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Ozzy Osbourne è tornato dall’inferno: «Ho vissuto una vera agonia»

All’inizio dell’anno, il Principe dell’Oscurità si è infortunato cadendo dal palco, ed è rimasto bloccato a letto per mesi. Ora è al lavoro per tornare in forma, pronto per il tour pianificato per gennaio

Foto: Kevin Winter/Getty Images

Quando Ozzy Osbourne è caduto, a gennaio, pensava di essersi rotto l’osso del collo. «Sono caduto davvero, davvero forte», dice a Rolling Stone dalla sua casa di Los Angeles. «Ho preso una bella botta in faccia». Ozzy si era svegliato nel pieno della notte per andare in bagno, ed è caduto nel buio. Sua moglie Sharon l’ha portato in ospedale, dove ha passato i due mesi successivi a riprendersi da un’operazione al collo.

Solo pochi mesi prima, Osbourne era ancora sulla cresta dell’onda – suonava le date del No More Tours 2, che sarebbe dovuto essere il suo ultimo tour mondiale –, ma a partire da ottobre, «tutto quello che toccavo diventava merda», dice. Si è operato alla mano destra dopo aver contratto un’infezione che poteva essergli letale, e che l’ha costretto a rimandare alcuni concerti. Poi si è preso una brutta febbre, che con il passare del tempo si è trasformata in polmonite e l’ha costretto in terapia intensiva, costringendolo a rimandare ancora. E poi c’è stata la caduta, che ha dislocato alcune delle placche di metallo che i dottori gli hanno messo nel corpo dopo l’incidente del 2003. L’operazione l’ha costretto a modificare tutte le date del 2019, e da allora è stato impegnato in una lunga riabilitazione.

«Per i primi quattro mesi ero in assoluta agonia», dice. «Non ho mai vissuto niente del genere. È stato orribile. Sto facendo riabilitazione, ma il processo è davvero lento. Dicono che ci vorrà almeno un anno. Spero di poter ripartire a gennaio, incrocio le dita».


La parte più difficile, per Osbourne, è stata l’operazione al collo. Dopo l’incidente in bici si ruppe otto costole, un osso del collo e una vertebra, ma riuscì a riprendersi. «Pensavo di aver ingannato la morte ancora una volta», dice. Ma l’infortunio ha creato dei problemi alla trasmissione del flusso spinale nella colonna. «Avevo strane sensazioni, come se avessi dolore ai nervi delle braccia», dice. «Pensavo fosse solo stanchezza da tour, e non ci ho pensato più di tanto». La caduta di quest’anno ha peggiorato ancora la situazione, costringendolo a operarsi a collo e colonna vertebrale.

«Quando ti operano al collo toccano tutti i nervi, e si incasina tutto», dice. «Il mio braccio destro sembra sempre freddo». Dice che la sensazione è simile a quella che provava quando da ragazzino giocava nella neve e poi si scaldava le mani troppo in fretta. «Senti una specie di calore nelle mani. Ti svegli con quel calore, e vai a dormire con quel calore». I dottori gli hanno dato delle medicine per calmare il dolore ai nervi: «Non ho mai conosciuto nessuno che avesse bisogno di medicine per dolori simili», dice.

I mesi passati in ospedale sono stati piuttosto difficili per Ozzy. «Non riesco a descrivere quanto mi sentissi impotente», dice. «Dovevo usare il deambulatore anche per andare a pisciare. Avevo bisogno delle infermiere, giorno e notte. Già stare in ospedale è abbastanza per mandarti fuori di testa. Ma ringrazio Dio per non essere rimasto paralizzato in quell’incidente. Non sarei qui adesso. Mi sarei buttato dal tetto – o caduto dal tetto».

Nonostante si sia impegnato in numerosi esercizi, sia per camminare che per recuperare l’equilibrio, e nonostante abbia lavorato con professionisti della riabilitazione, Ozzy non sente di aver fatto molti progressi. «Se devo essere onesto, è davvero noioso», dice. «Ero abituato a svegliarmi e fare esercizio per un’oretta. Ora non posso più farlo. Una volta riuscivo a stare due ore sul trainer ellittico, adesso a malapena 30 minuti. Cammino con il bastone e mi stanco molto in fretta». Ha anche sviluppato coaguli di sangue nelle gambe – «Non so da dove arrivino», dice – e prende anticoagulanti. «L’infermiera mi ha detto che devo andarci piano, perché ho questo coagulo e cose del genere», dice. «È roba spaventosa… dai 40 ai 70 anni ero ok, poi all’improvviso è venuto tutto giù».

Quando gli chiedo se c’è qualcosa che gli dà speranza, Ozzy fa una grossa risata e risponde: «Non c’è molto». «Non mi piace stare a letto più di un giorno, e ormai sono sei mesi», dice. «Ti lascio immaginare come sto adesso». È riuscito comunque a tenersi occupato, guarda molta TV («Mi piacciono i documentari, e sto diventando un fissato con gli UFO», dice) e la sua famiglia si prende cura di lui. «È in momenti come questo che la famiglia è importante, credo», dice.

Tutti i colleghi di band passate e presenti sono passati a salutarlo. Tony Iommi, il chitarrista dei Black Sabbath, gli manda messaggi del tipo “Dai, Ozzy, ce la puoi fare”. Anche il frontman dei Korn, Jonathan Davis, cerca di tirarlo su di morale. «È stato di grande aiuto, è stata una bella sorpresa», dice. «È un grande».

Ha registrato nove idee di canzoni – scherzando dice che il suo nuovo album si chiamerà Recuperation – per tenersi occupato e distrarsi un po’. «La cosa più deprimente che ho pensato è stata, “Camminerò ancora? Suonerò ancora?”», dice. «Poi ho pensato: Beh, se resto qui a guardare ancora la tv non combinerò proprio niente. Quindi faccio quello che posso fare, anche se è poco… al momento non credo di poter suonare un concerto rock. Potrei salire sul palco e dire “Ciao”».

Ozzy non può far altro che restare ottimista e continuare la riabilitazione per ripartire in tour a gennaio. «È tutto fottutamente lento», dice. «Dai. Il mio appuntamento è a gennaio, spero di farcela perché altrimenti andrò fuori di testa, cazzo. Incrociamo le dita». Si prende una pausa e sceglie una metafora. «È come scolpire», dice. «Togli un pezzetto e piano piano il marmo diventa qualcosa. Adesso devo scolpire di nuovo tutta la mia vita».

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