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Quando Lil Nas X ha smesso di voler essere il gay che piace a tutti

Lo racconta il documentario ‘Lil Nas X: Long Live Montero’ arrivato sulle piattaforme italiane, il racconto del suo primo tour e del momento cruciale della sua carriera. La nostra intervista

Foto press

«Conosci Old Town Road?», mi chiede un amico giornalista canadese con il quale condivido (andare ai festival costa una fortuna) non solo una camera, ma anche il programma del Toronto Film Festival. E sì, conosco questo pezzo orecchiabile, controverso e in anticipo sui tempo rispetto al mix di pop, hip hop e country in auge adesso (vedi Beyoncé). La conosco soprattutto per il video, uno di quelli che non si dimenticano facilmente specialmente per chi come me vive in America.

Lil Nas X: Long Live Montero, il documentario diretto da Zac Manuel e Carlos López Estrada, segue il cantante e rapper nei 60 giorni del suo primo tour in America (è ora disponibile on demand sulle piattaforme italiane). Strutturato come un diario, offre il ritratto di un artista che riflette su identità, famiglia, aspettative, accettazione e sul suo ruolo nella storia degli artisti neri e queer.

Nato Montero Lamar Hill nel 1999, cresciuto fuori Atlanta in una famiglia povera, bullizzato per la propria omosessualità (ha fatto coming out all’apice del successo durante il Pride Month del 2019), Lil Nas X ha usato la musica per combattere l’isolamento sociale, usando gli strumenti che aveva a portata di mano: Internet, Soundcloud, BeatStars, Instagram, TikTok, arrivando al successo con Old Town Road, 19 settimane al numero uno della Hot 100, sei nomination ai Grammy 2020 con due vittorie (miglior performance di duo/gruppo pop e miglior video musicale) per il remix con Billy Ray Cyrus. Ne abbiamo parlato con Lil Nas X e i due registi Zac Manuel e Carlos López Estrada.

Com’è nato il progetto?
Carlos López Estrada: Avevo collaborato in passato su alcuni suoi video musicali e mi ha invitato a fare un po’ di brainstorming mentre stavano cercando di mettere insieme il tour. Ho pensato fosse finita lì, qualche mese dopo invece mi ha chiamato dicendomi che voleva documentare il tutto con l’aiuto di un documentarista che lo sta seguendo da un po’.
Zac Manuel: Sono E siamo rimasti colpiti dall’umanità di un artista che, mentre ispira tanti ad accettare la loro identità queer, sta ancora imparando ad abbracciare pienamente la propria. Molte persone pensano che Montero abbia già capito tutto, ma dietro lo spettacolo c’è una persona che cerca le stesse cose che cercano molti suoi fan. Vuole essere accettato dalla famiglia, trovare sicurezza, abbracciare la propria identità fuori dalle definizioni binarie, eppure ogni sera lo trovi lì, sul palco, a darsi completamente a migliaia di persone. Questo coraggio è ciò che rende Montero Lamar Hill Lil Nas X.

Avete preso ispirazione da altri documentari?
Estrada: Un film a cui abbiamo pensato all’inizio è A letto con Madonna, ci sono dei parallelismi anche nella locandina. E poi abbiamo cercato di catturare l’umorismo dei social, in mondo in cui Montero comunica con i fan, che dovevano essere al centro del film. Volevamo catturare la rapidità con cui le cose si muovono.
Manuel: Alla fine del tour gli abbiamo fatto vedere il primo montato. Pensavamo l’avrebbe analizzato, distrutto e chiesto di rimontarlo. Invece si è alzato dalla sedia e ha cominciato a ballare, era contentissimo.

