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Patty Pravo, la ragazza del Piper torna a Sanremo

La femme fatale compie 50 anni di carriera e torna sul palco dell'Ariston: «Sono masochista, vado là a divertirmi»
Patty Pravo, nata a Venezia il 9 aprile 1948 - Foto di Julian Hargreaves

Patty Pravo, nata a Venezia il 9 aprile 1948 - Foto di Julian Hargreaves

«Dammi del tu. Non sono nemmeno truccata, quindi puoi». Come incipit non è male. Nicoletta Strambelli in arte Patty Pravo attacca così, come in un telefilm americano anni ’70. Allora ci si siede e si comincia a parlare. Un tavolone, illuminato dal grigio che arriva da finestre giganti, all’undicesimo piano di un palazzaccio in Piazza della Repubblica, a Milano. La sede della Warner Music.

Come stai?
Bene. Un po’ di corsa, mille cose da fare. Ieri ho passato l’intera giornata in un posto senza aria, claustrofobico.

Avresti dovuto rifiutarti, sei una diva!
Me’ buttavano fori! (Si ride).

Stai preparando il tuo ingresso trionfale sul palco di Sanremo.
Speriamo che sia così.

Lo sarà. Non hai mai sbagliato. Avresti dovuto fidanzarti con Bowie, pensavo ieri, sfogliando le sue foto e le tue.
Ci siamo conosciuti a Roma. Aveva affittato una villa sull’Appia, bellissima. Siamo stati insieme una o due settimane, con altri amici musicisti. Era simpaticissimo, e sensibilissimo, con un sacco di idee. Poi l’ho rivisto a Los Angeles quando vivevo lì, in un ristorante su Sunset Boulevard.

E oggi con chi passi il tempo? A parte il lavoro, voglio dire, che ci identifica ecc., però poi quando siamo totalmente liberi di fare quel che vogliamo capiamo un po’ meglio chi siamo, no?
Ho amici diversi, alcuni da cinquant’anni altri da poche settimane, quasi tutti musicisti, però sappi che io sono una persona normale. Poi quando salgo su un palcoscenico divento un’altra.

Diventi la cantante più rock’n’roll della storia d’Italia. E infatti il Vaticano, che se ne intende, ha scelto te. Sei stata la prima popstar a essere programmata da Radio Vaticana.
Ragazzo triste. Che era stato censurato dalla RAI per il verso “il mondo che ci apparterrà”. L’avevano trasformato in “il mondo che ci ospiterà”.

Eh no cazzo, mica vogliamo essere ospiti, ce lo vogliamo prendere il mondo, no?
That’s rock’n’roll!

Quest’anno compi 50 anni di carriera, che fa quasi ridere, no?
Ah ah ah. Sì. Per questo vado a Sanremo. Sono masochista fino in fondo. Masoch mi ha detto: vai a divertirti a Sanremo. Vado!

Perché ti diverti a Sanremo, no?
In teoria.
Patty Pravo fa molto ridere.

Mi dici di Ezra Pound?
L’ho incontrato alle zattere a Venezia con la moglie e mi hanno preso in simpatia. Lunghissimi silenzi, passeggiando e mangiando il gelato. Poi andavo a fare i compiti a casa di Peggy Guggenheim. E sono riuscita a evitare di fare la cresima perché mia nonna era amica del cardinale. Io non volevo la cresima, perché non volevo, e non voglio, far parte di nessun esercito.

Ah già che con la cresima si diventa “Soldati di Cristo”… Che paura, in effetti.
Esatto. Col cavolo!

E infatti ti sei scelta come nome Patty Pravo (da un verso dell’Inferno dantesco: “Guai a voi anime prave”, ossia malvagie). La musica del diavolo!
Avevo studiato Dante al conservatorio – solo l’Inferno, gli altri sono un po’ noiosi. Una sera al Piper, ci stavamo facendo una spaghettata all’alba e parlando è venuto fuori quel verso lì di Dante. E così sono diventata Patty Pravo.

Però anche Nicoletta Strambelli non è male.
Strambi, ma belli!

Ah, ecco il titolo. Grazie Miss Pravo. Aspetta che me lo segno. Stramba, ma bella. E ti sei pure divertita un bel po’. Sei anche stata coraggiosa, in fondo era un’Italia apparentemente più bigotta di quella di oggi. Anche se poi chissà se è davvero così. In ogni caso sei stata coraggiosa. Vedi artisti coraggiosi in giro oggi?
Eh non lo so tesoro. Ecco qui Miss Pravo arrota una erre su tesoro che meriterebbe una seconda scena del telefilm di cui sopra. Tesovo. Fantastica. È cambiato tutto. Stanno tutti solo attaccati ai telefonini, hanno tutto sempre sotto mano, pensano di poter sapere su tutto mettendo una parola su Google, cosa assolutamente non vera.

Eco ha sempre detto che se non ti hanno insegnato a cercare bene, Google è inutile…
Poi c’è meno contatto fisico, in tutte le sue forme, anche con le idee. E poi c’è il marketing, il Dio di oggi.

Difficile trovare oggi un Piper in cui essere notate. Del resto i nostalgici mi stanno sulle palle. Parlando con un ragazzetto, l’altro giorno gli ho fatto vedere un po’ di foto e video tuoi e lui ha detto: “Sembra Lana Del Rey, ma più figa”.
Ah ah ah. Diciamo che non mi sono fatta mancare niente, ecco.

Avresti dovuto vedere la sua faccia quando ha visto i tuoi famosissimi et scandalosi nudi…
Oddio! Che bello.

