Se c’è un’artista che ha rappresentato lo stile di vita rock in Italia, quella è Patty Pravo. È riuscita a viaggiare, evolversi, sperimentare, incontrare grandi musicisti come se fosse la cosa più normale del mondo. E probabilmente per lei lo era. È stata sex symbol, pietra dello scandalo, artista da canzonette e interprete d’autore. Una, insomma, che non si è mai fermata. Capace di passare da dischi ricercati come Ideogrammi a programmi tv popolari come Ora o mai più.
Da pochi giorni è uscito Ho provato tutto, nuovo sorprendente singolo, scritto da Francesco Bianconi e prodotto da Taketo Gohara, che è al contempo un ritratto puntuale della diva e una potenziale hit.
Partiamo subito con l’LSD citata nel pezzo. Ci sono droghe che non hai provato, però…
In quel periodo ci si faceva delle canne regolari, no? Non ho voluto provare la cocaina e l’eroina.
Perché?
Non mi interessavano e non mi piacciono le persone che le usano.
Canti che hai saputo vivere senza annoiarti mai. Davvero?
La noia, grazie al cielo, non fa parte dei miei sentimenti. Quindi sì, fortunatamente non mi sono annoiata mai. E devo dire una cosa.
Prego.
Questo testo, che ha scritto Francesco Bianconi non essendoci mai conosciuti, è un ritratto favoloso. È come se mi conoscesse da sempre.
La prima cosa che hai pensato quando lo hai ascoltato e hai letto i versi?
Che Bianconi era un genio.
Con Bianconi immagino ti sarai sentita.
Certo.
Cosa vi siete detti?
Di lui avevo visto delle interviste in cui parlava di me: mi meravigliò perché quello che usciva dalla sua bocca avrei potuto tranquillamente dirlo io, mi ci ritrovavo. Quindi l’ho ringraziato per quegli interventi e, ovviamente, per questo pezzo.
Torniamo alla noia. Cosa ti annoia oggi?
Io leggo, faccio le cose che mi piacciono, quando mi va parto, la noia non fa proprio parte del mio essere.
In un altro verso canti “ho provato il gusto del carnefice”. In quale occasione?
Non lo so, questo lo devi chiedere a Francesco, ma sicuramente qualche volta lo sarò anche stata (ride).
Canti pure che hai inventato il rock. Poi però ammetti che, forse, quello non l’hai esattamente inventato.
Penso di essere stata una cantante di un certo livello che, dal ’65 in poi, ha fatto degli album del calibro di Biafra Record e altri dischi, scritti da me, come Oltre l’Eden… Nei live ero molto rock, ho avuto artisti incredibili al mio fianco, non italiani, in quel periodo. Ho sempre vissuto con musicisti.
Come si sposa questa tua attitudine rock con brani, in alcuni casi, nazionalpopolari?
Ma erano anche grandi interpretazioni. Mi trasformavo in una persona più adulta che poteva essere pure mia nonna. Io sono interprete, non guardo le cose che faccio.
Ah no?
Le faccio perché mi piacciono, fanno parte del mio essere e amo sperimentare.
Tra le tue grandi hit ce n’è qualcuna di cui ti sei pentita?
No, perché ero una ragazzina, tutto sommato. E poi mi sono divertita a farle: non puoi sputare su qualcosa, se ti sei divertito (ride).
Nel testo di Ho provato tutto si fa anche riferimento al peso del mondo da sopportare.
Mi sembra che, guardandosi intorno, leggendo le notizie, non sia una cosa leggera per tutti. In giro c’è una pesantezza… Il mondo è molto pericoloso e queste cose si percepiscono… Non è un mondo felice, quello di oggi.
Da artista come vivi questa cosa?
Cantando. Tenendomi impegnata: ho fatto un libro fotografico, ricerche musicali in America, il successo di Minaccia bionda tour. Quando lavoro mi concentro su ciò che faccio.
Nel nuovo brano parli di Jimi Hendrix e al Corriere hai raccontato un episodio in cui eri in auto con lui…
Sì, ma lì hanno scritto che la macchina era piena di hashish.
Non è così?
Una canna se la stava facendo, ma un conto è dire che aveva la macchina piena di hashish, un’altra cosa è farsi un joint. Non ho ancora cambiato mestiere (ride).
Cos’altro mi puoi dire di Hendrix?
Ho avuto modo di conoscerlo meglio a Londra, poco tempo prima che morisse. Devo dire che abbiamo perso un grande artista. Quando lo frequentavo voleva mettere in piedi un progetto per grandi orchestre. Pensa quello cosa avrebbe potuto fare, pensa cosa ci siamo persi…
Hendrix ti ha detto qualcosa che ti è rimasto impresso, un pensiero?
Mah, si parlava del più e del meno, di musica, dei suoi progetti. Nulla di particolare.
Nel progetto per grandi orchestre ti aveva coinvolta?
Magari! No, no, era un suo progetto. Poi è andata a finire come sappiamo.
Torniamo al testo del brano: c’è scritto che hai strappato molti cuori. Anche di Hendrix?
Ma no, piccolo. Be’, ma sì, tra amici… si strappano cuori anche tra persone amiche. Ma strappare cuori lo intendo come fare del male, no?
