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Paul Weller: «Senza musica sarei impazzito»

Intervista al rocker inglese che pubblicherà domani il nuovo album ‘On Sunset’ e che sta già lavorando a un altro disco. «È stata una gran fortuna avere la musica durante il lockdown. Senza, sarei andato fuori di testa»

Foto: Mike Lewis Photography/Redferns/Getty Images

Paul Weller non ha ancora pubblicato il nuovo album On Sunset e già sta lavorando al prossimo. L’industria discografica ha rallentato i ritmi – i concerti previsti nel 2020 sono stati rimandati nel 2021 e l’uscita di On Sunset è stata rimandata di alcune settimane – ma non Weller, la cui testa è in costante fermento. «Senza tour, sono disoccupato per la prima volta in 43 anni», dice. «Ma cerco di pensare positivo. Ho passato più tempo con i figli, ho scritto un sacco di roba, lavoro al prossimo disco».

Sono ritmi normali per Paul Weller. Si è dedicato a On Sunset subito dopo aver finto l’album del 2018 True Meanings. Ha legato i due dischi usando la B side Mirror Ball come pezzo di apertura di On Sunset, e alcuni pezzi esclusi dalla track list di quest’ultimo appariranno nel prossimo album. Mirror Ball rappresenta il punto d’ingresso “cosmico” al nuovo, eclettico disco: “Palla a specchi, quando comincerai a girare? / Illumina la stanza e la nostra vita avrà inizio”.

On Sunset è tutto tranne che un’opera stilisticamente omogenea: si passa dall’elettronica al soul, al pop, alla musica orchestrale, un percorso che riflette la fame di novità da parte di Weller. «Sono molto semplicemente ossessionato dalla musica», dice per poi attaccare a parlare di Kevin Haynes, jazzista afro-cubano di cui ha ascoltato a ripetizione l’album del 2008 Ajo se po.

Weller vede sé stesso come il grande architetto dei suoi dischi. «Succede spesso che pensi a un suono preciso quando mettiamo giù la traccia», spiega. Il passo successivo è la ricerca del musicista più adatto per replicarlo. Nel brano un po’ blues e un po’ alla Beatles Equanimity, per esempio, ha pensato a un assolo di violino lugubre che è stato poi eseguito dal bassista degli Slade Jim Lea. Nell’R&B Earth Beat appare la voce del giovanissimo Col3trane, amico della figlia del rocker, mentre la percussiva More include versi in francese per gentile concessione di Julie Gros di Le SuperHomard. «Registrando la mia traccia vocale ho pensato che sarebbe stato bello avere qualche verso in francese», spiega Weller. «Non ho idea del perché. Suonava bene, tutto qui».

L’album è a tratti riflessivo, ad esempio in Old Father Thyme e Village. Quest’ultimo è uscito all’inizio di giugno come primo singolo tratto da On Sunset. Alla tastiere c’è Mick Talbot, ex Style Council. Weller ha detto che il pezzo è «una risposta a chi dice che dobbiamo esplorare l’Amazzonia o scalare l’Everest per avere una vita completa. Il tizio della canzone dice: ma vattene affanculo, il paradiso ce l’ho qui».

«Amo il posto in cui vivo, a Londra», spiega Weller a Rolling Stone. «Ho immaginato un personaggio pienamente soddisfatto del posto in cui vive. Non sente il bisogno di viaggiare perché è felice».

Old Father Thyme è una canzone decisamente più divertente sul tempo che passa. «A volte penso di essere l’unico a invecchiare. Che ti piaccia o meno, invecchiando il tuo punto di vista sulle cose cambia. Non dico che ti rammollisci, è il ciclo della vita. Ma non sono un tipo particolarmente sentimentale o nostalgico, eh?».

Un po’ come il protagonista di Village, Weller non ha sofferto troppo il fatto di essere bloccato a casa. È felice di fare musica e stare coi figli. «La pandemia ha avuto anche dei lati positivi. Ambiente e natura si stanno davvero riprendendo i loro spazi. A Londra c’è meno inquinamento. Senza traffico aereo si sentono gli uccelli cantare. È la dimostrazione della capacità della natura di riprendersi velocemente».

E la nuova musica di cui parlava? Lo aiuta a mantenere un certo equilibrio mentale. «Subito dopo l’inizio del lockdown ho pensato: devo usare questi sei mesi in cui non posso far niente. È stata una gran fortuna avere la musica. Sarei impazzito altrimenti».

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