Che negli ultimi anni la rivoluzione del mercato musicale abbia influito sulla stessa composizione è probabilmente uno dei caratteri più curiosi della scena contemporanea. Un mercato discografico a rilento, il decentramento dell’informazione dai media tradizionali o etichette indipendenti che hanno man mano ‘rubato’ il palcoscenico ai colossi del music biz, hanno trasformato radicalmente non solo i metodi di fruizione ma, in maniera ancora più radicale, il modo stesso di intendere la musica.
In particolar modo, il legame biunivoco tra la diffusione della musica in rete e – ahi noi – l’estinzione del tradizionale negozio di dischi, rappresenta uno dei fattori che più hanno definito la produzione nata dopo il ‘Big Bang’ dello streaming. La scomparsa del classico scaffale suddiviso per generi e la corrispondente ascesa di social network come Myspace e i discendenti Soundcloud o Bandcamp ha mutato, forse per sempre, il modo in cui il pubblico si rapporta alla musica. Nel mare magnum del web, infatti, sembra aver sempre meno senso parlare di rock, pop, hip hop e via dicendo: che significato avrebbe, d’altronde, delimitare un genere musicale – ovvero confinare un suono dentro una definizione ben riconoscibile – all’interno di uno scenario indefinibile come è Internet.
Per cui non è un caso, forse, che se in passato gli esperimenti di crossover venivano guardati storto dai discografici – spesso preoccupati propio dallo scaffale del negozio – siano ora pane quotidiano per le nuove generazioni di musicisti. Si pensi al Soundcloud rap, dove le rime si incrociano a melodie ultra catchy, o a progetti ancora più miscellanei come Omar Apollo, Connan Mockasin, King Krule o Rex Orange County, il progetto nata dalla mente di Alexander O’Connor, musicista inglese classe 1998.
«Credo sia il tratto distintivo della nostra generazione, quella cresciuta sul web», racconta Alex al telefono. «Per noi è stato più facile appassionarsi a generi musicali diversissimi tra loro e non rimanere ancorati a determinati filoni. Questa facilità di cambiare tra influenze talvolta opposte è stata per i musicisti della mia età anche un modo per riuscire a distinguersi in rete: l’eclettismo per farsi notare in mezzo alle miliardi di proposte che si trovano online».
Il suo nome ha iniziato a rimbalzare fra le orecchie del pubblico mondiale dopo la collaborazione con Tyler, The Creator per Boredom, brano estratto dall’acclamatissimo Flower Boy. «Il lavoro insieme a Tyler nasce da una mail: aveva ascoltato su Internet alcune mie canzoni, gli erano piaciute e così mi ha proposto di partecipare al suo album», commenta Alex ricordando quell’invito arrivato da uno dei big della musica mondiale mentre lui, cresciuto in un villaggio a sud di Londra, finiva la scuola. «All’inizio non credevo che il mittente di quella mail fosse realmente Tyler – aggiunge – ma non appena ho realizzato chi c’era dall’altra parte ho preso un volo per l’America, dove ad aspettarmi in studio c’era uno dei miei idoli».
Da quel momento il nome di Rex Orange County ha iniziato a imperversare, tra blog, social network o in cartellone nei più importanti festival mondiali; nel frattempo la sua Loving is Easy superava i trenta milioni di streaming e il suo album, Apricot Princess, conquistava gli ascoltatori di mezzo mondo con il suo mix tra l’indie cazzone alla Mac DeMarco e il jazz, o i richiami al cantautorato di scuola UK come controparte alle sfumature R&B à la Frank Ocean, stella fissa cui Alex rivolge la sua composizione. «Non avrei mai pensato di poter produrre musica nel modo in cui faccio ora, ho sempre suonato la batteria e non mi sarei mai immaginato di avviare un progetto tutto mio» dice Alex, rispondendo a chi lo vede come un predestinato. «A volte, se mi guardo indietro, mi sento incredulo per quello che sta succedendo: ho aperto un concerto di Frank Ocean per cui non smetterò mai ringraziare, ho avuto modo – grazie a Tyler – di incidere per Odd Future, che è una delle mie etichette preferite al mondo, per come ha cambiato le regole della musica».
Insomma, a soli vent’anni Alex ha già fatto passi da gigante e la pressione per il prossimo lavoro potrebbe iniziare a farsi sentire. «È ancora molto presto per parlare del mio prossimo album, sto producendo le canzoni per creare un suono che si differenzi dal mio ultimo lavoro. Il legame con Apricot Princess sarà la mia ragazza, Thea, perché è ancora parte essenziale della mia vita, e nella musica racconto di quello, ma vorrei anche parlare dei miei lati più nascosti, che racconti anche la mia crescita personale. Tuttavia non sento pressione, non ha paura di bruciarmi; con la musica riesco sempre a trovare una sicurezza in me stesso». E chissà, magari dopo Tyler sarà la volta di qualche altro gigante? «Magari… se dovessi scegliere direi Pharrell», risponde Alex scherzando.