Alla fine hai fatto pace con La bambola.
Sì, ma ci ho messo un po’ a capire che era un gioco.

Quante copie ha venduto?
Boh: 29 milioni, dicono.

E tu dicevi: beh, boh, mah, non mi piace.
Non so, io non avevo capito un cazzo di quello che diceva. Anche se io non mi sono mai sentita coinvolta dalle problematiche sulla libertà femminile, ma solo perché per fortuna sono nata e rimasta libera. Quindi non potevo capire.

Tranne quei tre giorni che hai passato in carcere, perché avevi un po’ di hashish…
Ah guarda è stato bellissimo. Il vetro della finestra era rotto, faceva freddo ed era tutto sporco. Ma le mie colleghe di prigionia mi trattavano benissimo, erano meravigliose. Secondo me potevano benissimo star fuori, come quasi tutti. Mi avevano tolto le scarpe e tutto il resto all’ingresso e loro si sono prese cura di me. Mi hanno dato delle ciabattine, mi offrivano il caffè. Mi coccolavano, io coccolavo loro. Poi, quando mi hanno rilasciato, si sono messe tutte a cantare in coro Ragazzo triste. È stato bellissimo. E poi mi hanno dato delle lettere da portare ai loro cari. Una a una, le ho consegnate tutte.

Quante canzoni ti hanno proposto per questo tuo nuovo disco?
Me ne sono arrivate 300. Poi ci sono canzoni speciali. C’è quella di Giuliano Sangiorgi, che me l’ha regalata per il mio compleanno. E Tiziano ferro, che è una persona straordinaria, molto sensibile. Quando mi ha sentito cantare il suo pezzo ha persino pianto. È stato molto intenso. Poi ho chiamato Gianna Nannini per chiederle di scriverne uno e lei mi ha detto: “Che faccio, scrivo di una scopata, no?”. Poi mi telefonava e mi passava sua figlia Penelope, perché le cantassi al telefono Penelope (una canzone scritta da Pravo e uscita nel 1989). E io gliela cantavo, mentre Gianna mi parlava del pezzo sulle scopate.

E Venezia. Ti manca?
Ogni tanto vado. Cammino di notte, ascolto i passi. È molto bello.

I cosiddetti gggiovani, che, si sa, non esistono, li conosci, li frequenti?
Si stravolgono troppo.

Beh pure voi, insomma…
Sì, ma c’è una bella differenza. La qualità delle sostanze è molto peggiorata. Poi oggi sono autodistruttivi. Non lo fanno per divertirsi.

La trasformazione della droga da viaggio di esplorazione a farmaco.
Questo è triste.

Beh, forse se ci fossero delle leggi un po’ più moderne e liberali…
Ma certo. E ci vorrebbe un’informazione corretta. Anche se a me pare che ci sia davvero una volontà autodistruttiva abbastanza diffusa. Perché non ce la fanno più.

Beh, anche negli anni ’70 non ce la facevano più e si sono inventati il punk…
E, oggi no. Oggi ci sono i talent. Le case discografiche tendono a preferire i prefabbricati. Se nascesse una band punk, non farebbe comunque strada. Sarebbero presi per dei rompicoglioni e basta. Te l’ho detto, comanda il marketing. In questo periodo mi sto rileggendo gli anarchici, data la situazione, mi sono detta che era il caso di riprenderli. Li leggevo da ragazzina.

Riesco a vivere di me stessa, anche per lunghi periodi. Ho attraversato i deserti da sola

Dopo gli anarchici, direi che possiamo parlare del tempo. Ieri c’era un sole così forte che Milano stessa era stupita. I grattacieli e i torracchioni erano stupiti.
Ah che bello, Milano stupita!

Milano è spesso stupita. Dovresti venirci di più. Si sta soli che è un piacere, a Milano.
Io sto tantissimo da sola e sto benissimo da sola. Riesco a vivere di me stessa, anche per lunghi periodi. Ho attraversato i deserti da sola.

Tutti nudi a Sanremo. Patty Pravo torna sul palco dell’Ariston per la nona volta, con il brano “Cieli Immensi” – Foto di Julian Hargreaves

Dai quest’anno vinci Sanremo.
Ma se non l’ho vinto con Dimmi che non vuoi morire non lo vincerò mai.

Ma scusa non l’hai vinto quell’anno? E chi l’ha vinto?
I cosi lì. I Jalisse.

Noooooo. Ma dai.
Ma che, non lo sapevi?

Forse sì. Devo averlo rimosso. Avrai vinto il premio della critica almeno.
Sì, quello sì.

Beh, era un pezzo perfetto. Vasco è Vasco.
Sì. Lui dice che io sono la sua parte femminile. E io gli dico che allora lui è la mia parte maschile. Vediamo come va a finire.

Un altro pezzo, come minimo.
Vedremo. Non ho il senso del tempo.

Beata lei. Da quando.
Da sempre. Sono sempre stata libera da tutto.

E infatti l’Italia bigotta un po’ con te se l’è presa.
Ah, frega un cazzo, guarda. Io sono libera, sono sempre stata a mio agio col mio corpo. Se non ho voglia di mettermi niente sotto la giacca lo faccio e basta.

È cosa buona e giusta. Mica come le popstar italiane di oggi che sono sempre lì tutte coperte. Che noia.
Ora c’è il tacco 12.

Molto meno stiloso di una giacca senza niente sotto.
Eh beh, vedi tu.

Facciamo un movimento d’opinione!
Ah sì dai. Tutti nudi a Sanremo!

Ottimo, bene così. Ciao Patty e grazie.
Ciao.

Questo articolo è pubblicato in versione integrale su Rolling Stone di febbraio.
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