Alla faccia di tutti quelli che li pensavano morti – l’ultimo album risale al 2010 – riecco i N.E.R.D., che hanno presentato il loro nuovo album No_One Ever Really Dies al ComplexCon di Long Beach, evento di un weekend organizzato dal website Complex che combina street art, fashion e musica. Oltre che per sentire e vedere i N.E.R.D., il motivo per cui andare almeno un volta nella vita al ComplexCon è puramente estetico. Una fusion di razze, colori, DNA e creatività a mille portata con eleganza innata di chi viene dalla “strada” a.k.a. street wear indossata da uomini e donne bellissime. B-E-L-L-I-S-S-I-M-E, un mix & match di fashion e politica, musica e ribellione: il vero underground, esattamente gli stessi credo adottati da Pharrell e dai suoi ballerini. Dopo essermi lustrato gli occhi, via, si entra. E subito ecco Pharrell sul palco.
«The album’s not coming out tomorrow, arriverà presto, ma per il momento lo ascoltate prima di tutti gli altri». Ai primi di novembre il gruppo ha pubblicato con Rihanna il singolo Lemon e abbiamo scoperto anche che le altre 10 tracce includono collaborazioni importanti con Kendrick Lamar, André 3000, Gucci Mane, Future, Ed Sheeran e M.I.A., per cirtarne alcuni. Musica sparata a palla con bassi da super disco, con canzoni come 1000 e Voilà, dai ritmi digitali con cui ballare e perdere la testa, oltre Rollinem 7’s, in collaborazione con André 3000, che ho trovato frenetica quasi in stile punk rock. Decine di ballerini/e e performer in gruppi saltavano sui tetti delle low riders al tempo di musica, che in chiave tipicamente N.E.R.D. spazia tra pop, funk, rock & soul, mentre riecheggiavano liriche impegnate, politicamente e socialmente, con parole come rivoluzione, tecnologia, discriminazione, violenza, polizia, oltre a immagini di bandiere a stelle e strisce spezzate, a rappresentare la tristezza della quotidianità americana nel 2017.
«Solo la verità vi renderà liberi», continua Pharrell. «Noi non siamo più schiavi». Sono decenni che Pharrell sorprende con la sua ecletticità: a parte fondare N.E.R.D. con gli amici di infanzia Chad Hugo e Shae Haley, ha una carriera solista da paura – sette Grammy con 19 nomination e due nomination Oscar e l’interesse in politica applicata, attraverso la moda, come CEO, filantropo, media mogul, fashion designer (ha presentato una linea di scarpe e abbigliamento, tra cui delle adidas NMD Hu, marchiate N.E.R.D.), e ambientalista. «Black is beautiful, è arrivato il momento per noi gente di colore di appropriarci del mondo attraverso l’espressione della nostra arte», dice Pharrell. «Non sono qua per fare un sermone, vorrei dirvi che attraverso la musica, l’arte e la moda possiamo trasmettere messaggi positivi al mondo. Io voglio solo esprimere la mia creatività, e se serve a migliorare la nostra società sono felice. Se riesco a spedire un messaggio a qualcuno, allora ho fatto il mio dovere».
A ComplexCon niente sfilate e passerelle, ma simposi con esperti fashion, hip hop artist e influencer, tutti a discutere gli aspetti della urban fashion. Pharrell ha espresso la sua personale preferenza per lo street fashion giapponese, stile unico che influenza l’hip hop d’oltreoceano. «La moda deve diventare sostenibile e politicizzata, come la musica rap, soul, funk: rappresentano il futuro del mondo, danno aiuto a chiunque attraversi momenti difficili, ma soprattutto sono di sostegno alle vittime di ingiustizie sociali». Una delle canzoni più socialmente impegnate è Don’t Don’t Do It, con Lamar, frase ispirata alle parole pronunciate dalla moglie di Keith Lamont Scott prima che la polizia lo uccidesse, nel 2016 in North Carolina. Quattro colpi di pistola, e una nuova ondata di rabbia contro la violenza da parte delle autorità. Pharrell non riesce a stare fermo, e incita la folla: «È il momento di reagire! Wake up!».