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Pete Townshend racconta il libro ‘The Age of Anxiety’ e parla del futuro degli Who

In attesa del nuovo album 'WHO', il chitarrista ha pubblicato il suo primo romanzo, una storia di violenza sessuale. «Non volevo scrivere di musica, mi interessano personaggi femminili forti e autentici»

Foto: Kevin Mazur/Getty Images

Poco più di dieci anni fa, Pete Townshend ha messo a punto un piano dettagliato per la messa in scena di un musical intitolato Floss. “Voglio parlare di vecchiaia e mortalità usando il contesto potente e furioso del rock’n’roll”, ha scritto sul sito degli Who. “Floss è un progetto ambizioso, nello stile di Tommy e Quadrophenia. In questo caso, le canzoni saranno inframmezzate da tappeti sonori ricchi di effetti complessi e montaggi musicali… Floss verrà presentato per la prima volta in concerto nel 2011, in una location ancora in via di definizione. Sono già al lavoro con alcuni produttori di New York”.

Come molte delle grandi idee di Townshend degli ultimi anni, il musical ha avuto una gestazione più complicata del previsto e nel corso del tempo è cambiato in modi inattesi. Lo scorso mese, però, è finalmente uscita la prima parte, in contemporanea con l’uscita del libro The Age of Anxiety. È il primo romanzo di Townshend e segue la biografia del 2012 Who I Am, e la raccolta di racconti del 1985 Horse’s Neck.

«Non desideravo scrivere narrativa», dice a Rolling Stone. «Volevo qualcosa che mi permettesse di andare in altre direzioni. È una storia a più livelli che tocca tanti temi diversi, credo che mi aiuterà a produrre progetti interessanti. Floss era il titolo di lavorazione, ma a metà strada l’ho cambiato».

Il libro parla di una giovane rockstar di nome Walter che vende la musica della sua band alla Ford per milioni di dollari e si lascia alle spalle industria, la moglie Siobhàn, la sorella Selina e l’amico Floss. Il libro è raccontato da Louis, gallerista di opere underground, padrino e mentore di Walter. La storia si sviluppa quando Louis è accusato di aver stuprato Floss a un matrimonio, anni prima, anche se non ha nessuna memoria dell’accaduto.

«Volevo scrivere un libro in cui i personaggi femminili fossero forti quanto quelli maschili», dice Townshend. «Volevo anche che fossero autentici. Le donne nella mia testa, le donne della mia vita e i modelli che ho usato per i personaggi femminili, sono tutte molto, molto più forti degli uomini. La mia prima moglie Karen, per esempio, è una persona incredibilmente forte. Una delle ragioni per cui la nostra relazione è finita dopo un matrimonio davvero, davvero lungo, più di 25 anni, è che io ero debole, non lei».

Il libro era già concluso prima dell’inizio del movimento #MeToo e Townshend è convinto che non influirà su come verrà recepito. «Questo libro non parla di celebrità o uomini potenti che fanno sesso con ragazzine», dice. «Parla di stupro, questo è uno dei temi, e dell’insinuazione di uno stupro. Parla della possibilità, di cosa succede quando della gente è a un matrimonio, si droga, si sballa e poi fa sesso. Di chi è la responsabilità se sono tutti sballati?».

Scrivere di uno scandalo sessuale attirerà diversi paragoni con una controversia che ha coinvolto lo stesso Townshend nel 2003, quando venne fermato dalla polizia britannica per aver usato la carta di credito per accedere a siti pedopornografici. All’epoca disse che stava facendo una ricerca per dimostrare come le banche britanniche guadagnino dalla pornografia infantile; gli agenti sequestrarono tutti i suoi computer e non trovarono nessuna immagine illecita.

«Quando mi hanno arrestato, mentre aspettavo che la polizia analizzasse i computer che possedevo, mi hanno detto: “non ti libererai mai di questa storia”», dice Townshend. «Ed è andata così. Non finirà mai. E non mi sento scagionato perché la gente legge i titoli e non va certo a controllare su Wikipedia. Se leggi Wikipedia è chiaro cosa è successo e, in un certo senso, è lì che sono stato scagionato».

La violenza sessuale è solo uno dei temi toccati da The Age of Anxiety. Il libro parla anche di musica. «Non volevo scrivere un libro sulla musica», dice. «Non volevo scrivere un libro che qualcuno potesse vendere dicendo: “Il nuovo libro di Pete Townshend, una storia di sesso, droga e rock’n’roll”. Sarebbero capaci di dirlo anche se scrivessi un libro sul giardinaggio. Sesso, droga e giardinaggio!».

«Ma, ok, il libro parla davvero di musica e di sesso», continua il chitarrista. «C’è gente, nel libro, che fa sesso. Non è bizzarro? E parla anche di rock’n’ roll. Quindi, ehi, sesso e rock’n’roll? Dov’è la droga? C’è anche la droga! Perché, diciamocelo, tutti nel mondo fanno sesso. Tutti sanno cosa sia il rock. E tutti prendono droga. Tutti! Non ci sono eccezioni, a parte qualche monaco buddista».

Nell’ultimo anno Townshend è stato impegnato in tour con gli Who, ma ora che il gruppo è in pausa fino a marzo 2020, ha iniziato a pensare al prossimo passo della saga iniziata con The Age of Anxiety. La situazione è ancora in evoluzione, ma la sua idea prevede uno spettacolo teatrale in qualche modo legato al libro. «Potrei fare una sorta di one man show», dice. «Sto sperimentando con i reading e sono al lavoro su un libretto. Non leggerei tutto il romanzo. Ci vorrebbero settimane. Ma ho scritto un libretto ispirato al romanzo. Forse ci sarà un’orchestra che suona la musica che sente Walter».

Il chitarrista, in realtà, non ha tanto tempo per mettere insieme lo spettacolo, perché gli Who torneranno a suonare in Inghilterra a marzo e aprile, poi partiranno per l’America per recuperare alcune date rimandate per i problemi di voce di Roger Daltrey. «Speravamo di suonare in Europa in giugno», spiega Townshend. «Non sarà possibile per diverse ragioni, in particolare per far riposare la voce di Roger. Quindi probabilmente sposteremo quel tour a settembre».

In qualche modo, nel mezzo di tutto questo lavoro, Townshend è riuscito a registrare il nuovo album degli Who (semplicemente intitolato WHO), che uscirà il 6 dicembre. La band ha già inserito due nuove canzoni nella scaletta del tour. «Forse ne aggiungeremo delle altre l’anno prossimo, forse no», dice. «Non lo so. Non abbiamo molto tempo per lavorarci».

Townshend, adesso, non vede l’ora di tornare in Inghilterra. «Sono lontano da 65 giorni», dice. «Ho quasi 75 anni. È un modo ridicolo di guadagnarsi da vivere. Farei prima a trasferirmi su una piattaforma petrolifera. Non è divertente».

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