«Io ce l’ho una proposta alternativa per sostituire la voce degli AC/DC, altro che Axl Rose che non ce la fa più e sembra una vacca. Li conosci i Krokus? Il cantante Marc Storace sarebbe perfetto, ha la voce molto simile a quella di Bon Scott, il primo cantante della band australiana, è impressionante» esordisce così Pino Scotto, a pochi giorni dall’uscita della nuova raccolta Live For a Dream.
Era appena stata pubblicata la lettera di risposta di Brian Johnson alla sostituzione con Axl Rose negli AC/DC, quella in cui si dice dispiaciuto per aver deluso i suoi fan. «Stanno facendo delle scelte discutibili ma hanno fatto delle cose eccelse, per carità. Ma ora è una vergogna: una band con il cantante sordo, il batterista in galera e uno dei membri fondatori con la demenza senile, ma andare in pensione no?». «Ma parliamo del nuovo disco, che è importante. Hai studiato?» Sì, ma raccontacelo a parole tue che ci piace ascoltarti. E senza filtro.
Raccontaci della nuova raccolta Live For a Dream, il progetto che stai per portare in tournée da fine aprile?
È il mio diciottesimo album e ho voluto fare una consacrazione a me stesso. Avevo voglia di riportare in tour i miei vecchi pezzi e addirittura ce n’è uno dei Pulsar degli anni ’70, i Vanadium con i quali ho fatto 8 album i Fire Trails con i quali ho fatto 2 album i Sinergia e tutta la mia carriera solista. I brani li ho scelti con una sensazione emozionale (!!), sono state scelte istintive e poi sempre d’istinto ho scelto gli artisti. Ci sono band storiche dell’hard rock italiano come gli Strane Officine, ci sono i Destrage, una giovane band metal di nuova generazione, c’è Stef, il chitarrista di Vasco, c’è Fabio Treves e pensa che ho addirittura fatto rimettere insieme i Ritmo Tribale dopo 13 anni, lo hanno fatto per me. Nel disco ci sono 16 pezzi live e 2 inediti e poi c’è anche il dvd che ho realizzato portando in giro per Milano il regista nei posti storici dove sono nati i Pulsar, dove sono nati i Vanadium, dove provavamo. L’ho portato al Leoncavallo, in cui ho ricordato la morte di Fausto e Iaio*, quella notte del 18 marzo 1978 io ero lì a sentire un concerto, mi pare reggae, ma non ricordo bene. Perché a me piace la musica, tutta. C’è la musica con la M maiuscola e la musica di merda. (*Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, vittime dell’omicidio rivendicato poi da alcune brigate neofascista tra cui il Nar).
Ci sono due inediti, prima raccontaci di Don’t Touch the Kids, quello che affronta la tematica più toccante, quella sugli abusi su minori e che sposa il tuo progetto Rainbow Projects.
Sono nove anni che ho un progetto per i bambini in centro america con questa giovane psicologa, Caterina Vetro, che dei due è quella che sta più sul campo, a dire la verità, ma appena posso vado anche io. I bambini mi adorano, mi saltano addosso, mi strappano i capelli e mi chiamano papà. Siamo stati in Guatemala, a Kobane, e poi in Cambogia, ma noi i soldi non li tocchiamo. Sul sito di Rainbow Projects si possono fare le donazioni e anche leggere i giustificativi di ogni singola spesa. Io e Caterina non siamo una Onlus, siamo un progetto a scopo benefico che si appoggia a una Onlus che si chiama Smom Onlus, sono dentisti che vanno a curare i bambini di tutto il mondo e appoggiano altri 120 progetti in tutto il mondo. Con l’inizio dell’anno nuovo vogliamo costruire una nuova ala dell’ospedale che abbiamo contribuito a costruire.
E il secondo, The Eagle Scream, è dedicato a Lemmy, quando lo hai scritto?
L’ho scritto la notte stessa in cui è morto Lemmy, lo avevo conosciuto in tour con i Vanadium nell’85 e poi siamo stati a casa sua a Londra e a Los Angeles. Ho suonato prima dei Motorhead all’Ippodromo del Galoppo ed è stata l’ultima volta che l’ho visto, lo aspettavo a gennaio per salutarlo ma niente, se n’è andato prima. Ero molto amico anche del fratello di Lemmy che ho conosciuto a Londra, quando sono andato a registrare con i Vanadium. E poi appena tornati in Italia ci hanno detto di andare in tour con i Motorhead e allora ho portato al mio mito, Lemmy, i saluti del fratello e lì siamo diventati amici. Lui mi chiamava “fottuto napoletano” perché nelle lunghe notti a base di Jack io lo bevevo liscio e lui invece con Coca e ghiaccio… “Come cazzo fai a bere così?”, mi diceva sempre. Quando è morto lui è come se mi fosse morto un fratello, ma sono contento perché ha vissuto settant’anni come cazzo voleva lui. Una persona normale tutte le cose che ha fatto lui le avrebbe fatte in 700 anni, ma per come era ridotto per la sua malattia è stato meglio così. E allora gli ho dedicato un pezzo e il video di The Eagle Scream lo abbiamo girato in una cava con 40 bikers e un’aquila, che rappresenta Lemmy, lui urlava come un’aquila e poi è volato via. Il video verrà presentato in anteprima lunedì 25 aprile durante il programma di Rock Tv Italians Do It Better insieme a una video intervista che mi ha fatto AmbraMarie, che ha preso il posto di Alteria.
