile, un racconto sia nella stampa che nei social, manca identità musicale perché le basi si assomigliano tutte. Non ci sono produttori che fanno rap italiano, fanno quello che assomiglia alle cose americane, ricopiando una formula già nota. Adesso c’è l’esposizione, c’è il successo e soprattutto ci sono i soldi, però manca tantissimo.
Rose Villain: Però ci sono degli artisti italiani che non hanno nulla da invidiare ai colleghi francesi, tedeschi o americani.

Geolier, incontrando un concorrente dici che Napoli è una periferia e che se nasci in periferia sogni di andare in centro, a Milano. Ma tu sei rimasto a Secondigliano, come mai?
Geolier: Per continuare a farmi ispirare dalle mie cose.

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Foto: Karim El Maktafi/Netflix
Art Director: Alex Calcatelli per LeftLoft

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