Be’, può avere pure questa accezione, sì.
Ecco, non ho fatto mai del male.
Altri grandi, oltre a Jimi Hendrix, che ricordi con piacere?
Robert Plant, il cantante dei Led Zeppelin, mi mandava il tabacco a Los Angeles.
Racconta un po’…
Stavo facendo un album con Paul Martinez e ci si vedeva con Plant. Lui, stando a Birmingham, mi mandava del tabacco. Be’, una volta me ne diede uno bianco. Mi capitò di andare a cena in un ristorante di Los Angeles, tiravo questo tabacco bianco e le persone intorno mi guardavano stranite: pensavano fosse qualcos’altro (ride).
Canti anche di aver sprecato lacrime. Per chi?
Avrò pianto prima o poi, qualche volta. Ma non mi viene in mente. Non sono una persona che piange spesso. Mi è più facile cantare e commuovermi.
Per cosa ti commuovi?
Quando intono Col tempo di Léo Ferré o Non andare via di Jacques Brel. Ci sono riprese bellissime dove piango veramente.
Visto che nel pezzo si parla anche di tabù: qual è quello che sei più orgogliosa di aver rotto?
Sai, io ho vissuto. Sono gli altri che hanno visto quali tabù ho rotto. Io ho fatto solo quello che sentivo, da quando avevo 15 anni e forse anche prima.
Non guardi molta tv, ma hai partecipato a Ora o mai più.
Avevo fatto la prima edizione e mi ero divertita parecchio. Devo dire che è stato molto piacevole e poi stavo con amici miei musicisti come Raf, Britti, Masini. E c’era Rita Pavone, che amo totalmente.
Ah sì?
È un’artista e va rispettata e amata.
Invece, tra le nuove leve, tra i concorrenti di Sanremo, oltre a Lucio Corsi chi reputi artista?
Avevamo bisogno di gente come Corsi, ma a parte lui ho molto apprezzato il brano Incoscienti giovani di Achille Lauro. Lo tengo d’occhio. Con loro due, Corsi e Lauro, vorrei duettare. Altrimenti mi piacerebbe lavorare con Fossati.
Tra le donne, invece?
Serena Brancale mi ha mandato un pezzo molto bello. Scrive davvero bene e trovo abbia una bella energia.
Ma la Brancale ti ha mandato un pezzo per Sanremo, cioè volevi partecipare al Festival?
No, no, non ci ho proprio pensato, guarda. Pensiamo per l’anno prossimo. Vedremo… (ride)

Foto: Giulio Cafasso
Ho provato tutto è il primo tassello di un album, immagino.
Certo, ci saranno sorprese più avanti.
Sarà un disco interamente con canzoni di Bianconi?
No, no, è un progetto dove ci sono dei pezzi e delle cose nuove. Ma adesso non ne posso parlare.
Nemmeno un’anticipazione?
Non ti posso anticipare nullaaaaaa (ride). Mi hanno proprio proibito di parlare.
Non mi resta che tornare sul nuovo singolo e chiederti chi immagini siano gli arcangeli e i rettili al sole.
Sono i ragazzi di oggi. Hanno bisogno di energia per vivere in questo mondo.
Sembri una donna tutta d’un pezzo, sembra non possa scalfirti nulla. Ci sarà qualcosa che ti ha fatto male…
Tesoro, dovrei andare indietro nel tempo, pensare a che cos’era… Io guardo sempre avanti.
E come vedi la Patty del futuro?
Vorrei sorprendermi, ogni tanto (ride).
Se incontrassi la Patty del Piper, cosa le diresti?
Che tenerezza, ero una ragazzina. E mi divertivo come una bestia, tesoro mio. Vorrei tornare indietro nel tempo per riviverlo, quel periodo.
Cosa ti manca di quel tempo?
La felicità, il sorriso, la ricerca, la libertà.
Oggi non siamo liberi?
Pensiamo di esserlo.
Ma non lo siamo?
Immagino di no.
Hai una casa a San Francisco. Ci torni, in America?
Sono stata poco tempo fa a fare delle ricerche musicali. Adesso l’America è un po’ cambiata.
In cosa?
Per strada si vedono persone distrutte da droghe e mancanza di soldi. Si vede più che da noi.
Invece, nel tuo quotidiano, ci sono persone che ritieni amiche?
Magari. Due ce le ho, ma andando avanti con l’età si perdono le persone, ti mancano. Amici a certi livelli non si trovano. Il mio assistente, ad esempio, è come un figlio. Anzi, un figlio no, perché lo tratterei malissimo (ride). Poi c’è un’amica che conosco da anni con cui è piacevole passare del tempo insieme, ci si conosce talmente bene.
Quando ti definiscono un’icona cosa pensi?
A me ’sta parola mi fa tanto ridere.
Motivo?
Da una parte mi fa piacere, dall’altra non capisco.
Secondo me, icona lo sei sempre stata.
Da quando ero bambina, amore. Ci si nasce così, c’è poco da fare: sono doni.
Altri doni?
Penso di essere una persona perbene, carina, buona.
Ultima domanda: in estate sarai in tour?
Certo, certo. Sennò mi sparo.