Il nuovo progetto di Massimo Martellotta non è un disco della quarantena. Non è musica rilassante per accompagnare le nostre ore in isolamento. Soprattutto, non è fuori ovunque. Devi andartelo a cercare. E lo devi pagare. Si chiama Proiezione Privata, ed è un video-album di cinque brani (sei nella versione audio), tutti suonati dal vivo e disponibili solo ed esclusivamente attraverso il suo profilo Bandcamp. Per farla breve: una risposta ai concerti su Instagram con la chitarra acustica, il pigiama e le ciabatte, e un modo per far ragionare il pubblico sul valore del lavoro che c’è dietro a ogni progetto musicale, anche se distribuito in rete.
L’idea, racconta al telefono il chitarrista dei Calibro 35, è «un po’ una provocazione, un po’ una necessità. Scrivo e pubblico musica online da anni, sono “affetto da manie di produzione”, scrivo troppo. Ma questo periodo è diverso, perché non ci sono i concerti, e le alternative in diretta social sono un po’ svilenti. Vedere Michael Stipe che fa una canzone da casa sua con la base e il cellulare può essere divertente, ma il risultato fa schifo. Si produce un’immagine massificata e degradante del lavoro che c’è dietro a un progetto musicale. E visto che sul tema non vedo nessuna prospettiva o decisione da parte di nessuna istituzione, ho cercato di dare attenzione e valore alla musica. So che è un momento terrificante, distopico, allucinante, ma io sono un privilegiato, e posso permettermi di sfruttare questa crisi per creare mondi che prima non c’erano».
Il disco è stato scritto tutto in isolamento, durante un «rush creativo mostruoso», e si sviluppa come una colonna sonora: musicalmente siamo sui territori di Boards of Canada, Radiohead, Vangelis. Ci sono i groove acidi del mondo Calibro, sintetizzatori analogici, arpeggiatori e chitarre romantiche e riverberate. Ogni brano si accompagna a un video, girato «con un filtro che dovrebbe aiutarti a entrare nelle dinamiche sinestetiche del suono e montato per farti vedere quello che faccio e come lo faccio».
Sono tutte sonorità familiari per chi conosce i dischi dei Calibro e la produzione solista di Martellotta. La vera novità è nella modalità di fruizione. Non si tratta solo di dare valore – e un’esclusività – alla musica e al lavoro che c’è dietro, ma di trovare un modo per riprodurre i meccanismi che ci portano a scegliere un concerto. «Quando penso a questo progetto penso a un’immagine: un sipario, una tenda di velluto che si apre di fronte a una sala immersa nel silenzio. Ecco, io volevo riprodurre quel momento. Per questo si chiama Proiezione Privata. E non escludo che in futuro il sipario si possa aprire per mostrare altri artisti».
È per questo che il disco si autodistruggerà il 18 maggio. Come un sipario che si chiude. «Vorrei dare a tutti la possibilità di provare la sensazione di comprare un biglietto, aspettare l’inizio dello spettacolo, entrare a teatro. Se fai così la musica ti darà più gioia. È questa la riflessione che vorrei facessero tutti: sembra banale, ma questo momento ci impone di farlo», spiega Martellotta. «Lo so che è presuntuoso, ma è necessario per dare forza alla mia idea: se vuoi questa musica devi cercarla, altrimenti sparirà. Bisogna agire adesso. Se l’avesse fatto Lady Gaga avrebbe avuto un peso molto maggiore, ma io non sono Lady Gaga e non voglio diventare una bandiera, solo aprire una riflessione».
Proiezione Privata non è una critica alle dirette Instagram in sé – «I confronti e i tavoli di discussione funzionano molto bene, così come le interviste dei calciatori che parlano come amici. Ma loro parlano, non fanno una partita a casa, non fanno i palleggi. Raccontano storie, ed è divertente e utile» – e nemmeno un modo di riempire il vuoto lasciato dai concerti. L’obiettivo è capire cosa significa preferire un contenuto piuttosto che un altro, decidere chi premiare con il nostro tempo e la nostra attenzione, scegliere. Nonostante l’enorme quantità di contenuti gratuiti in giro per la rete, l’idea ha funzionato e il pubblico ha reagito bene. «Non ho ricevuto messaggi problematici: tutti quelli che sono arrivati al progetto l’hanno capito. Ovviamente non sto facendo chissà quali numeri, ma mi sembra che l’idea sia arrivata. Sento delle grandi pacche sulle spalle», dice. «C’è anche chi ha pagato per il “Nerd Pass”, cioè la possibilità di chiacchierare in diretta dal mio studio casalingo, ma non vuole approfittarne. Qualcuno ha detto che si vergogna, ma non fa niente. Hanno capito che l’ho fatto per metterci la faccia. Anzi, la faccia e anche la casa».