Nas, che tipo di accordo hai raggiunto coi registi su cosa mostrare e dove fermarsi?
Lil Nas X: Abbiamo tagliato alcune scene, ma abbiamo mostrato le cose più importanti, cercando di spiegare quello che mi è accaduto, quali sono le mie convinzioni, le idee sbagliate che il mondo si era fatto di me. È come far entrare qualcuno nella stanza in cui dormi, nella tua intimità, rivelarti senza difese, e altre cose tipo far conoscere la mia famiglia che è fatta di pazzi. So che ci sono persone là fuori che possono immedesimarsi in qualche modo in quel che vivo e quindi ho voluto abbassare la guardia, essere vulnerabile, scavare nell’inconscio senza essere super intellettuali.

Cosa volevi fare vedere di te in particolare?
Lil Nas X: Che sono un essere umano con pregi e difetti, e non un troll online o un musicista queer esagerato. Volevo far vedere le persone che mi circondano, persone che hanno contribuito a formare la persona che sono. Dopo il coming out ero contrario a fare qualcosa di femminile o anche solo ad avere uomini gay sul palco con me. Volevo essere il gay che piace a tutti. Se sono cambiato è grazie soprattutto al team di ballerini neri queer con cui mi sono esibito ogni sera. Li adoro, mi piace che siano pieni di vita, sicuri di sé. So che sto vivendo una dei migliori momenti della mia vita, amo quello che faccio e le persone con cui lavoro: sono in grado di stare finalmente con altri giovani gay neri. Condividiamo piccole cose in comune ed è fantastico, non credo di averne capito prima il valore di questo spazio finché non mi ci sono trovato.

Uno dei momenti più toccanti del film arriva verso la fine, dove mostri uno spezzone della famosa intervista di Little Richard del 1972 al Late Night Line-Up della BBC in cui dichiara di non voler mai nascondere nessuna parte di sé. Little Richard è una tua ispirazione?
Lil Nas X: È stato una fonte di ispirazione. Non so se si sia mai dichiarato esplicitamente gay, credo che la sua storia sia triste, è la storia di tante persone queer e proprio per questo ho voluto inserire in quella parte i ritratti di artisti neri queer pionieri, tra cui Tracy Chapman (non si è mai dichiarata, è stata la sua ex, la scrittrice Alice Walker, a parlarne in questi termini, ndr), Frankie Knuckles, Ma Rainey e Sylvester. Hanno fatto cose straordinarie, ma sono dimenticati dalla storia.

Hai parlato della relazione con la tua famiglia, tuo nipote Chase che è il tuo primo fan, i fratelli J.R., Lamarco e Tramon che hanno merito di averti ispirato a dichiararti bisessuale, la matrigna Mia. Ma è a tuo padre Robert Stafford che il film dedica la massima attenzione.
Lil Nas X: Anche se la mia famiglia ha imparato ad accettare sia me che la mia sessualità, ho sempre delle remore, c’è dentro di me una lotta quando li vedo. Nel film c’è un momento chiave: prima del concerto di Atlanta, la nostra città, devo scegliere gli abiti e scelgo appositamente una gonna punk a quadri e un top Balenciaga arcobaleno per andare a incontrare la mia famiglia. Quella gonna rappresenta un momento di transizione per me, un dettaglio importante. È facile andare sul set di un video e fare una cosa super gay, ma presentarsi davanti alla tua famiglia e indossare una gonna e una maglietta con tutte le versioni della bandiera LGBT sul retro è stato liberatorio.

E tuo padre?
Lil Nas X: Con lui c’è stata della tensione quando gli ho detto che ero omosessuale. Pensa che una volta mi ha chiesto se fosse il diavolo a parlare tramite di me. Ora quando parla di me non fa altro che rivelare il suo amore e sostegno. Ha anche capito che sul palco, non sono Montero, ma Lil Nas. Non dimenticherò mai sue parole: «Sii te stesso. Mostrati per chi sei. Tutti noi ti sosteniamo, tutti noi ti amiamo, conosciamo la tua storia, sappiamo da dove vieni e siamo entusiasti di vedere dove andrai e cosa farai».

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