Patti Smith torna nella “sua” Firenze per un evento unico, un concerto intimo, per pochissime persone, promosso all’interno del ciclo di iniziative David 140, col quale la Galleria dell’Accademia di Firenze ha voluto celebrare i 140 anni dall’inaugurazione della Tribuna della Galleria, avvenuta il 22 luglio del 1882. È An Evening of Poetry and Music il titolo dell’evento che lunedì 27 giugno vedrà protagonista la cantautrice americana, con alcuni speciali e inediti reading musicali dedicati al genio di Michelangelo.
La storia dell’autrice di Horses si è intrecciata più volte con quella della patria del Rinascimento, prima con lo storico concerto del 1979 che dette vita alla grande stagione degli spettacoli dal vivo nel nostro Paese e poi con la settimana trascorsa dalla stessa Patti nelle strade di Firenze 30 anni più tardi, per celebrarne l’anniversario.
In attesa del suo nuovo concerto fiorentino, è impossibile non udire l’eco delle notizie che provengono dall’America in queste ore.
Avrei voluto cominciare la nostra chiacchierata partendo dal motivo che ti porterà a suonare a Firenze lunedì sera, ma dato quel che sta succedendo in America in queste ora penso sia meglio partire da lì. Non posso non chiederti un commento sulla decisione da parte della Corte Suprema americana che porterà di fatto le donne a dover rinunciare al proprio diritto all’aborto.
Beh, se vuoi la risposta breve e ovvia, penso che sia terribile, soprattutto considerando che questa è la più grande Corte del Paese, che dovrebbe mantenere un atteggiamento neutrale e che invece si è evidentemente piegata verso destra. Questo è molto pericoloso, non tanto per la decisione presa in sé, ma per come questa fa apparire la Corte Suprema. Quest’ultima è stata manipolata negli ultimi dieci anni ed è tragico. Hanno anche garantito alle persone il diritto di poter circolare con delle armi non in vista per le strade, dicendo fosse loro diritto. Questo non è scritto nella Costituzione, e sempre nella costituzione non c’è niente riguardo all’aborto. Stanno estremizzando determinati concetti per portare avanti la loro ideologia, e questo è negativo per tutti. Ho il cuore a pezzi, ho realmente il cuore a pezzi: in una sola settimana hanno abolito un diritto delle donne e creato maggiori possibilità perché chiunque sia in possesso di un’arma possa compiere stragi. Da una parte dicono di essere pro life e dall’altra aumentano la possibilità che chiunque possa venir ucciso da un’arma. È devastante. E voglio aggiungere una cosa: questo non fa di noi un bell’esempio. Tante persone, tanti Paesi, guardano all’America per questioni di questo tipo: non stiamo dando un bell’esempio.
Sono purtroppo d’accordo con te, e dato che la vostra politica ha spesso effetti e riflessi sulla nostra, da italiano temo che la destra possa cavalcare un simile risultato, per cui capisco cosa vuoi dire. Sinceramente, pensi che un giorno la questione delle armi in America sarà mai risolta?
Credo che sia troppo tardi ormai. Ci sono milioni e milioni di armi là fuori. Troppe armi, non solo nelle strade ma anche nelle case. E non parlo solo di pistole o fucili da caccia, ma di AK47. Quelli non servono per la caccia, quelli hanno un solo scopo ed è uccidere esseri umani. Non ci vai a caccia di conigli con quelli. Non so cosa vada fatto, ci sono troppe armi e ci sono troppi metodi per procurarsele, per cui non so quale sia la risposta. Diciannove bambini sono appena stati massacrati da un AK47 (il riferimento è alla strage avvenuta lo scorso 25 maggio in una scuola elementare del Texas, nda), voglio dire, sono passate solo poche settimane e questi ti hanno già garantito il diritto di poter girare per strada con delle armi nascoste. Questa è stata la loro reazione, questa è stata la reazione della Corte Suprema e della destra. Dopo che diciannove bambini sono stati massacrati nella loro classe. Per cui non nutro molte speranze in questo senso.
Com’è lo stato di salute dell’America nel 2022?
Non voglio rispondere perché mi sento una cittadina del mondo, non sono una nazionalista, mi preoccupo di cosa succede ai bambini dello Yemen, alle persone nella foresta amazzonica, mi preoccupo dell’ambiente, dell’inquinamento, del problema della siccità, del cambiamento climatico, degli effetti della guerra sulle persone. Non mi concentro sul mio Paese, penso al mondo.
Ok ma comunque, come la vedi? Se le senti il polso, batte ancora?
L’America è un Paese profondamente diviso e questo è il suo stato di salute.
Tu hai scritto People Have the Power, una canzone che ha ispirato moltissime persone. Oggi la scriveresti allo stesso modo? O cambieresti il testo?
La canzone è stata scritta da me e mio marito (Fred “Sonic” Smith, chitarrista degli MC5, nda) nel 1986. La prima strofa parla dell’ambiente e di una visione del mondo, la seconda sezione è un grido contro la guerra e la terza rimanda all’unione fra le persone. Se anche ne cambiassi le parole, il messaggio rimarrebbe lo stesso: l’idea dietro a People Have The Power è che noi, come individui, abbiamo il potere di far alcune cose, come l’essere creativi o aiutare il prossimo, ma il vero potere arriva dall’essere uniti. Possiamo ancora fare la differenza sui grandi temi odierni, come il climate change, ma dobbiamo essere tanti, il cambiamento avviene attraverso grandi numeri. Abbiamo bisogno di centinaia di milioni di persone che insieme comincino a chiedere di salvare il nostro mondo, la nostra gente, di dare un futuro ai nostri bambini. Per cui penso che il senso del pezzo vada ancora bene così com’è.