Litighi ancora con gli ascoltatori del tuo programma su Rock Tv, Database? C’è un futuro per le tv musicali o sono state cannibalizzate dai talent?
Sì, certo. Tutti i giorni e quattro volte al giorno, solo che ora la trasmissione viene registrata. Poi da un po’ di tempo abbiamo attivato anche i Whatsapp e ne arrivano a valanghe. Ma a parte gli hater storici come Andrea Pelato (al quale Pino rispose “ti piscio in testa e ti faccio crescere i capelli”, per ridere) mi fa piacere che un sacco di giovani mi scrivano che grazie a me sono riusciti a scoprire Jimi Hentrix, i Led Zeppelin, la musica con la M maiuscola. Ma parliamo di ragazzini di 12/13 anni che iniziano a suonare la chitarra, mica come nei talent o nei reality. Io li metterei in galera per spaccio di demenza a Maria De Filippi e questi qua. Sono peggio degli spacciatori di droga, questi spacciano bugie. Fanno credere ai ragazzini che la musica è quella, ma quello è karaoke al massimo, non è la musica! Questi ragazzi che vanno lì pieni di sogni, finito quel girone se ne vanno a casa e finiscono in analisi. Il più bravo di tutti è Marco Minchioni, come lo chiamo io, è quello che ha più personalità. Emma Marrone sembra la Nannini con la diarrea e la Amoroso è stonata e prova a cantare come la Pausini. Dai, quelli veramente bravi non li prendono ai talent, prendono solo le marionette, la prima cosa che guardano è se riescono a gestirti facilmente. E poi gli mettono dei giudici che sono dei cani a cantare, non va bene.
Beh perché molti di loro fanno un altro mestiere, dalla produttrice discografica, all’attore, alla showgirl. Ma vale per tutti?
No, Morgan è un artista vero e insieme a Michele, Caparezza, è uno dei pochi che rispetto. Poi si è perso nelle sue cagate trasformandole in una sceneggiata televisiva. Anche con Max Pezzali siamo molto amici, ci siamo conosciuti a Pavia tanti anni fa, siamo amici. Ma poi quello che mi fa incazzare di Max è che in realtà è un metallaro, davvero, ha una cultura metal pazzesca e scrive ancora canzoni leggere, per i ragazzini di 13 anni. E poi ci sono i rapper, ma quelli sono cantanti? Io il rap lo discosto un po’ dalla musica, soprattutto in Italia, anche se ho collaborato con Ax, Club Dogo, Caparezza, ma non è come quello americano, soprattutto ora. Il rap è nato come forma di protesta, come il blues a suo tempo, in Italia all’inizio del fenomeno ci avevo creduto e investito, ma poi come arrivano i soldi si vedono le palle. E invece ho visto tutti vendersi il culo, l’unico che è rimasto sempre puro è Caparezza. Si vede che i soldi fanno male, per fortuna che non me ne sono mai arrivati, probabilmente avrebbero fatto male anche a me. Non voglio fare l’eroe, ma io non mi sono mai venduto e per mantenere la mia libertà ho pagato caro, ho continuato a lavorare in fabbrica per 35 anni e ora sono in pensione da 11 anni.
Quindi sei un po’ come Gene Simmons che dice di attendere con ansia la morte del rap?
No, lui sbaglia. Non è vero che il rap fa schifo. C’è sempre un’onestà di fondo, anche nelle nuove band, e poi ci sono paraculi ci sono dappertutto, anche nel rock, ogni genere musicale ha i suoi. Ma lui è sempre stato un coglione, l’ha sempre detto che fa rock’n’roll per i soldi e non gliene frega un cazzo della musica. L’ha fatto diventare un circo.
Cosa ne pensi delle esternazioni neofasciste di Phil Anselmo?
Ho suonato con loro all’ultimo Monster of Rock a Reggio Emilia, prima che arrivasse il Gods of Metal, ho aperto quando è uscito Il grido disperato di mille band, il mio primo album solista. Era il 1991 e loro avevano già scazzi tra di loro, lui, Darrel e soprattutto con il fratello. Ma Phil Anselmo si fa della roba brutta e poi fa cazzate. E un coglione. Io sono contro tutte le estremizzazioni, anche contro quello che va in giro tutto il giorno col pugno alzato per far vedere che è comunista, ognuno di noi deve lottare per le proprie opinioni ma senza fare il circo.
Dulcis in fundo: “Pensate ai bambini e dateli in adozione alle coppie arcobaleno, bastardi”. La dedica di Pino Scotto sul calendario del Papa ricevuto pochi giorni fa da Chiara, che è stata in Vaticano per seguire Bernie Sanders.