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Playboi Carti, il monaco punk

Come contribuire alla rivoluzione del mumble rap, vivere da rock star nascondendo la vita privata, meditare in mezzo al pogo e diventare un vampiro

Foto: Josiah Rundles per Rolling Stone US

Dice Playboi Carti che negli ultimi tempi si sente un monaco punk. Lo studio di registrazione è il tempio in cui il rapper passa le giornate; il suo ultimo progetto è la versione deluxe di Whole Lotta Red. Dice Playboi Carti che al riposo preferisce l’esperienza zen del processo creativo. Si divide fra Atlanta e California, dove vive il figlio, ma vorrebbe trasferirsi a New York. Sta cercando un posto nel Lower East Side. «È una città in cui potrei perdermi».

Punk Monk, monaco punk, è anche uno dei pezzi migliori dell’album Whole Lotta Red, che in America è andato in prima posizione in classifica quand’è stato pubblicato in dicembre. Carti non parla volentieri di sé, ma in quel pezzo si espone più del solito. «Hanno cercato di trasformarmi in un bianco, ma non sono Lil Dicky», ringhia nel suo nuovo registro vocale, una specie di verso da grizzly che sembra andare oltre le possibilità del registro umano. Il pezzo si basa sulla giustapposizione di diverse atmosfere, è come meditare in mezzo al pogo. Sono anni che il rapper, 24 anni, dice d’essere influenzato dal punk-rock ed è come se ci si riconciliasse tramite un’affermazione di pace interiore. «Alla gente stare da sola non piace, a me sì», spiega. «Punk Monk parla di sentirsi soli in questo game e di tenersi strette le persone che ti circondano: non hai altro che loro».

Whole Lotta Red è uscito poco prima di Natale perché Carti voleva «che la gente lo considerasse un regalo». Sui social media ci si è divisi: ai fan accaniti è subito piaciuto, altri non ne hanno apprezzato il lato grezzo. I pattern ritmici sono tosti e l’espressionismo vocale di Carti è calato in un panorama sonoro caotico. All’album è abbinata una nuova immagine del rapper: treccine rosse e un alter ego vampiresco (vedi Vamp Anthem che campiona la Toccata e fuga in Re minore, BWV 565 di Bach, resa famosa chiaramente da Dracula). Per non dire di altre eccentricità. La grafica dell’album strizza l’occhio a Slash, la fanzine punk stampata a Los Angeles negli anni ’70. E uno dei nuovi marchi di fabbrica del rapper è l’uso imprevedibile delle lettere maiuscole nei titoli delle canzoni. Dice che è un retaggio di quando scriveva col T9 nei vecchi telefonini. «Lo dico anche in una canzone: “non possono capirmi, parlo in geroglifico”», dice riferendosi a M3tamorphosis con Kid Cudi. «Volevo che la gente conoscesse le esperienze che ho fatto e che mi hanno portato fin qui».

Carti ha più d’un motivo per sentirsi un trendsetter. Da quando nel 2018 ha pubblicato Die Lit, il suo impatto sul rap contemporaneo non può essere sminuito. Oggi un po’ tutti rappano con la cosiddetta “baby voice”, lo stile acuto e pieno di ad-lib che poggia su produzione eterea, ma le acrobazie vocali di Carti sono ineguagliate. Per anni non ha pubblicato nulla, eppure è stato in grado di adattarsi al linguaggio di una generazione online. Digitate il suo nome su YouTube e verrete accolti da decine di pagine contenenti leak, snippet e remix caricati dai fan. Il modo più eccitante di ascoltare Carti, negli ultimi anni, è stato attraverso il punto di vista dei suoi ascoltatori, per lo più giovani e super appassionati.

Ora Carti spera che Whole Lotta Red indichi il futuro. «È quel che sto facendo. Un domani questo sound diventerà normale e dominante», dice. «Succede quando crei qualcosa di nuovo: se è davvero diverso, la gente non lo accetta subito». Non dice granché della nuova versione di Whole Lotta Red se non che «l’edizione deluxe è la parte 2 di un monster album. Aspettatevi altra grande musica, tutto qui».

Foto: Josiah Rundles per Rolling Stone US

Jordan Carter è cresciuto a South Atlanta. Da ragazzo si divideva fra basket e attività creative. È cresciuto rappando con i membri del collettivo della Awful Records che lo hanno introdotto alla produzione rap sperimentale. Le sue prime apparizioni su canzoni del produttore Ethereal hanno creato le basi della sua mitologia. Su Beef del 2015 già s’intravedeva lo stile vocale che ricorda onde che si infrangono e che avrebbe poi usato nel primo mixtape nel 2017 che conteneva la hit Magnolia. Il gancio contagioso, “In New York I milly rock / Hide it in my sock”, è diventato un meme, un presagio dei modi in cui internet si apprestava a trasformare l’esperienza di ascoltare musica. Un anno dopo, il debutto Die Lit ha fatto capire a tutti che Carti e il cosiddetto mumble rap che lui stesso ha contribuito a creare non erano un fenomeno passeggero.

Fra l’uscita di Die Lit e quella di Whole Lotta Red, Carti è rimasto un enigma. Sempre più gente lo seguiva, eppure lui non publicava altra musica. In più, contrariamente alla maggior parte dei colleghi, non era una presenza fissa sui social media. «Sono sempre stato così», dice della sua avversione alla pubblicità. «Mi esprimo solo quando ne ho motivo».

Tanta riservatezza non lo ha reso immune dalle polemiche. Dopo l’uscita di Whole Lotta Red, i social media si sono infiammati dopo che la sua ex, la rapper Iggy Azalea con cui ha un figlio, ha detto che Carti stava venendo meno ai suoi doveri di padre. Lui non ha risposto direttamente alle accuse, ma ha postato su Twitter una foto col figlio Onyx. Ne parliamo al telefono e mi spiega che non ama condividere altre notizie sulla sua vita privata. «Mi prendo cura di molte persone. Ho un figlio. Ma le uniche cose che mi interessa mostrare al mondo sono il processo creativo e la musica. La gente vuole vedere la normalità di Playboi Carti, ma non potete normalizzarmi».

Forse New York è davvero il posto giusto per uno interessato alla moda come lui. Matthew Williams, che guida la casa di moda francese Givenchy, è accreditato come produttore esecutivo di Whole Lotta Red. Non è certo la prima collaborazione tra le industrie della moda e della musica, ma è un segno della simbiosi sempre più forte fra le due. E del resto il brand di Williams, Alyx, è citato in Toosie Slide di Drake. «Mi riconosco in quel che fa. Lui lo trasforma in vestiti, io in musica», dice Carti dell’amico.

A dispetto della pandemia, Carti ha registrato Whole Lotta Red pensando alle esibizioni dal vivo. «Cerco d’immaginare le reazioni della gente». Proprio come succede per le rock star, la sua musica la devi ascoltare live. «Whole Lotta Red è perfetto per il palco. Ho pubblicato il disco adesso così i fan hanno il tempo di capirlo e interpretarlo, di farlo loro».

Se Carti ricorda una rock star non è solo per la musica o i vestiti. È una star modello Quasi famosi o In viaggio con una rock star anche quando cerchi di parlarci al telefono: per riuscire a farlo ci vuole molta pazienza. Il mistero che lo circonda non è voluto, assicura, è la sua vita che è così. Gli chiedo da dove viene l’ispirazione per il personaggio del vampiro. La sua breve risposta vale anche come descrizione della sua identità di musicista: «i vampiri non muoiono mai, non passano mai moda».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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