La storia che state per leggere è stata pubblicata su Rolling Stone USA il 7 novembre 2013.
Una tuta bianca con le maniche a rete. Un mini-abito beige trasparente. Un tailleur pantalone granato con le spalle scoperte. Naya Rivera, che in Glee interpreta l’ex cheerleader orgogliosamente lesbica Santana Lopez, prova un abito da red carpet dopo l’altro nel loft della sua stylist a Los Angeles, mentre una sarta si assicura che i vestiti siano aderenti, ma non volgari.
Alla fine sceglie di usare per Halloween un abito in vinile rosso che può trasformare in shorts. «Sarò una sexy Carmen Sandiego», dice facendo riferimento alla protagonista di una serie di cartoni e videogame per ragazzi, un genio del crimine e probabilmente un’icona latina per chi è cresciuto negli anni ’80 e ’90 come Rivera. «Adesso ho solo bisogno di una valigetta e di qualcuno che mi accompagni cantando la sigla per tutta la serata».
Il suo piano originale prevedeva un costume di coppia, Cleopatra e il Faraone. C’era solo un problema: «Sean aveva un concerto, quella sera», dice, «quindi ho dovuto fare da sola». Sean è il suo fidanzato, il rapper di Detroit (e protégé di Kanye West) Big Sean. La coppia ha una storia molto dolce: dopo aver sentito una delle sue canzoni mentre era in auto col fratello – Mychal Rivera, il giocatore degli Oakland Raiders –, Naya ha imparato a usare il sito hip hop datpiff.com per scaricare il suo ultimo mixtape. Un giorno, sul set di Glee, ha detto alla collega Lea Michele che avrebbe seguito l’MC su Twitter. «Mi ha detto: chi?», racconta. «Ho risposto: è un rapper, è molto carino». Dopo poco tempo Sean le ha scritto in privato, e la coppia è uscita a cena in un ristorante italiano. A ottobre hanno annunciato il fidanzamento. Rivera esibisce il suo anello: è grosso più o meno quanto un’automobile. «Non faccio che fissarlo», ammette con un ghigno. «Odio toglierlo prima di andare a dormire, perché il dito mi sembra nudo».
Se Rivera dovesse continuare così, presto Sean non sarà l’unica star della musica della coppia. L’attrice ha da poco pubblicato un singolo iper-cantabile intitolato Sorry, con un testo provocatorio che tutti hanno interpretato come sfogo verso i suoi ex. È già nella Top 10 della classifica pop di iTunes.
Dopo la prima ondata di Glee-mania, Rivera ha firmato per tre anni con la Columbia e sta finendo ora il suo album di debutto. «C’è voluto parecchio tempo prima che capissi che direzione prendere con la mia musica», dice. In Glee, le sue performance più memorabili hanno tutte un tocco country – le cover di Landslide dei Fleetwood Mac e Mine di Taylor Swift, per esempio –, ma per il suo disco Rivera voleva qualcosa di più luccicante e vicino al soul. Per questo ha rifiutato le demo che l’etichetta continuava a proporle e ha insistito per scrivere le sue canzoni con un team di produttori che comprendeva Tricky Stewart (che ha lavorato con Rihanna e Beyoncé) e John Lock (un ospite fisso di Glee, in cui interpreta il batterista dei New Directions). Quando ha finito di registrare Sorry, dice, ha detto alla Columbia: «Questa è la musica che farò. Appoggiatemi o fatevi da parte. Credo che sia un pezzo estivo e voglio che vada in radio prima della fine dell’estate».
Rivera è sempre stata determinata a conquistare il successo. Anche quando faceva le prime audizioni, a soli 4 anni: «Ricordo che quando mi svegliavano alle 5 del mattino mi sentivo molto importante», dice. «Sapevo di fare qualcosa di speciale se qualcuno aveva bisogno di me prima del sorgere del sole».
Da bambina ha interpretato piccoli ruoli nel Bernie Mac Show e in Royal Family. «Ero così determinata a entrare in una serie o firmare un contratto discografico che ho completamente mancato l’esperienza del liceo», dice. Rivera voleva fare la cheerleader, ma la famiglia non se lo poteva permettere, e in più, sapeva che non avrebbe potuto fare pratica per colpa di tutte le audizioni. A 21 anni, dopo aver fatto la tata e la cameriera da Hooters, è stata presa in Glee… per fare la cheerleader. «Era come una seconda possibilità», dice. «In più, venivo pagata. Niente male».
Nonostante entrambi i suoi genitori siano per metà di Porto Rico, dice di essere cresciuta nei dintorni di Los Angeles senza pensare granché alle sue origini e senza parlare in spagnolo. Tuttavia, prima di Glee le offrivano soprattutto ruoli stereotipati. «Quando hai successo con uno show culturalmente universale», dice, «la gente smette di guardarti solo attraverso la tua etnia».
Rivera è quasi sempre flemmatica, ma quando si entusiasma per qualcosa tira fuori l’energia esagerata che ha portato la sorella, la modella Nickayla Rivera, a soprannominarla Little Sonic, come il porcospino dei videogiochi Sega. Per farmelo capire, Naya mi fa vedere un video. Ripresa dalle telecamere di Fox, festeggia il primo touchdown del fratello tra i professionisti. Ha un cappellino dei Raiders e una maglietta, e agita le dita in aria. «Sono impazzita di gioia e mi sono messa a correre verso la finestra della tribuna urlando: sì, cazzo! Il giorno dopo al lavoro non facevano che ripetermi: ti ho vista su SportsCenter l’altra sera», dice ridendo. «Sono una leggenda vivente».