Vorrei parlare adesso del tuo rapporto con la città di Firenze, città con la quale tu condividi un legame speciale, dove sei venuta a suonare molte volte e dove hai lasciato una traccia indelebile con un tuo storico concerto del 1979. Io all’epoca avevo solo un anno e per forza di cose non ho potuto partecipare, ma qui tutti se lo ricordano.
(Ride) Si tratta di un luogo speciale per me perché lì ho tenuto il più grande concerto della mia vita, prima di ritirarmi dal music business nel 1979 come dicevi tu. C’erano persone che dormivano in strada, alcuni anche giovanissimi: ricordo di aver incontrato il sindaco, le istituzioni, moltissime persone giovani e meno giovani e ne vado molto fiera. E anche da un punto di vista culturale, la città è bellissima, con le sue architetture e il lavoro di Michelangelo sparso un po’ ovunque. Lunedì sarà un evento molto piccolo in termini di numeri ma sono orgogliosa di potermi esibire nell’Accademia accanto ai lavori di Michelangelo. Con me ci sarà anche mia figlia Jesse, che è un’attivista del climate change e una musicista, tra l’altro il concerto è il giorno del suo compleanno per cui l’evento è dedicato a lei, che si unirà a me sul palco per un paio di canzoni. Ci sarà anche suo fratello Jackson, che suona la chitarra, per cui sarà bello ritrovarsi in un luogo così magico assieme ai miei figli (ride). Sarà un concerto intimo ma denso di significato.
Puoi anticiparci qualcosa di quel che succederà?
Beh, voglio dire, sarà speciale. Si tratta del concerto più piccolo in termini di pubblico che abbia mai fatto, e sarò sul palco con la mia famiglia, sarà diverso, speciale. Ci saranno dei poemi per Michelangelo e alcuni per Pasolini.
Il tuo rapporto unico con la città è stato testimoniato nel documentario Patti in Florence del regista fiorentino Edoardo Zucchetti. Hai avuto modo di vederlo?
Si, l’ho visto! Ci sono soprattutto io che giro per le strade con una chitarra acustica. Non amo solo Firenze, ma l’Italia, anche se con questa città ho un rapporto unico, perché qui si è tenuto il mio concerto più grande ma, lunedì prossimo, farò quello più piccolo.
Il tuo concerto fiorentino del 1979 ha segnato l’inizio di una stagione di grandi concerti e di grandi eventi dal vivo nel mio Paese, eventi che non si tenevano negli anni ’70, un decennio caratterizzato da aspre tensioni politiche. Che effetto ti fa esser di nuovo on the road e poter cantare di fronte a un pubblico?
È bellissimo. Certo, viaggiare è diventato più complicato, ma ho ritrovato la comunicazione con le persone. Ci sono stati anche tanti ragazzi, giovanissimi, che sono venuti a sentirmi e questo l’ho trovato commovente. E poi ci sono io, che devo prendermi cura di me stessa – sai, ho 75 anni adesso – devo stare attenta alla voce, ma per il momento è andato tutto bene.
A proposito di giovani, c’è qualcuno che ti piace in questa nuova generazione di artisti? E la nuova Patti Smith esiste? Chi è?
Non dovrei essere io a dare questa risposta. Che siano i giovani a scegliere i loro artisti, che siano loro a stabilire chi vale e chi no. Non vado in cerca della nuova me, forse sarà una ragazza completamente sconosciuta, ma non sarò io, c’è già stata una Patti Smith. Io sono molto concentrata sulla mia famiglia, sullo star dietro ai miei ragazzi, è giusto che siano i giovani a scegliere da chi farsi rappresentare, ci sono molti artisti giovani e c’è molto più spazio al giorno d’oggi. Io a casa continuo ad ascoltare i My Bloody Valentine, Coltrane e Bach.
Penso che sia sempre più difficile informare e informarsi. Qual è il valore della democrazia se le persone sono male informate?
La libertà richiede responsabilità. È una domanda molto complessa la tua. C’è una piccolissima parte della società che gode di milioni di dollari, mentre tantissime persone muoiono di fame o sono vittime del cambiamento climatico. Il mondo è in difficoltà, la società non è in armonia, l’ambiente non è in armonia. Non so onestamente cosa dire, vedo il mondo diventare sempre più nazionalistico, le persone diventare sempre più nazionaliste e sempre più concentrate sulla propria situazione e molti di questi leader nazionalisti sono molto pericolosi. Noi siamo uno, dobbiamo cominciare a pensare così, o tutto il male che abbiamo fatto a questa terra ci tornerà indietro in termini di povertà, fame, malattie. La cosa positiva è che ci sono persone giovani che hanno scelto di farsi portavoce del cambiamento, penso ad esempio a Greta Thunberg e a Billie Eilish sul palco di Glastonbury. Loro sono il nostro futuro. Mia figlia è un’attivista del clima e mio figlio è un buon padre: ripongo le mie speranze sui giovani e sul futuro. È bello essere vivi e non dobbiamo pensarlo per noi, ma anche per i ragazzi del futuro.